Ottiche zoom e principio di Heisenberg

On 11/09/2012 by Nicola Focci

Spesso si legge: non usate zoom: usate focali fisse!, la qualità dei vostri scatti aumenterà! Tra queste voci, quella prorompente del solito Ken Rockwell, nel suo “Why fixed lenses take better pictures”.

Mi sento sostanzialmente d’accordo con questa affermazione. L’importante è però non prenderla per buona in quanto tale (o perché detta da qualche “guru” più o meno autorevole), ma ragionarci sopra, masticarla, assimilarla. Magari mischiando un po’ di arte e un po’ di scienza, un po’ di emozione e un po’ di ragione… e analizzando entrambe le facce della medaglia… come spero di fare nel post che segue.

Un paragone quantistico

La fotografia nacque inizialmente come specchio della realtà. Una realtà che, nell’era industriale in cui il mezzo fotografico nacque, cambiava vertiginosamente.  Scattare, quindi, era un modo per lenire la sofferenza causata dalla sparizione del visibile, per superare il lutto di questo rapido cambiamento e congelare la realtà. Lo dimostrano i lavori (tra gli altri) di Timothy O’Sullivan (1840-1882): documentare la wilderness del paesaggio americano prima che sparisca.

Col tempo, però, divenne chiaro che la fotografia era ben altro. Divenne chiaro che la fotografia non rappresentava didascalicamente la realtà (non sempre almeno), ma ne forniva quell’interpretazione che il fotografo voleva darle. A cominciare dal famoso Miliziano di Capa: è una foto vera?, è falsa?, sta di fatto che si apriva un mondo.  E un dibattito che dura ancora oggi.

Mi piace pensare a un paragone con la fisica quantistica, cioè quella del mondo microscopico, degli atomi. (“Microscopico” nel senso incredibile del termine:  se una mela venisse ingrandita sino alle dimensioni della Terra, i suoi atomi avrebbero all’incirca le dimensioni iniziali della mela!)

In questi curiosi mondi, le regole della fisica classica sono carta straccia. E vige il “Principio di Indeterminazione” (scoperto da Werner Heisenberg nel 1927): non posso misurare contemporaneamente due grandezze (come la posizione e la velocità di una particella), se non al prezzo di un errore di misura sull’una che è tanto maggiore quanto sarà la precisione di misura sull’altra. In sostanza: se intervengo sulla realtà, finisco per modificarla.

Accade la stessa cosa quando “ritaglio” una parte di mondo nel mirino della fotocamera: la pressione del pulsante di scatto modifica la realtà a mio piacimento, ne congela un istante che solo limitatamente rappresenta quello che è fuori da me, ma è maggiormente legato al mio modo di osservarla, a ciò che sento dentro. E’ un intervento, quello operato dal fotografo sulla realtà, che risulta essere estremamente invasivo… e direi per fortuna!, perché diventa artistico e creativo.

La bontà di questo intervento, ovviamente, dipende da cosa ho ritagliato. E qui, inevitabilmente, il mezzo tecnico ha una sua influenza: focali diverse mi permettono di ottenere “ritagli” diversi.

Tra le prime cose che impariamo quando iniziamo a interessarci di fotografia, infatti, vi è la differenza tra un obiettivo a focale fissa, uno zoom. Prima poi, inevitabilmente, ci scontriamo con la vexata questio: meglio uno, o l’altro?

Fare le foto con i piedi

Best wide-angle lens? Two steps backward, and look for the ‘ah-ha’

(Il migliore grandangolo? Due passi indietro, e cerca il ‘ah-ha’).

Questa citazione è attribuita a Ernst Haas. Si tratta di un consiglio sensato, ma… sarà vero che basta spostarsi con un obiettivo non grandangolare, per avere lo stesso risultato di un grandangolare? Io non ne sono poi così convinto.

Anzitutto, non sempre è possibile spostarsi! A volte siamo fisicamente vincolati ad una certa posizione, o comunque abbiamo un raggio d’azione limitato. Ecco quindi che uno zoom ci toglie le castagne dal fuoco.

Poi, c’è la questione dell’angolo di campo. Vediamola un esempio.

Gruppo di bacche scattato con un 85mm (Fuji X10)

Lo stesso gruppo di bacche, ma scattato con un 28mm (Fuji X10)

Nelle due fotografie qui sopra, il soggetto centrale (il gruppo di bacche) è stato mantenuto più o meno nella stessa posizione e con la stessa proporzione, usando il “sistema Haas”. Si tratta del medesimo ed identico gruppo di bacche; eppure il risultato è ben diverso! Nella versione col 28mm appare uno stendipanni a sinistra che invece manca in quella con l’85mm. Ma guardate anche come cambia l’aspetto delle foglie intorno al gruppo di bacche, la proporzione tra quelle piatte e quelle filiformi: è diversissima… e si tratta del medesimo gruppo di foglie!

Questo dimostra che non è sufficiente spostarsi per avere lo stesso risultato. L‘angolo di campo del grandangolare – nonché le sue caratteristiche di distorsione – sono completamente diverse da quelle di un medio tele. Avere l’uno non significa automaticamente avere anche l’altro solo grazie ai piedi.

Non c’è dubbio che possederli entrambi in uno zoom sia quindi molto comodo.

Dunque, meglio gli zoom? No, sono coerente con l’affermazione fatta a inizio articolo: meglio le focali fisse. Perché?

Dominare la realtà

Il vero problema degli zoom, a mio modo di vedere, è che ci rendono schiavi della realtà. Ci impediscono di applicare quel prinicipio di Indeterminazione che, in definitiva, libera il nostro spirito artistico.

Con lo zoom, infatti, tendiamo ad adattare il fotogramma alla realtà, spostando la focale “per farci stare tutto”. Mentre invece dovrebbe essere il contrario! La fotografia, cioè, dovrebbe rappresentare la nostra visione, la nostra espressione… in definitiva, il nostro soggettivo ritaglio di realtà. Con la sua impronta personale… e, in definitiva, artistica.

Con l’ottica fissa, siamo in un certo senso costretti a lavorare su questa “osservazione che modifica”. Il nostro “occhio heisenberghiano” viene stimolato. Siamo obbligati a forzare la composizione nel modo che più ci piace, più ci caratterizza, più ci permette di esprimere noi stessi.

E quindi, sì, mi sento anch’io di dire: le focali fisse fanno fare foto migliori.

Ma non nel senso di “più belle”; quanto nel senso di “più nostre”.

2 Responses to “Ottiche zoom e principio di Heisenberg”

  • Ottimo articolo, molto interessante!
    Condivido in pieno quello che hai scritto.
    Poter rendere una fotografia più “mia” (come lo intendi tu) è l’obiettivo che cerco da sempre…ogni volta che guardo attraverso il mirino.
    Sono riuscito (o quasi) nell’intento, proprio grazie alle ottiche fisse.
    Uso solo quelle.
    30mm + 50mm + 85mm su 50D e 16mm + 35mm + 50mm su sony NEX… ho solo uno zoom per la canon e, manco a farlo a posta, è un grandangolare! 😀
    In ogni caso, ne sono convinto, si respira tutta un’altra aria quando, armati di lente fissa, si muovono i piedi per inquadrare al meglio un soggetto.

  • Grazie per l’apprezzamento! 😉
    Direi che hai un ottimo setup!