10 motivi per preferire la pellicola (parte 1)

On 28/11/2012 by Nicola Focci

“La nostalgia non è più quella di una volta”
(Simone Signoret)

Visto che questo format (“X motivi per…”) è molto di moda, mi cimento anche io. Con un punto di vista forse meno scontato rispetto ai soliti confronti in termini di megapixel.

1. La tecnologia della pellicola è matura, quella digitale no

La prima fotocamera digitale risale al 1981 (Sony Mavica); la prima fotocamera a pellicola (portatile) ha circa 100 anni di meno.

Cosa significa tutto ciò? Che mentre il digitale è continuamente migliorato e migliorabile, la tecnologia analogica ha già raggiunto il suo culmine, è al suo top, e non può conoscere obsolescenza.

Tanto per fare un esempio: la fotocamera reflex Yashica FX-3 Super2000 è stata introdotta trent’anni fa, ed è tutt’altro che obsoleta. Cosa succederà al vostro apparecchio digitale tra 30 (ma che dico 30, ne basta meno della metà della metà!) anni? Sarà buona come fermaporta.

La tecnologia digitale è non solo immatura, ma ancora troppo legata al “fare il vecchio con il nuovo”.

Certo, c’è qualche tentativo di produrre qualcosa di davvero innovativo (penso alle fotocamere mirrorless, alla Leica Monochrom); ma il boom di filtri software che scimmiottano la pellicola (grana, vignettatura, colori “Velvia”, colori “Ghirri”, bordino bianco Polaroid…) è a mio modo di vedere un’evidente dimostrazione di immaturità.

Del resto anche la pellicola, ai suoi inizi, scimmiottava la pittura…

2. La qualità della pellicola a medio e grande formato è ancora lontana

Se è vero che i sensori full frame hanno ormai raggiunto livelli qualitativi notevoli, è anche vero che la loro dimensione è 24x36mm e quasi nessuno si cimenta in sensori più grandi.

Le dimensioni contano: inutile girarci intorno. Maggiore è la superficie, maggiori sono le informazioni contenute sul fotogramma, e quindi il dettaglio. Tutte le operazioni che posso fare dopo in post produzione – siano esse analogiche o digitali – devono fare i conti con questa base di partenza.

Il problema non si è mai presentato per la fotografia analogica, perché, prima ancora che il “formato Leica” (24x36mm) diventasse il più diffuso, già esisteva il grande e il medio formato.

Per entrare nel medio formato non è necessario svenarsi con un corredo Hasselblad: bastano 100 euro o poco più per una biottica giapponese che scatta ottimamente in 6x6cm (superficie 4 volte più grande di un sensore full frame).

Se poi saliamo di dimensione andando al 4×5″ pollici (10x13cm) e oltre, ecco che la “sproporzione superficiale” col 24x36mm diventa inarrivabile… così come le immense capacità del banco ottico (decentramenti, basculaggi) che sono sconosciute ad un corredo digitale accessibile.

3. I costi sono inferiori

Non bisogna farsi trarre in inganno dal fatto che la schedina di memoria è riutilizzabile, mentre la pellicola non lo è.

Ben altri costi vanno presi in considerazione… Come quelli relativi al corredo.

Una reflex digitale con zoom in kit non costa meno di 700 euro (e parlo di un modello consumer). Per molto meno della metà di quella cifra, ci si porta a casa una reflex 35mm Contax con ottica Carl Zeiss, e cioè il meglio del meglio della tecnologia teutonica. Senza contare che la Contax non diventa obsoleta in così poco tempo (vedi punto 1).

Certo, il negativo va sviluppato e stampato, e ciò costa. Ma anche la stampa digitale: per una soluzione professionale e controllabile, non si sborsano meno di 700 euro tra stampante ink-jet e dispositivi di calibrazione. Senza considerare PC e software.

Poi c’è il costo di archiviazione elettronica… problema che non si può eludere, ed è ovviamente sconosciuto al negativo (che occupa uno spazio fisico molto ridotto).

4. L’affidabilità è superiore

Quello che non c’è, non si rompe” diceva Henry Ford; e se fai a meno dell’elettronica (o parte di essa), l’aforisma ha il suo senso.

Tipicamente, le fotocamere analogiche sono più robuste, realizzate per durare, e meno dipendenti dalle batterie. In giro si vedono Leica e vite del periodo prebellico che funzionano come orologi. E non hanno problemi di polvere sul sensore! 😛

E che dire dei files? Si possono perdere, cancellare per errore, subire conversioni degradanti… Idem dicasi per l’hardware: studi reperibili in rete dimostrano che un disco rigido dopo tre anni è già da considerarsi “vecchio” e soggetto a guasti.

Tutto questo non può accadere alla pellicola. Non puoi cancellarla, non teme i virus, non teme i crash, non ha problemi di compatibilità, se cade non succede nulla. 

L’affidabilità di una tecnologia è inversamente proporzionale alla sua raffinatezza. La Stele di Rosetta è ancora lì, dopo oltre 2000 anni; i miei primi CD cominciano ad essere a rischio e ne hanno meno di 30.

5. Il negativo sarà sempre (e dico sempre) leggibile

La pellicola è stata creata per l’occhio umano, non per un computer. A meno di improbabili sterzate evolutive, sarà sempre perfettamente leggibile. Lo era 50 e più anni fa, lo sarà tra 50 e più anni.

Possiamo dire la stessa cosa di un file? Ne dubito. Cosa ne sarà del formato RAW tra 10 anni? Sarà uguale? Sarà diverso? E il JPEG?

Possiamo dire la stessa cosa di un supporto digitale? Di nuovo, ne dubito. Il floppy disk da 3 1/2 pollici fu introdotto circa trent’anni fa, ma oggi è completamente abbandonato. Stessa cosa per il (più vecchio) nastro VHS.

Infine, c’è il vincolo dei software. Quelli che oggi permettono di leggere e gestire tutto questi files, gireranno senza problemi sui sistemi operativi di domani? E se anche esisteranno dei software di conversione tra vecchi e nuovi formati, forniranno davvero conversioni loseless (senza perdita di qualità)?

 

…il resto, alla prossima puntata! 😀

8 Responses to “10 motivi per preferire la pellicola (parte 1)”

  • Alcuni paragoni sono un po’ tirati per i capelli, però.

    La Contax non è più in produzione, quindi immagino che quando parli di costi della macchina tu intenda acquistarla usata: ovvio che una macchina usata costi meno di una nuova (tra l’altro, la rapida obsolescenza significa che è possibile acquistare una buona reflex digitale usata a prezzi bassi)

    Inoltre, obsoleto non significa assolutamente inutile: una reflex digitale che faceva delle buone foto 10 anni fa continua a farle altrettanto bene anche oggi… e nulla impedisce di continuare ad usarla, anche se alcuni la considerano “obsoleta” (del resto, anche la pellicola è considerata da molti obsoleta: ciò non ti impedisce assolutamente di usarla, no?). Se sei soddisfatto dei risultati che ottieni con la tua strumentazione, cosa ti importa se oggi esiste una strumentazione migliore? E questo vale sia che tu usi la pellicola, sia che tu usi il digitale.

    Per quanto riguarda la durata del supporto: la primissima foto digitale è stata realizzata nel 1957… ed eccola qui:

    http://www.petapixel.com/2010/11/04/first-digital-photograph-ever-made/

    bella come nel momento in cui fu registrata (vale a dire un disastro, perchè all’epoca la tecnologia digitale era molto limitata). Certo, possiamo essere sicuri della durata di un negativo fotografico, per il semplice motivo che l’abbiamo vista: esistono negativi che hanno anche 70 anni, e sono ancora leggibili… mentre la fotografia digitale su vasta scala si usa da una quindicina d’anni, quindi abbiamo meno certezze sulle nostre foto digitali (ho scattato la mia prima foto digitale nel 2005: quindi, so con certezza che può conservarsi almeno 7 anni… ma per sapere se si conserverà 50 anni, devo aspettarne ancora 43!). Il rischio esiste (ad esempio, al momento attuale se voglio recuperare i vecchi filmati mi è più facile recuperare le pellicole in super8 che non i filmati in VHS-C)… ma nulla è sicuro (in caso di incendio, ad esempio, perderei tutte le negative… mentre almeno una parte delle mie foto digitali sopravviverebbe, perchè ne esistono copie che sono fuori da casa mia)

    Per l’affidabilità di un supporto, faccio solo un piccolo esempio: dura di più un pezzo di carta scritto a matita, o scritto a penna?
    Verrebbe da pensare che quello scritto a penna sia più sicuro, visto che la matita si può cancellare… ma prova a bagnarli: il testo scritto con la stilografica sbiadisce, perchè l’inchiostro si sciogle, mentre il testo scritto a matita sopravvive.

  • >Se sei soddisfatto dei risultati che ottieni con la tua strumentazione, cosa ti importa se oggi esiste una strumentazione migliore?

    Magari nulla, ma resta il fatto che con la pellicola hai già il meglio di quella tecnologia e non c’è rischio che tra un anno esca un prodotto con migliore gamma dinamica, dimensioni più grandi, velocità di scrittura maggiore, eccetera.
    Peraltro devo dire che di DSLR vecchie in giro non ne vedo poi molte; quindi poi tutto questo “accontentarsi”, nel concreto, non mi pare ci sia.

    >Per l’affidabilità di un supporto, faccio solo un piccolo esempio

    …che sinceramente non ho capito! 😉

    • C’è gente che usa ancora con soddisfazione la Canon EOS 300D, che è una reflex digitale di 10 anni fa, ad esempio.

      Per il mio esempio, mi accorgo di non essere stato molto chiaro io: intendevo dire che diversi tipi di supporti temono danni diversi, e perciò la durata nel tempo dipende molto dal tipo di danno a cui il supporto sarà esposto: un hard disk teme i campi magnetici, mentre una pellicola teme la luce. Non esiste un supporto migliore di un altro in tutte le condizioni (questo era il senso del mio esempio: un foglio scritto a penna sembra più duraturo di un foglio scritto a matita, ma in certe condizioni il foglio scritto a matita è in realtà in grado di resistere meglio).

      Per lo meno, con il digitale si possono avere più supporti (anche con la pellicola si può fare una copia… ma al prezzo di un piccolo degrado dell’immagine); e comunque, le pellicole a colori (a parte la Kodachrome) sono quasi altrettanto delicate, e tendono a sbiadire.

      • C’è gente che usa ancora con soddisfazione la Canon EOS 300D, che è una reflex digitale di 10 anni fa

        Sarà lo stesso tra vent’anni? O finirà solo su Wikipedia, come la Sony Mavica oggi?
        Persino una fotocamera a telemetro del 1950 è perfettamente fungibile anche oggi, garantendo la medesima qualità di allora, perché la pellicola era “matura” già allora.
        Il nodo cruciale del mio discorso era sulla maturità di una tecnologia rispetto ad un’altra.

        Non esiste un supporto migliore di un altro in tutte le condizioni

        Esiste il rischio, inteso come G x P (prodotto di Gravità per Probabilità di danno).
        A parità di gravità (la perdita delle foto), “incendio” e “rottura di un hard disk” hanno probabilità differenti, se non altro perché per il primo si può fare prevenzione, mentre gli hard disk – se parliamo di quelli consumer – “muoiono” improvvisamente e senza dare sintomi. Certo, ci sono i backup… che però diventano un costo.
        Senza contare che l’immaturità di cui parlavo si riflette in negativo anche nella fruizione. Che ne sarà, in un futuro non lontano, dell’attuale formato RAW di Canon o Nikon? Chi ti/mi garantisce che non lo cambieranno? Il negativo è human readable e ci vorrebbe una sterzata evolutiva per renderlo non fruibile… per sempre.
        Sul fatto che le pellicole a colori tendano a sbiadire, ho più di un dubbio… forse ti riferivi alle stampe. Col bianco e nero, di cui ho esperienza diretta, non esiste questo problema.

        • Premesso che non intendo polemizzare o litigare, voglio solo evitare che qualche appassionato di fotografia digitale si preoccupi leggendo questi articoli, cercherò di rispondere:

          1) La Sony Mavica (a parte la primissima versione, analogica, che salvava i dati in un dischetto “strano”) utilizzava i floppy standard. Quindi, chiunque volesse ancora usarla può farlo (un lettore floppy con connessione USB costa meno di 30 euro). Certo, le immagini sono molto rudimentali, e decisamente inferiori alla più scadente delle pellicole… ma lo erano anche quando la fotocamera era uscita sul mercato: chiunque l’avesse comprata sapeva perfettamente quali erano i limiti di tale macchina, e non aveva motivo di sentirsi deluso quando le successive macchine digitali hanno permesso di fare foto migliori (anche le macchine a pellicola facevano foto migliori, e quelle esistevano già)

          2) Parlando di obsolescenza dei formati, tocchi un argomento che non si limita alla fotografia, ma riguarda praticamente ogni forma di registrazione digitale: il software del futuro potrà leggerlo?
          Molte aziende si sono trovate paralizzate, ad esempio, quando hanno dovuto rinnovare i loro computer e si sono accorte che i vecchi software gestionali non giravano sulle macchine nuove, e i nuovi software non leggevano i dati di quelli vecchi.
          Esiste una sola soluzione: formati aperti e sorgenti aperti.
          Tanto per citare un esempio: per aprire i files in formato RAW attualmente posso usare il programma RAWstudio: funzionerà anche sui computer del futuro (che magari avranno un processore diverso)? Forse no; ma io ho il sorgente in C di tale programma, e posso ricompilarlo in modo da ottenere una copia del programma in grado di funzionare su un processore diverso (ed il linguaggio C è universale, può essere tradotto in un codice specifico per qualunque tipo di microprocessore).

          3) Per la tendenza ad alterarsi delle pellicole: il problema è purtroppo noto in ambito cinematografico:
          http://en.wikipedia.org/wiki/Motion_picture_film#Deterioration
          http://en.wikipedia.org/wiki/Vinegar_syndrome

          con la differenza che non si può fare un backup al 100%. (Per lo meno tu hai sia la pellicola che la scansione digitale: così raddoppi la probabilità di salvare le tue foto, in caso di problemi)

          • voglio solo evitare che qualche appassionato di fotografia digitale si preoccupi leggendo questi articoli

            E perché deve preoccuparsi?
            Non mi sembra di aver creato degli allarmismi, se è questo che intendi dire.
            Poi ognuno è libero di scegliere il mezzo che preferisce, avendo chiaro i “pro” e i “contro” di ciascuno. Io uso pellicola e quindi a me interessano specialmente i vantaggi della tecnologia analogica; infondo questa è “casa mia” e io esprimo unicamente le mie opinioni, non voglio certo scatenare guerre di religione (lo farei su un forum pubblico, se volessi).

            Esiste una sola soluzione: formati aperti e sorgenti aperti.

            Sì, ma è una soluzione che va contro gli interessi dei costruttori. Se così non fosse, sarebbe molto diffusa! E invece…
            Magari in futuro i formati aperti saranno adottati da tutti; ma conosciamo i nostri polli, ed è lecito dubitarne fortemente.
            Senza contare che non tutti sono in grado di compilare in C (io ad esempio non lo so fare! :-)).

            Per la tendenza ad alterarsi delle pellicole: il problema è purtroppo noto in ambito cinematografico

            Nulla è eterno, ma il problema è relativo e non assoluto.
            50 anni prima che si verifichi il degrado in una pellicola (così leggo); ma io ho CD degli anni ’90 che sono già illeggibili! Certo, dici tu, c’è il backup. Ma è un costo… ed anche il backup è soggetto a degrado.

  • Articolo molto interessante. Come sempre la verità è nel mezzo. Ho affiancato da qualche giorno alla mia digitale d7000 una Zenza medio formato 6×6 perchè non posso permettermi il passaggio al full frame digitale che comporta ovviamente il cambio degli obiettivi. L’ idea sarà quella di imparare a sviluppare gli scatti in b/n in casa… vedremo come si evolve la situazione.

    Un saluto