La crociata contro il ”Fotografo’ o ‘Photographer’

On 09/12/2013 by Nicola Focci

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Ogni tanto sui social network si scatena una sorta di crociata contro coloro che pospongono la parola “Fotografo” o “Photographer” al proprio nome, nel proprio profilo Facebook o sito. Un po’ come se in calce a questo sito fosse scritto “Nicola Focci Fotografo” anziché “Nicola Focci Fotografia”.

Inutile dire che tutti i fautori di questa crociata sono fotografi professionisti, che si scagliano contro coloro che non lo sono ma si darebbero il tono di esserlo.

Curiosamente o forse no, è difficile che queste lamentele arrivino da personaggi artisticamente elevati come Mimmo Jodice o Franco Fontana (cito i primi due “grandi maestri viventi” che mi vengono in mente). Forse perché loro si sentono “più Porsche” di altri (dopo spiego cosa intendo dire)… sta di fatto che un esempio illustre lo possiamo invece trovare nel buon Settimio Benedusi, che così tuonò dal suo profilo Facebook:

Se vi piace far da mangiare per gli amici, anche tanti amici e magari siete bravini, vi passerebbe mai per la mente di dire che fate lo CHEF?
Se siete bravi con il bricolage e vi piace aggiustare la tubatura rotta della fidanzata, e ci riuscite, vi passerebbe mai per la mente di dire che fate l’IDRAULICO?
Se suonate il pianoforte, vi piace e suonate bene, vi passerebbe mai per la mente di dire che fate il PIANISTA?
……………
E perchè tutti questi PHOTOGRAPHER?!?

Avevo già scritto sull’argomento circa due anni fa, e ci torno volentieri sopra, per affermare con sincerità che questa crociata mi pare davvero stupida.

E certo la mia ambizione è quella di diventare un fotografo fine art; però al momento sono un amatore come tanti… quindi la mia è forse solidarietà verso la “categoria”!

Ma vedo di spiegarmi.

Punto primo: siamo su Internet

Se esiste in tutto l’universo un luogo che ha meno contatti con la realtà del pianeta Terra, questo è il mondo dei social network.

Dovremmo quindi sorprenderci del fatto che su Facebook qualcuno millanti d’essere ciò che non è?

E’ come dare credito alle liste di iscrizione agli esami quando facevo l’università io… laddove trovavi robe del tipo: “Iscritti a Fotochimica: 1) Luigi De Marchi, 2) Nicola Focci, 3) Mototopo, 4) Autogatto“.

Su, siamo seri! Ci vuol poi poco a grattare la superficie e verificare che son luoghi da prendersi con le molle. Sono realtà virtuali dove la millanteria è di casa.

Punto secondo: basta il dizionario

Se poi vogliamo fare i sofisti del dizionario, converrebbe ogni tanto consultarlo. Questa è la definizione di “Fotografo” che da’ la Treccani (il grassetto è mio, il corsivo no):

fotògrafo s. m. (f. –a) [comp. di foto-2 e –grafo]. – Chi esegue fotografie sia professionalmente (per conto proprio o al servizio di giornali, periodici, attività varie): fare il f.; andare dal f.; il f. di un settimanale illustrato, di un rotocalco, di una casa di mode; f. pubblicitario; sia occasionalmente: sviluppo e stampa per f.dilettanti; e con riguardo alla capacità, all’abilità: essere un bravo o un mediocre f.,una fotografa esperta.

Insomma, caro Benedusi: qui la partita IVA non c’entra nulla. Se io eseguo fotografie anche occasionalmente e magari sono “bravino”, sono a tutti gli effetti un fotografo. Almeno per la lingua italiana.

Attenzione: non sto dicendo che sono un fotografo professionista. Ma che sono un fotografo (o photographer): punto. E vivaddio, nessuno potrebbe criticarmi, se mi va di scriverlo sul sito.

Dovrei sentirmi “declassato” perché non ho la partita IVA? Non credo. Penso di cavarmela discretamente con le fotografie… specie perché mi sforzo di avere sempre un atteggiamento professionale pur non facendolo di mestiere – e non ho remore a dichiararlo anche sul mio profilo Twitter.

Semmai, ecco: non è detto che un amatore sia professionale; mentre un professionista invece dovrebbe esserlo sempre…

Punto terzo: se sei un ‘fotografo Porsche’, che ti frega?

Ricordo una vecchia pubblicità della Porsche che raccontava una microstoria: automobilista alla guida della supersportiva tedesca, che sta procedendo tranquillo, e si vede superare da un aitante giovinotto su una berlinetta giapponese; ma rinuncia a battagliare perché è consapevole della sua superiorità: basterebbe un leggero colpo di gas per “sverniciarlo”. Perché dunque preoccuparsi?

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Fuor di metafora, mi chiedo: se il professionista è così convinto (perché lo è) di essere superiore in tutto al presunto “photographer”, come mai si preoccupa?

Non fa prima a risparmiare tempo (e Maalox) ed agire da superiore, fregandosene?

Che fine ha fatto il dantesco “non ragioniam di lor, ma guarda e passa”?

Punto quarto: that’s life

L’immediata obiezione dei “crociati” è: ma il photographer in realtà si presenta come tale anche fuori da Internet, e ruba il lavoro a quelli che lo fanno davvero di mestiere.

In tanti citano un famoso post del fotografo professionista Tony Sleep (che quasi sicuramente ha guadagnato più visibilità con queste righe che non con le sue fotografie). Tra le varie cose, Sleep scrive:

Fornire un servizio gratuitamente è cosa che possono permettersi solo i fotografi hobbisti, che non hanno bisogno di un compenso: hanno stipendi salariati, pensioni, redditi privati, o forse tendenze suicide di natura romantica. Io no. Hanno un atteggiamento egoistico – atto a distruggere il mantenimento della fotografia come professione – che chiamano “battere il professionista sul proprio terreno da gioco”.

E’ una lamentela sensatissima. Al pari di chi dice: non posso competere con quelli che lavorano in nero, perché costeranno sempre meno di me. Non posso competere coi cinesi/pakistani/eccetera, perché sgobbano 24 ore al giorno e io no. Non posso competere con chi se ne frega della legge sulla privacy, lui sì che può fare street photography. E così via.

Resta il fatto che la realtà della vita è questa, e di situazioni analoghe ce ne sono tantissime. Non si evitano certo promuovendo crociate su Internet… O prendendosela col mondo amatoriale tout court.

Anche perché sia chiara una cosa: se siamo arrivati al punto in cui troppi si mettono a fare servizi matrimoniali, è anche “colpa” della tecnologia digitale, che ha livellato le esigenze di strumentazione. Ai tempi “analogici”, un corredo MF Hasselblad ce l’aveva solo il fotografo professionista, costava parecchio, richiedeva una certa competenza, e forniva risultati notevolmente superiori a quelli delle compattine degli invitati. Oggi, pure lo zio Clodoveo ha una DSLR comprata a rate… dotata di tutti gli automatismi del caso, e di qualità pari – se non superiore – a quella del professionista incaricato per il matrimonio del nipote.

Forse sarà quindi il caso di prendersela un po’ anche con la magnifica tecnologia che consente pure ai professionisti di macinare centinaia di foto sul loro Lightroom, no?

Punto quinto: l’importanza del valore aggiunto

Ma forse il bello viene proprio qui, nel fatto che la dotazione s’è livellata.

Infatti, il corredo non sostituisce quelle che la Treccani definisce “capacità e abilità”. Io credo quindi che il fotografo professionista debba farsi forte grazie a quelle.

Proporre un lavoro di tono artisticamente più elevato. Fornire servizi innovativi. Presentarsi con maggiore professionalità. Conquistare il cliente. Fornirgli un prodotto che dura, che vincerà il tempo. Mostrare empatia, partecipazione, coinvolgimento. Dare, insomma, quel “valore aggiunto” in più.

Faccio un esempio. Quando mi sono sposato io, nel 2003, la tecnologia digitale non era ancora “esplosa”. Ma scegliemmo il fotografo perché lui ci invitò a casa sua, ci parlò molto del suo stile, ci fece vedere molti lavori anche del passato, insomma ci trasmise prima di tutto la sua passione. Non sarebbe stata certo la stessa cosa con uno sterile sito internet o qualche slideshow su un monitor!

Già immagino l’obiezione di un eventuale “crociato” che legge queste righe: <<E’ facile parlare così, quando si sta tranquilli fuori dalla giungla di questa professione! Prova a metterti nelle nostre scarpe!>>.

Può essere. Non pretendo certo di avere la verità in tasca.

Però mi trovo perfettamente d’accordo con Seth Godin e questa affermazione tratta da un suo ottimo post (la cui lettura consiglio vivamente a tutti i “crociati”):

La scarsità è una grande cosa per coloro che posseggono qualcosa che è scarso.
Ma quando la scarsità cessa, ti servirà qualcosa in più.

 

4 Responses to “La crociata contro il ”Fotografo’ o ‘Photographer’”

  • Trovo assolutamente ridicoli i sedicenti “professionisti” che si lamentano che un hobbista che lavora gratis ruba loro il lavoro. A parte il discorso sull’attrezzatura (che non regge: una Hasselblad digitale costa qualcosa come 50000 euro… quindi anche oggi non è che un hobbista si possa permettere il top dell’attrezzatura), vorrei far notare che la gente disposta a lavorare gratis per hobby esiste in tanti altri settori: ad esempio, in ambito informatico, sono tanti gli sviluppatori che scrivono programmi gratuiti per hobby, e tali programmi vengono poi migliorati a tal punto da poter fare concorrenza a prodotti commerciali (Linux è l’esempio più eclatante)

    Ai “professionisti” che si lamentano di questo, dico solo: se un dilettante, con una attrezzatura entry level, e che lavora a tempo perso, ottiene risultati migliori dei vostri, forse siete voi che avete sbagliato mestiere. Che razza di professionista si fa battere nel suo campo da un ragazzino che sta provando il giocattolo nuovo? Se il ragazzino inesperto fa un lavoro migliore o equivalente a quello del professionista, tanto da rubargli i clienti, è il professionista ad essere un incapace. Altrimenti… saranno solo i clienti senza un minimo di senso critico a non accorgersi della differenza, e a rivolgersi all’amico-che-ci-sa-fare invece di chiamare un professionista: ed il VERO professionista tira un sospiro di sollievo… il livello medio della sua clientela salirà.

    • Perfettamente d’accordo con te!! Ottima anche la chiosa finale sul livello medio di clientela…

  • Parole sante, tutte! (ed io sono un “photographer” professionista eh). Bravissimo Nicola!

    • Grazie di cuore Francesco!, il fatto che tu sia un fotografo professionista mi rende questo tuo apprezzamento ancora più… prezioso! 😉