La vendetta del professionista rosicone

On 07/03/2014 by Nicola Focci

Accade dunque che il buon Settimio Benedusi, il fotografo delle belle dive sdraiate su spiagge esotiche, abbia pubblicato un post sul suo blog dal titolo “Rocco Barbieri photographer” incentrato sul seguente “esperimento”: ha messo una fotocamera automatica in mano ad un barbiere che non sa fotografare, l’ha bendato, e gli ha fatto compiere alcuni scatti ad una modella.

Benedusi ha poi postprodotto uno di questi scatti e l’ha mandato a PhotoVogue sotto lo pseudonimo di “Rocco Barbieri”.

Sorpresa delle sorprese: lo scatto è stato “accettatoe quindi pubblicato sul portale! Eccolo qua:

"Amore Rivelato" di Rocco Barbieri (da PhotoVogue)

“Amore Rivelato” di Rocco Barbieri (da PhotoVogue)

La teoria di Benedusi è insomma questa: è facile scattare delle belle fotografie, mentre è tutt’altra cosa scattare delle buone fotografie. Che poi è una massima di Ugo Mulas, come lo stesso Benedusi riconosce.

E pazienza se poi la post-produzione mica l’ha fatta il barbiere, né sia stato lui a scrivere la didascalia della foto (“Ecco finalmente vedo il tuo viso. La tua apparenza di meravigliosa femminilità stravolge le geometrie per rivelarsi attraverso la conoscenza!”).

Tutto qui? Direi di no.
A me è parso ancora più evidente un sottinteso… e cioè:

PhotoVogue pubblica fotografie di cani e porci, persino di barbieri bendati che scattano a caso!

Potrei anche dare ragione a Benedusi: del resto, su PhotoVogue ci sono pure io!, con alcuni scatti inviati nel 2011 quando ancora non perseguivo il “Tao analogico”.

Ma come mai proprio PhotoVogue? 

Quella di Benedusi è stata una scelta priva di malizia?

Qui vale la pena aprire una breve parentesi, per chi non conosce gli antefatti.

Nel Maggio dell’anno scorso, Settimio Benedusi ha tenuto una lectio magistralis (“lezione del maestro”) alla Triennale di Milano, curata dall’AIFP.

Titolo: “Come diventare un grande fotografo senza esserlo”.

Alla fine della lezione, Benedusi se la prende con le riviste di moda italiane, colpevoli di non dare lavoro ai fotografi nostrani:

[minuto 1:38] Poi non c’è da stupirsi se le campagne pubblicitarie importanti italiane siano fatte SOLO ed ESCLUSIVAMENTE da fotografi non italiani! (…)

Sono state distrutte due generazioni di fotografi in questo paese!

[Applausi]

E se siete d’accordo con me, vi alzate in piedi adesso!, per favore!!

[Si alzano in piedi applaudendo]

Siete d’accordo sì o no?!?
Perché ci vado di mezzo io!!
Io voglio che voi siete con me!

La senior photo editor di Vogue Italia, Alessa Glaviano, ha replicato su Linkiesta in un post dal titolo che è tutto un programma: La fotografia e la trappola del consenso.

E’ una voce ovviamente autorevole, e “ci va giù” abbastanza pesante:

Chiamare Benedusi “maestro”, chiedergli di fare una lezione di fotografia mettendolo allo stesso livello di Scianna, Toscani, Berengo Gardin o Gastel, che servizio rende alla società? (…)

Non sono d’accordo sul fatto che oggi per passare per maestro della fotografia basta essere dei comunicatori, dei personaggi: dirò forse una banalità, ma per essere un bravo fotografo bisogna fare delle belle fotografie, di quelle che si ricordano. (…)

Senza un proprio apparato critico, le cose semplici non pongono domande, le immagini semplici, finite, anestetizzano il cervello, non invitano al ragionamento; va benissimo che si rifletta anche su questo tipo di immagini, magari anche pregevoli, ben confezionate, tecnicamente perfette, ma comunque mediocri, banali, deboli, ma cosa succede quando la comunità degli esperti del settore le eleva a qualcosa altro: arte, “grande” fotografia?

Ma “mediocre, banale e debole” è anche la fotografia del barbiere, accettata proprio dal portale diretto dalla stessa Glaviano!

E qui si consuma, dunque, la vendetta del professionista punto sul vivo.

Pazienza se poi – a qualche sparuto amatore come me – sarà sembrata invece la rosicata del mese

Immagine tratta da Nonciclopedia

Immagine tratta da Nonciclopedia

2 Responses to “La vendetta del professionista rosicone”

  • Però non è che stimi troppo il Benedusi che sembra più preoccupato dai fotografi non professionisti del suo calibro che a fare un lavoro fotografico. Un pò come chi in una corsa si preoccupa di chi viene dietro invece di guardare avanti… Buon per lui che ha del tempo da perdere con noi “poveracci” fotografi straccioni e sprovveduti come spesso ci addita.

    • Poco da aggiungere! 😉
      Inoltre il Benedusi non è che produca chissà quali capolavori d’arte… E non sono solo io a dirlo!