L’importanza del backup

On 13/02/2012 by Nicola Focci

Credi in Dio, ma lega bene il tuo cammello.
(Proverbio Persiano)

Considerazione ovvia ma non banale: i nostri files sono l’equivalente dei vecchi negativi. Bisogna proteggerli, perché se vanno persi, allora abbiamo perso le nostre foto per sempre.

Con la differenza che, certamente, era più facile tutelare i negativi.

La foto a inizio articolo sopra raffigura un disco rigido IBM RAMAC 305 del 1956. Per l’epoca, si trattava di un oggetto ad altissimo contenuto tecnologico. Pesava quasi una tonnellata, ed aveva una capacità per oggi ridicola: 5 megabytes!, quanto il singolo JPEG delle moderne fotocamere digitali.

Non c’è dubbio che la tecnologia abbia fatto passi da gigante, in fatto di portabilità e dimensioni. Ma ciò è sufficiente a farci sentire più sicuri? Direi proprio di no. Tante cose possono ancora andare storte, oggi come nel 1956:

  • L’errore dell’utente (o forse dovrei dire “dell’utOntO”). Alzi la mano chi non ha mai cancellato un file per errore! A me è persino capitato di formattare un’intera scheda di memoria per errore… E ovviamente era piena.
  • Guasti all’hardware. I dischi rigidi, per esempio, hanno la infausta tendenza a guastarsi… specie dopo 3 anni, e spesso senza alcun preavviso. A quel punto, son dolori: il recupero è difficile se non impossibile.
  • Sovratensioni nella rete elettrica. Può capitare, per esempio, a causa di un fulmine, o di manovre elettriche sulla rete di distribuzione.
  • Furto. Si spiega da sé.
  • Danni ai locali. Qualunque tipo di evento che può accadere nella stanza dove è presente l’archivio dati: incendio, esplosione, collasso strutturale…
  • Danni ambientali. Fortunatamente più rari… ma parlo di terremoti, inondazioni…

Mi rendo conto di come possano sembrare eventi estremi, ma non bisogna cullarsi nell’illusione che <<a me non è mai capitato, e quindi non mi capiterà mai!>>. Il famigerato Murphy è sempre dietro l’angolo, pronto a rompere le uova nel paniere quando meno uno se lo aspetta… e spesso anche nel momento meno opportuno.

Da notare che lo scopo del backup non è la prevenzione dell’evento dannoso (per quello esistono altri sistemi, come quelli elettronici contro le sovratensioni) ma il recovery dei dati a seguito degli stessi. E’ in questa logica – non preventiva – che bisogna valutare la bontà di un backup: se perdessi tutto, come potrei recuperarlo?

Un backup ideale richiede di identificare:

  1. DOVE: il supporto sul quale lo eseguo (può essere un hard disk esterno, DVD, Blu Ray…)
  2. COSA: la tipologia di dati da copiare
  3. QUANDO: la tempistica (ogni quanto faccio il backup)
  4. COME: le modalità di ripristino (in quale modo posso rendere nuovamente disponibili i files persi).

Di sistemi ne esistono ennemila e credo che, alla fine della fiera, non ne esista uno migliore di altri. Qualunque metodo si adotti, l’importante è che sia efficace nel rispondere alla domanda più sopra.

Io personalmente – utilizzando un disco esterno Firewire come supporto di lavoro – utilizzo una procedura di “backup duplice”:

  1. DOVE: su un disco rigido USB esterno, e su comuni DVD.
  2. COSA: tutte le cartelle immagini sulle quali lavoro, divise per anno.
  3. QUANDO:
    1. Ogni due settimane, faccio una copia dal disco Firewire a quello USB esterno. La copia è incrementale (cioè copio quanto non avevo ancora copiato).
    2. A fine anno, copio definitivamente l’anno precedente sui DVD, e lo cancello dal disco USB.
  4. COME: per il ripristino, mi è sufficiente fare una copia fisica dei files.

Per maggiore sicurezza, tengo i DVD in un armadio, e non sulla scrivania di lavoro dove ho il PC e il disco USB. Quest’ultimo, infine, lo tengo sempre scollegato alla rete elettrica (lo collego solo per effettuare la copia).

Per approfondimenti: un interessante articolo da dpbestflow.org (in inglese).

2 Responses to “L’importanza del backup”

  • Mi è capitato questo post tra i scelti a caso…. e visto che si parla di backup il caso casca a fagiolo 😉

    Anch’io preferisco la pellicola, ma sai che non sono così convinto che sia più facile da preservare?

    Sicuramente non è soggetta ad alcuni rischi tipici legati al digitale, ma a differenza del digitale, non c’è modo di fare veri e propri back-up (magari in luoghi lontani migliaia di Km da casa nostra). Le pellicole rimangono comunque esposte a rischi naturali; dalla semplice umidità in casa, all’alluvione, terremoto o incendio (tutte cose, ahimè, non così remote…)

    esistono veri e propri bunker dove conservare la pellicola… ma sicuramente per le mie foto non ne vale la pena… mentre ho l’impressione che un backup di file sicuro al 100% si possa fare senza particolari spese.

    Molti parlano anche del rischio di leggibilità del file… ma anche in questo caso… il rischio mi sembra più teorico che reale. Anche prima della definitiva scomparsa dei floppy disk c’è stato un periodo di transizione abbastanza lungo da poter spostare su HD o CD i propri file.

    • Considerazioni condivisibili, Stefano. Aggiungi sempre molto “sale” prezioso ai miei post.
      Però ti dico la mia: per me non è tanto un discorso di “facilità”, quanto di “fiducia“.
      Sarà la mia mentalità di “nativo non digitale”, però mi sento più al sicuro se posso mettere da parte qualcosa di tangibile. Sarà sciocco, però so che il manufatto è lì, so di aver preso le precauzioni del caso (al riparo dalla luce, dall’umidità, dalla polvere…) e mi sento più sicuro.
      Un file, per me, resta qualcosa di impalpabile. La copia sarà fedele?, l’hard disk resisterà?, mi ricorderò di fare una seconda copia?, mi ricorderò di testare periodicamente sia la prima sia la seconda copia?, e così via.
      E’ chiaro: nemmeno io ho armadi antifiamma. Di fronte ad un evento disastroso come un incendio o un’inondazione, sarebbe difficile conservare i negativi. Ma, onestamente, sarebbe anche l’ultimo dei problemi… 😉
      Quanto al backup su cloud, lo trovo ancora difficile… almeno in zone non servite da connessioni veloci come la mia. Negli USA è molto diffuso, lo so; ma la situazione, là, è differente. Tieni poi conto che, come sai, più aumentano i megapixel e più aumentano le dimensioni; e in digitale di solito si scatta tanto.
      Insomma: non mi fido.
      A prescindere dal fatto che, come te, preferisco comunque la pellicola per cento altri motivi…