Londra con la Minox 35

On 08/10/2012 by Nicola Focci

Le vacanze all’estero (brevi o corte che siano) rappresentano un momento imprescindibile per fare fotografie. Certo, sei lì per riposarti; ma è difficile placare la “scimmia della passione”! Quindi, in occasione di un week-end lungo a Londra lo scorso Settembre, non potevo non partire carico di intenzioni fotografiche.

Di anno in anno, però, mi scopro non solo a ridurre l’attrezzatura, ma anche ad individuare un tema prima della partenza per poi rimanervi – per quanto possibile – coerente in fase di scatto. Un duplice approccio di buonsenso che aiuta l’efficienza (=non massacrarmi la schiena) e l’efficacia (=evitare di tornare con ennemila fotografie da scremare).

L’attrezzatura

Questa era la mia camera bag londinese:

► Borsa Kalahari Molopo K-41 Khaki: m’è piaciuta appena l’ho vista, per le finiture, e perché non sembra una borsa fotografica (da’ meno nell’occhio!)

Minox 35 GT, ovviamente.

► Flash Sunpak softlite 1600 A (20 euro in un negozio di articoli fotografici)

► Pellicole (Ilford Delta 100)

Fuji X10 con SD da 16GB (più per mia moglie che per me…)

► Panno in microfibra

…e basta. Niente reflex, niente obiettivi, nemmeno il treppiede. Less is better.

Potevo, ad esempio, portare con me anche la Voigtlander Bessa R; ma ho pensato di ridurre le ottiche e quindi anche le distrazioni.

Quanto alla pellicola, ho scelto la Delta 100 un po’ per caso (avevo un flacone di Ilford Ilfosol 3 da utilizzare) e un po’ per curiosità (dato che sino ad ora avevo quasi solo usato 400 ISO Kodak).

L’approccio tematico

Come approccio tematico, ho pensato di concentrarmi sui turisti che – come me – erano lì per fotografare o godere della “Perfida Albione”. Insomma: una biografia del tipico turista a Londra. Quello che fa, quello che fotografa, quello che NON fotografa…

Un approccio di street photography che può piacere o meno, ma ho sentito subito “mio”.

Ecco alcuni scatti (il resto è qui sulla pagina ad hoc del mio portfolio):


(Towe Bridge)

C’era una calca incredibile per vedere il ponte alzarsi, ed è stato questo – più che quel miracolo di tecnologia vittoriana – ad attirare la mia attenzione: una selva di “point and shoot” spianate, manco stessero fotografando l’atterraggio dei marziani.

(Tate Modern)

Una scena colta al piano inferiore della Tate Modern. Questa persona – probabilmente esausta – era seduta su un espositore, e osservava il teatro di vita che si svolgeva tra sé e la vetrina del ‘museum shop’. Altro che Arte Moderna!…

(Princess of Wales memorial fountain)

Il monumento alla Principessa Diana (Hyde Park) è piuttosto suggestivo ma – ancora una volta – sono stato attratto dal comportamento umano. Questo tizio – che quasi si perde nella vastità della fontana – spendeva più tempo a guardare lo scatto nel display che a fotografare.

(London Eye)

La ruota panoramica London Eye offre una vista mozzafiato. Questa prudente signora temeva evidentemente che la porta si aprisse improvvisamente… ma non voleva rinunciare al suo trofeo, probabilmente per mostrarlo ad amici/parenti e dire: “io ci son stata!”.


Sono molto soddisfatto della resa fornita dalla Delta 100: grana “giusta”, ottimo contrasto, buona latitudine di posa. Mi ha decisamente convinto.

L’organizzazione

Avevo con me sei rullini (ne ho usati solo 4) e li ho identificati prima di partire con un numero, sia sull’involucro metallico sia sul contenitore esterno. Questo, per evitare al minimo il rischio di sbagliarsi e caricarne per sbaglio uno già impresso – dato che dopo il riavvolgimento lascio sempre fuori la coda per facilitare lo sviluppo.

Poi c’era la problematica dei raggi X nelle macchine di ispezione aeroportuali. Avevo letto che difficilmente creano problemi alle pellicole di sensibilità inferiori a 400 ISO, se portate nel bagaglio a mano. In ogni caso, ho stampato la vistosa etichetta “Kodak Do Not X-Ray” e l’ho inserita in una busta di plastica con le pellicole, chiedendo ogni volta all’operatore se potevo evitare di passarla nello scanner. Non ho trovato particolari problemi né al Marconi di Bologna, né a Gatwick.

Gli aspetti operativi

Portare la Minox 35, si è rivelata essere un’idea dannatamente buona. Il bello di questa “piccoletta” è che gli opportuni “settaggi” si fanno prima. Si imposta il diaframma (f/8 o f/11 per le condizioni ideali) e quindi la messa a fuoco a stima (usando i segni sul barilotto dell’obiettivo, similmente a quanto ho descritto per la Rollei 35 S). La Minox ha l’esposizione automatica a priorità di diaframma, e determina da sé il tempo di scatto. Questo approccio di “presettaggio” ha due vantaggi secondo me considerevoli:

1) Quando si scatta, si pensa solo all’inquadratura, senza altre distrazioni.

2) Si è veloci. Mostruosamente veloci. Con la digitale X10, per dire, mai tutta la vita sarei così veloce.

Se cala la luminosità e si vuole evitare il mosso, si può usare una superficie di appoggio, sfruttando la ribaltina folding della Minox (che offre un’ottima stabilità di contatto).

Usare diaframmi più grandi (l’ottica della Minox arriva sino a f/2.8) significa complicarsi la vita con la messa a fuoco a stima; ma può venire in aiuto il sito “Human ragefinder card generator” che permette di costruire un piccolo ausilio (cartoncino) il cui uso è molto semplice ed è spiegato sul sito stesso. Per la cronaca, questo è quello che ho portato con me.

Conclusioni

Con Londra, credo di aver fatto un passo avanti (piccolo che sia) non solo in termini di pianificazione, ma anche di consapevolezza. Specie perché sono riuscito a restare aderente all’approccio tematico scelto.

Mi sono divertito mentre scattavo, e sono soddisfatto del risultato: sarebbe comunque già sufficiente questo per dire che e è valsa la pena.

 

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