Quella sporca ultima pila

On 10/05/2012 by Nicola Focci

Le PX 625 non sono più quelle di una volta!

Possedendo un paio di macchine analogiche come la Rollei 35 S (a breve una recensione!) e la Leicaflex SL, ho dovuto misurarmi col famigerato problema delle pile PX625 al Mercurio, impiegate in queste e tante altre fotocamere degli anni ’70 e ’80 (se volete sapere quali, qui è un elenco).

Il Mercurio è morto, viva il Mercurio

In quegli anni, infatti, veniva fatto largo uso di pile al Mercurio da 1.35 volt, a sigla appunto PX625. La caratteristica di queste pile era quella di emettere un voltaggio costante per tutta la loro vita utile, per poi scendere rapidamente a zero al termine della stessa. Questo consentiva ai costruttori di realizzare circuiti esposimetrici semplici (privi di componenti per correggere il ivoltaggio), e all’utilizzatore di capire subito quando la pila andava sostituita.

Ma il Mercurio è altamente tossico, e per questo motivo negli anni ’90 tali pile vennero rimosse completamente dal mercato.

In sostituzione arrivarono delle pile alcaline con la medesima dimensione e la medesima sigla (PX625), ma da 1.5 volt. Queste pile si trovano più o meno facilmente anche oggi (non negli ipermercati, almeno a Bologna) ed hanno però due problemi: il voltaggio è maggiore (1.5 volt contro 1.35) e non è costante ma cala progressivamente lungo la vita della pila stessa, da 1.5 a 0.9 volt

Come si può immaginare, questi due problemi combinati portano ad un errore nella lettura esposimetrica. Da quanto ho letto, questo errore può arrivare sino a 4 stop… E purtroppo non è costante (e quindi aggirabile compensando l’esposizione) perché varia sia da apparecchio ad apparecchio, sia con l’età della pila.

Il problema del maggiore voltaggio si può risolvere facendo tarare i circuiti esposimetrici della fotocamera presso laboratori specializzati, in modo che “accettino” gli 1.5 volt anziché 1.35. Ciò però ha un costo, e soprattutto non risolve il problema della “incostanza”: la batteria perde pian piano potere prestazionale, le letture esposimetriche si falsano, e il fotografo non se ne accorge se non “a babbo morto”. Quindi la ritaratura è un rimedio a metà.

Vediamo allora un paio di rimedi sicuramente più fungibili.

Soluzione n°1: Wein

La californiana Wein produce batterie Zinc-Air con caratteristiche molto simili alle “vecchie” PX625 al Mercurio: medesimo voltaggio, e medesima modalità di scarica. Ma non sono facili da trovare, e costano parecchio (io ne ho acquistata una in un negozio specializzato e l’ho pagata 9 euro!). La durata di queste pile non supera un anno.

Soluzione n°2: PX675. Bingo!

Cercando un po’ in rete, ho trovato un rimedio semplice ed abbastanza economico: le pile per apparecchi acustici, a sigla PX675. Io le ho acquistate presso il negozio di un noto leader mondiale di soluzioni per l’udito, ma si trovano anche in rete (e forse anche in farmacia)

Queste pile hanno un voltaggio di 1.4 volt, abbastanza prossimo agli 1.35 volt delle vecchie pile PX625. Ma soprattutto – cosa importante – hanno caratteristiche di scarica analoghe, con voltaggio costante nel tempo. Infatti sono a tecnologia Zinc-Air, come le Wein. Il costo è ridotto: ho pagato 7.25 euro per un blister da 6 pile (c’è anche la confezione da 12).

Queste pile si attivano rimuovendo una pellicola adesiva posta su un lato della stessa. In pochi minuti, cominciano a produrre il voltaggio nominale.

Ma non è tutto oro quel che luccica

Come sempre c’è un rovescio della medaglia… anzi quattro:

  1. Le PX675, una volta attivate, si scaricano a prescindere dall’uso. Ciò rappresenta un problema quando non si impiega la fotocamera per un po’ di tempo: la pila – anche rimuovendola – continua a scaricarsi.
  2. Le PX675 sono più piccole in diametro delle PX625. Tale problema si risolve facilmente: basta acquistare in un negozio di idraulica un o-ring da 10mm, adattarlo intorno alla pila, e il gioco è fatto.
  3. Le pile PX675 sono anche leggermente meno spesse. Non è detto che sia un problema, ma nel caso basta usare una piccola rondella per recuperare il gap di spessore.
  4. Le PX675 hanno una durata piuttosto scarsa, oltre tutto dipendente dalle condizioni di umidità ambientali. Difficilmente, comunque, durano più di 3-4 mesi.

Per ora, anche considerando questi aspetti negativi, le PX675 mi sembrano un buon compromesso.

Altre soluzioni

Vediamole:

  • Autocostruzione. Per chi è abile nella manipolazione di componenti elettronici, questo articolo (in inglese) è molto esaustivo e spiega come realizzare da sé un “adattatore PX625” per pile SR44 all’ossido d’argento. (NOTA – L’articolo è comunque molto interessante perché tratta l’intero tema in modo esaustivo).
  • Esposimetro esterno. Se l’otturatore della fotocamera è meccanico e non necessita di alimentazione elettrica, si può impiegare un esposimetro esterno. Chiaramente è un “oggetto in più” da portarsi dietro! Ma c’è una bella notizia per i possessori di iPhone (o iPod Touch): esiste l’interessante app “Pocket Light Meter” che funziona piuttosto bene ed è gratuita (banner pubblicitari a parte).

 

17 Responses to “Quella sporca ultima pila”

  • ciao Nicola ,
    frequento già da un po’ il tuo blog e ho già avuto modo di usufruire della tua gentilezza e disponibilità nel rispondere , ci tenevo a chiederti se per caso sapresti dove reperire le px625 wein cell qui a bologna.. ho appena acquistato (guarda caso anche stavolta il tuo blog mi è stato di grande aiuto nella scelta) un Lunasix 3 con tanto di aggiuntivo tele. So che potrebbe sembrare in parte sconveniente ma tra la moltitudine di soluzioni per l’alimentazione del suddetto ho deciso di buttarmi sulle costose wein cell ,rassicurato soprattutto dalla loro costanza nel voltaggio.
    Un grazie in anticipo
    Giacomo

    • Ciao Giacomo!
      Guarda, a suo tempo io presi la WeinCell al Fotoamatore, in via Stalingrado. Non so se le hanno ancora, però!
      Puoi anche provare dal sempre fornito Fotoprisma in via Castiglione!

      • Grazie mille Nicola come al solito per la grande disponibilità.
        Alla prossima!!

  • Ciao a tutti. Ho inserito poco fa un messaggio proprio a proposito della sostituzione delle pile PX625 per il Lunasix 3.
    Siccome possiedo anche una vecchia Olympus OM-1, che tuttora uso, anche per questa mi si è posto il problema e l’ho risolto anche in questo caso con un adattatore, l’MR-9, che ho acquistato diversi anni fa negli USA e che permette si usare una pila SR44 (o equivalente) all’ossido d’argento, riducendone la tensione. Immagino che l’adattatore sia ancora in vendita e che lo si possa acquistre per corrispondenza.
    Credo comunque che un esposimetro simile a quello della mia macchina fotografica funzioni anche senza adattatore con una pila SR44 (lo spessore si potrà aumentare con un dischetto metallico). La lettura dell’esposimetro risulterà alterata, ma di una valore costante, dato che l’SR44 ha una tensione costente nel tempo, come le pile al mercurio, per cui basterà confrontare una volta per tutte le letture con quelle di un altro esposimetro e in seguito apportare una correzione fissa al valore ISO da impostare.

    • Ora le S44 Duracell all’ossido d’argento hanno 1,5 v.. Ho letto su di un articolo tecnico che quelle all’ossido mantengono il voltaggio durante tutta la loro durata, mentre quelle alcaline lo perdono progressivamente.
      Penso che acquisterò su Ebay l’adattatore Kanto MR9. Costa circa 35-40 euro dal Giappone+ circa il 30%di tasse spese doganali

  • L’articolo indicato (di de Gruijter,) non insegna a “tarare” il voltaggio delle PX625 alcaline, bensì a ridurre (da 1,5 a 1,35) e stabilizzare il voltaggio delle SR44 all’ossido d’argento.

    • È vero!, grazie per la segnalazione.
      Ho corretto l’articolo. 😉

  • “Vediamo allora un paio di rimedi sicuramente più fungibili.”
    “La californiana Wein produce batterie Zinc-Air con caratteristiche molto simili alle “vecchie” PX625 al Mercurio: medesimo voltaggio, e medesima modalità di scarica.”
    No sono affermazioni corrette, infatti la ritaratura dell’esposimetro è dal punto di vista della “incostanza” della tensione le pile a zinco aria e le pile alcaline hanno una curva di scarica simile tra di loro e molto più pendente dei quelle al mercurio, un poco meglio vanno le pile all’ossido d’argento ma nessuna HA LA COSTANZA DELLE VECCHIE PILE AL MERCURIO che addirittura venivano usate co me campioni secondari di tensione nei laboratori.
    Le pile Wein sono IDENTICHE alle zinco aria infatti sono delle 675 con un anello di metalloa che gli fa assumere approssimativamente la forma di una PX625.
    L’adattaotore (MR9 o autocostruito che sia) con pile silver oxide potrebbe sembrare una soluzione più prescisa ma si scontra col fatto che la caduta del diodo utilizzato e variabile tra esemplare ed esemplare e dipendente dal carico (corrente) richiesta.
    In definitiva: zinco aria, weincell, MR9, ritaratura sono tutte più o meno equivalenti scegliete quindi la soluzione che ritenete più simpatica/economica senza crucci, ci sarà sempre un errore e l’unico modo di avere indipendenza dalla batteria è quello di usare una camera che pretendeva già all’origine una silver oxide/ alcalina, perchè questo significa che vi era compreso un sistema si stabilizzazione elettronica

    • Grazie, Giancarlo, per il tuo contributo più tecnico del mio.
      Sono passati ormai quattro anni da quando scrissi quell’articolo; ed oggi mi rendo anche conto che, con ogni probabilità, l’errore di cui parli può essere in qualche modo compensato dall’elevata latitudine di posa delle pellicole.
      Se si parla di bianco e nero, ovviamente.
      Quindi, concordo con te: anziché arrovellarsi, conviene scegliere una soluzione, quale che essa sia… e valutare poi sperimentalmente i risultati.
      Non posso invece associarmi al tuo invito di “scartare” le macchine più vecchie, perché tra esse vi sono autentici gioielli come la Leicaflex… che sarebbe delittuoso ignorare! 😀

  • Buona sera,
    ho appena acquistato un Gossen Lunasix 3 S.
    Vista la sua esperienza può chiarirmi un paio di dubbi?
    La S per cosa sta?
    Leggendo il suo articolo ho comprato le batterie per apparecchi acustici zinco aria. Funzionerà a dovere? Sarà almeno lineare?
    Non ho problemi a procurarmi queste batterie e quindi anche durasser 3 mesi non sarebbe un problema.
    Grazie in anticipo.
    Fabio

    • Ciao Fabio,
      da quello che ho visto in rete, la versione “S” ha qualche miglioria nell’ambito delle scale che sono state ampliate (es. tempi fino a 1/8000 anziché 1/4000), e questo avrà comportato anche qualche aggiornamento dell’elettronica; ma non credo sia drastico, rispetto alla versione “non S”. Qui il link (in inglese).
      Col mio Lunasix non uso le batterie per apparecchi acustici (essendo tarato), però le ho impiegate con la Rollei 35 S e mi sono trovato benone. Come dici tu, queste pilette sono facilmente reperibili… ed hanno un costo onesto, il che compensa la scarsa durata. Cambiarle sul Lunasix è poi facilissimo (lo è meno sulla Rollei 35 S perché sono alloggiate all’interno della fotocamera, quindi è difficile sostituirle a macchina carica!).

  • ho letto con molta attenzione questo blog, e vi faccio i complimenti! mi sono aggiudicato un Gossen Lunasix 3 e per le batterie purtroppo in eletronica sono scarsino e anche in inglese, qua la domanda, se lascio il voltaggio a 1,4 volt con le batterie da apparecchi acustici ,il divario di misurazione effettiva di quanto puo sballare? lo userei con la Bronica etrs. grazie !

    • Posso consigliarti di fare una prova comparativa con un altro esposimetro, ad es. da una reflex digitale. Imposti la lettura spot, inquadri un soggetto uniforme, e confronti la lettura con quella che ti fornisce il Lunasix. Non sarà un test perfetto, ma darà comunque delle indicazioni utili! 🙂

  • salve, ho da poco recuperato una vecchia ft2, e conseguentemente scoperto la questione relativa alla batteria 625. Nel mio caso va ad alimentare solo l’esposimetro, quindi la mia idea è usarla con un ASA diverso da quello reale di qualche stop. Mi sapete dire quindi se col voltaggio aumentato a 1,5 la lettura va in eccesso o in difetto, e indicativamente di quanto?ovviamente per una taratura più fine serviranno esperimenti. grazie

  • Gentile signor Focci, la leica sl sara’ forte come un carroarmato ma il suo punto debole e’ l’ossidazione del vano batteria. Sono gia’ due leica sl che acquisto su ebay con la linguetta del vano batteria spezzato. C’e’ che lei sappia qualcuno in grado di sostituirle a che prezzo?. La ringrazio Roberto

    • Uhm… Mai avuto questo problema! Direi che può sentire da un fotoriparatore, qui a Bologna ne abbiamo uno specializzato in Leica…

  • Buon giorno a tutti.
    Per la verità dopo aver letto questa bellissima pagina(chiedo scusa,conosco solo la lingua italiana e solo un ricordo scolastico della lingua francese)ero incerto se apportare anch’io il mio contributo per quanto riguarda il problema dell’alimentazione di alcune fotocamere degli anni 60-70.Vengo subito al sodo.Possedendo appunto alcune di queste fotocamere e non potendo usare l’esposimetro per il motivo della giusta alimentazione,chiesi a mio figlio che di elettricità ne mastica,se era possibile costruire una batteria con 1,35V.Dopo averlo informato del problema prende il telefonino e vedo che smanetta,mi dice ecco quà mi servono però queste due pile e un diodo bat 83.Nei giorni successivi procurato il tutto via internet mi costruisce una pila:tester alla mano 1,35V.In seguito mi sono arrangiato da solo a costruirne altre ed anche a venderne alcune.
    In pratica si svuota una px625,si stagna in modo adeguato un terminale del diodo bat 83,viene isolato adeguatamente l’altro terminale e poi si inserisce all’interno dell’involucro della px 625 una pila LR44 o similari e il gioco è fatto.
    Per correttezza desidero precisare che la descrizione che sembrerebbe passo passo,alcuni passaggi per motivi di descrizione sono saltati,ma se il caso sono disposto ad ulteriori delucudazioni.
    Con la speranza di aver rispettato tutte le regole che riguardano questo blog.