L’integralismo analoGGico

On 02/05/2012 by Nicola Focci

Lago Santo Modenese, autunno 2011, scansione da negativo

L’altra mattina mi sono recato nel negozio di una nota catena di articoli fotografici a far scorta di chimici. Avevo infatti finito sviluppo e fissaggio.

Entra un tizio, si appoggia pesantemente al bancone, vede ciò che ho appena acquistato, e dice al commesso: <<Pensa te, ho cambiato casa ed ho perso la camera oscura. La usavo dal 1994… sono disperato>>. Poi mi guarda e mi fa: <<A proposito: ti serve una smaltatrice?>>. Rispondo: <<No, grazie, io sviluppo solo i negativi>>.

Quello mi fissa come se avesse visto l’intera fogna di Calcutta in panoramica fish-eye a 360 gradi, e mi schifato mi fa: <<Ah, no!, i negativi si stampano SOLO in analogico!>>.

Parafrasando quel noto pezzo di Edoardo Bennato: ma chi l’ha detto? Ma dove sta scritto?

La foto in alto è stata ottenuta scansionando un negativo con uno scanner sì dedicato ma nemmeno troppo costoso: il risultato non mi pare da buttar via.

Certo, la stampa da file sarà comunque sempre diversa da quella su carta chimica, che ha un sapore tutto particolare, e non si può negare.

Però quest’ultima richiede non solo un’attrezzature ad hoc (e quello è il meno), ma soprattutto un oceano di tempo per impratichirsi, padroneggiare la tecnica, e ottenere le stampe. Io sono un amatore appassionato, non un artista che lavora solo su pellicola… e il rapporto tra fatica e gusto deve essere inferiore a uno, altrimenti non ne vale la pena. Senza contare che, oggi giorno, la condivisione via web è imprescindibile… e quindi una conversione su file va spesso fatta.

Io non ho particolare imbarazzo a dichiarare che amo la pellicola, ma “mi limito” a svilupparla e scansionarla. Conosco la stampa su carta chimica perché quando ero adolescente l’ho praticata; ma oggi non ci penso proprio, né credo lo farò mai. Ciononostante, usare la pellicola mi da’ un piacere che arriva ben prima della stampa/acquisizione, anche dello sviluppo… perché il sapore degli apparecchi analogici è impagabile, il loro uso è incredibilmente divertente ed appagante, la limitazione di 36 pose è altamente istruttiva, e pazienza se poi non posso ottenere le stampe di Ansel Adams.

Ognuno ha la sua strada, che è personale e non opinabile. Il resto sono chiacchere da bar (o da negozio…).

Comments are closed.