Otto mesi con la Fuji X10

On 25/07/2012 by Nicola Focci

Da quando ho comprato la Fuji X10, è uscita più di una concorrente agguerrita, alcune anche con sensori più grandi come la Canon G1X (APS-C), o con obiettivi più luminosi (di poco) e più megapixel come la Sony RX100.

Ciononostante, sono (e credo continuerò ad esserlo) davvero contento del mio acquisto.

Certo, una cosa ormai mi è chiara: per me, la X10 non è (né credo mai sarà) un’alternativa alla reflex. E questo per tre motivi:

  • Il mirino: per quanto otticamente valido, non restituisce minimamente l’esperienza d’uso di quello di una SLR o una telemetro, se non altro perché non reca informazione alcuna.
  • Il sensore: nonostante la raffinatezza della tecnologia EXR, in certi casi (bassa luminosità, zone di forti contrasti chiaro/scuro) mostra i suoi limiti rispetto all’APS-C della mia EOS 40D. Ma è logico… o meglio: è un fatto fisico.
  • Il formato proprietario dei RAW: nei miei software d’uso (Apple Aperture e DxO Optics Pro) non è ancora leggibile. L’applicativo fornito con la macchina, Silkypix, non mi sembra fornire risultati migliori di quanto non faccia il processore della fotocamera.

Da dove, allora, la mia soddisfazione?

  • Portabiltà: laddove la reflex è troppo ingombrante ma occorrano comunque risultati di buon livello, ecco la X10. A volte, questo fattore è tutt’altro che trascurabile. Come diceva quella massima? “La migliore fotocamera è quella che hai con te nel momento che conta”.
  • Simulazione pellicola Velvia: la adoro, è davvero notevole.
  • JPEG ottenuti direttamente dalla fotocamera, anche in bianco e nero: sono eccellenti, e praticamente non richiedono interventi correttivi. Veramente comodo quando la post produzione non è possibile o non è desiderabile.

Dunque la X10 è un perfetto complemento alla mia SLR. E questo vale anche oltre l’ambito digitale. Per esempio, nel mio recente viaggio a Valencia ho affiancato la X10 al mio corredo analogico:

Nel caso qui sopra, la mia pellicola 400 ISO non mi avrebbe permesso di congelare il momento.

Questa è la stazione Alameda della metropolitana, progettata dall’illustre valenciano Santiago Calatrava. Si tratta di uno scatto riuscito, ma si possono notare problemi nel passaggio chiaro/scuro (la ringhiera metallica e il neon ai lati).

Le fotografie precedenti sono state elaborate in Aperture dal TIFF ottenuto con Silkypix. Questo invece è un esempio di file JPEG estratto direttamente dalla X10:

 

Si tratta di un ex zuccherificio nella bassa bolognese. La simulazione Velvia da’ il meglio di sé anche in questi contesti di archeologia industriale.

Sopra un altro esempio in bianco e nero, ma sempre “di produzione diretta X10” e senza elaborazioni (scatto effettuato in centro a Bologna una fredda sera di Febbraio).

Insomma, la X10 si è rivelata vincente per le mie esigenze (e prima che me lo chiediate: no, non ho fatto sostituire il sensore e non ho problemi coi “dischi bianchi”!). Va da sé che ciascuno ha le proprie, quindi la risposta alla domanda “Fa per me?” è squisitamente relativa e non assoluta.

2 Responses to “Otto mesi con la Fuji X10”

  • Ciao!
    Sembra che tu sia proprio nella mia condizione: ho una 40D e cercavo qualcosa di più portatile! La tua minirecensione mi ha fatto comodo!!
    Mi è venuto in mente che se vuoi usare i raw, potresti provare questa via: tramite il software gratuito Adobe DNG converter, converti i raw della fuji in DNG, poi questi sono tranquillamente utilizzabili in Aperture e DxO.
    (lo so perchè l’ultimo Lightroom li apre tranquillamente e Lightroom ha lo stesso engine di sviluppo di Adobe DNG converter) comunque pare che a causa del sensore “anomalo” della X10 il meglio lo dia la macchina stessa con jpg. Cmq di nuovo grazie, Riccardo.

  • Siamo “fotograficamente siamesi”, Riccardo! E in effetti la X10 è un ottimo complemento alla 40D.
    In merito ai DNG, ho provato anche questa strada, ma DxO non li supporta. Aperture sì, ma continuo a non ottenere risultati migliori di quelli che produce la fotocamera.
    Ciao! 🙂