Certosa di Bologna: disfunzionalità

On 30/07/2012 by Nicola Focci

Il Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna, istituito nel 1801 e collocato appena fuori la cerchia delle mura, è uno dei monumenti storicamente e artisticamente più importanti della città.

Si tratta di un luogo splendido (un po’ come tutti i Cimiteri Monumentali del nostro paese a forma di scarpa) e io mi ero già recato un paio di anni fa a fare una seduta di scatti (qui su Flickr).

Ho deciso di tornare a distanza di due anni, un po’ per capire se/come era cambiata la mia sensibilità visiva, un po’ per applicare un approccio diverso rispetto a quella prima seduta.

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Leggendo (va sempre sottolineato quanto sia importante, per un appassionato di fotografia, leggere e guardare gli scatti dei maestri e ancora leggere e ancora guardare) mi sono imbattuto in una tecnica che Michael Freeman nel suo ottimo testo “La visione del fotografo” chiama primo piano disfunzionale.

La tecnica va decisamente contro i canoni della messa a fuoco, e prevede un primo piano completamente sfuocato. Ne è un esempio questo ottimo scatto di William Klein: St Patrick’s Day, Fifth Avenue 1954-55. Di primo acchito, è difficile capire quale sia il vero soggetto di questa fotografia. La “duplicità” è notevole perché sia il primo piano sia lo sfondo risultano essere interessanti. Ecco quindi che l’occhio “vaga” tra il primo piano sfuocato e lo sfondo a fuoco… e questa incertezza visiva diventa, di fatto, il vero soggetto.

Ho pensato che questo genere di incertezza potesse esprimere adeguatamente il tipo di sentimento che personalmente provo quando entro in un cimitero (per quanto monumentale esso sia): mi sento combattuto tra il rispetto per il luogo e i defunti, e un sentimento di disagio per ciò che quel luogo mi rappresenta cioè la fine dell’esistenza terrena. Mi è sempre difficile capire quale di questi due sentimenti prevalgono: è un continuo rimbalzare tra di essi.

Certo, un set intero di foto così sarebbe probabilmente noioso. Per questo, recatomi là, ho fatto anche altri scatti, in base a quello che il mio occhio trovava interessante.

Qui l’intero set su Flickr.

Tech

Voigtlander Bessa R, Leica Elmar 50 f/2.8, Kodak TMax 400 sviluppata in ID11, acquisizione mediante scanner Minolta Scan dual III, elaborazione mediante The Gimp.

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