Clapton e la personalità artistica

On 30/08/2012 by Nicola Focci

Eric Clapton è, anche tra i non addetto ai lavori, universalmente associato ad uno strumento: la Fender Stratocaster, dal caratteristico tono penetrante e squillante. Così come B.B. King aveva la sua Lucille (una Gibson ES 355), Clapton aveva la sua Blackie (una Fender Stratocaster di colore nero, ritratta con lui nell’immagine a lato).

Gibson e Fender, per chi non mastica di chitarra, sono due marchi storici che da sempre si differenziano in modo quasi abissale per la sonorità dei loro strumenti, che deriva da una differente combinazione di legni ed elettronica. Il tono Fender, come detto penetrante e squillante, è molto diverso da quello più nasale e potente delle Gibson. Le sonorità, anche per un chitarrista scadente come me, sono immediatamente percepibili.

Ciò che è forse meno noto, è il fatto che Clapton sia stato un assiduo utilizzatore di chitarre Gibson all’inzio della sua carriera e fino a circa il 1970, impiegando in particolare una Gibson SG nel famoso pezzo “Sunshine of your love” dei Cream (1967).

Ebbene, se si ascolta l’assolo di quel brano eseguito sulla Gibson (qui da 2:02) e si ascoltano poi tutti gli assoli effettuati da Clapton nei decenni successivi con la Stratocaster, è facile concludere che il suo tocco è immediatamente riconoscibile a prescindere dallo strumento: emozionante, tecnico ma senza freddi virtuosismi, suadente, sensuale… insomma, unico.

Se suonasse una scopa con attaccate sei corde, Clapton sarebbe sempre Clapton. Lo strumento non c’entra nulla.

(Meglio come chitarrista che come fotografo: Eric, il tappooooooo!!)

Questo lungo preambolo per affermare una cosa ovvia, ma forse non banale: la tecnica e la strumentazione non creano la personalità di un artista. E’ il contenuto, e non la forma, a crearla.

Questo vale anche in fotografia: non è stata la Leica a fare di Henri Cartier-Bresson ciò che lui è stato, così come non è stata la pellicola Kodachrome a fare di Steve McCurry ciò che lui è stato. E chissà quanti esempi potremmo ancora fare.

Non sarà (né potrà mai essere) la DSLR full frame, o l’obiettivo luminoso, o l’HDR, o chissà cos’altro, a dare il nostro segno distintivo… che invece verrà dato dal “ritaglio di realtà” che ci siamo scelti, da ciò che comunichiamo, dal contenuto delle nostre fotografie.

Siamo “ciò” che fotografiamo; non ciò “con cui” fotografiamo.

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