O Leica Leica perché sei tu Leica?

On 09/10/2014 by Nicola Focci

La più amata, odiata, chiacchierata, santificata e bistrattata fotocamera della storia: la Leica a telemetro. O “Leica” e basta… dato che, per antonomasia, quella è.

Cercherò di realizzare un’impresa unica: scriverne (o meglio farmi delle domande) senza averne mai posseduta una!

Di fotocamere Leitz invece sì, ne ho possedute: il papà aveva una Leicaflex SL, e in gioventù ho avuto modo di sfruttarla parecchio (anche se ora sono votato ad altri è più grandi lidi germanici). Ma di Leica a telemetro, no: mai nemmeno usate. Ci andai vicino, questo sì… ad esempio acquistando la Zorki 5: un clone russo scadente che ne condivide concetto, peso, e delirante sistema di caricamento della pellicola.

zorki5

La mia Zorki 5

Chiaramente, la Leica a vite “vera” è un’altra cosa.

E quella a baionetta M, poi, un altro pianeta proprio!

Leica M2 con ottica Summicron 35/2 (Wikimedia Commons)

Leica M2 con ottica Summicron 35/2 (fonte: Wikimedia Commons)

Bisogna riconoscere la potenza di questa icona. Che è tale da aver spinto l’azienda a produrre un video celebrativo (del centenario) con la ricostruzione di scatti leggendari: Erwitt, Capa, Cartier-Bresson, Leibovitz, Winogrand, Lange, Arbus… ci sono tutti!

Nel video viene chiarito che, sebbene molte di queste immagini non siano state fatte con una Leica, poco importa: furono fatte “grazie” alla Leica (maggiori info).

Tra gli addetti ai lavori, poi, esiste una sorta di religioso rispetto nei confronti di questo brand.

Ad esempio, Ken Rockwell (meglio noto come “Il Chuck Norris della fotografia”) ne scrive sempre in maiuscolo: “LEICA”.  In pratica, per lui esistono Nikon, Canon, Pentax, Fuji, e LEICA. Forse nessuno gli ha spiegato che non è un acronimo… o meglio in parte, nel senso che starebbe per Leitz Camera. Quindi semmai sarebbe “LeiCa”.

Venendo al dunque, non penso di rischiare la gogna se affermo che non si compra una Leica per diventare migliori fotografi. L’attrezzatura è un aspetto spesso sopravvalutato, esattamente come il talento… o meglio, è solo un mezzo per un fine.

Se ci mettiamo ad elencare i grandi artisti che scattavano con macchine diverse da Leica, facciamo domattina. Daido Moriyama è arrivato ad esporre al MoMA usando Ricoh da quattro soldi… la prima delle quali gli fu persino prestata, e manco era sua. Fate un po’ voi.

Che cosa, dunque, spinge un fotografo ad acquistare una Leica? (Sborsando tra l’altro un sacco di quattrini, dato che la M Monochrom costa circa ottomila dollari solo corpo… ma ognuno poi spende i propri soldi come meglio crede).

Io, sinceramente, lo ignoro.

Posso immaginare che sia un mix di elevata qualità, e piacere feticistico. Si va “sul sicuro” con un oggetto costruito in modo impeccabile e realizzato con materiali di pregio; e si gode nell’usare (e mostrare) questo prezioso manufatto. Qualcosa di simile all’indossare un Rolex anziché un Timex, insomma.

Intendiamoci: ci può stare. Del resto, anche io uso una fotocamera costruita con precisione da orologiaio, e sicuramente costosa.

L’importante, però, è che questi aspetti rappresentino solo una (piccola) parte del gioco, e che non sia tutto qui. Altrimenti si diventa solo dei “portatori sani di bollino rosso Leica”, e non fotografi! 😀

Detta la mia, non posso ovviamente escludere che esistano altri motivi. Come ho scritto, non ho mai posseduto una Leica a telemetro.

Giro dunque la domanda a chi avrà voglia di rispondermi nel commenti:

Perché Leica?

8 Responses to “O Leica Leica perché sei tu Leica?”

  • Touché! 🙂

    Da un po’ di anni ho una Leica. Una M3, che divide il podio della macchina che mi ha dato più soddisfazione con una Rolleiflex (3.5 E)

    Inizio con il dirti che le foto migliori (per me) che ho fatto a mio figlio, le ho fatte con la Rolleiflex. Ma molte delle foto che ho fatto a mio figlio non sarei riuscito a farle avendo solo la Rolleiflex.

    Ma torniamo alla domanda. Perché una Leica?

    Da un punto di vista pratico, le macchine a telemetro sono piccole e funzionali, senza compromessi sulla qualità. Riesco a portare con me una macchina e qualche obiettivo e il tutto occupa uno spazio minimo. Al collo, una macchina a telemetro è come non averla.

    Ma perché Leica? Non è l’unica, ma sicuramente è una di quelle che garantisce maggiore affidabilità e che, nella sua semplicità, offre tutto quello di cui si ha bisogno (tutte le volte che inquadro e metto a fuoco, non posso fare a meno di pensare quanto semplice e geniale sia il sistema di cornici che corregge l’errore di parallasse in base alla distanza di messa a fuoco). La M3 è veramente un capolavoro meccanico. Non centra niente con la fotografia, ma anche questo appaga.

    Detto questo, penso che le qualità tecniche non siano messe in discussione da nessuno. Il punto rimane il prezzo. Valgono quello che costano? Io dico ni. Nel senso che di macchine e ottiche Leica ce ne sono un’infinità e generalizzare è difficile. Io farei prima di tutto una distinzione fondamentale: pezzi “da uso” e pezzi “da collezione”.
    Questi ultimi possono raggiungere cifre folli. Se in una M3 è presente il sigillo originale della vite sopra l’obiettivo, il prezzo lievita. E la cosa assurda è che si parla di una macchina che non deve essere mai stata revisionata, quindi praticamente inutilizzabile!

    Se rimaniamo nel campo degli esemplari “da uso”, che bastano a chi vuole semplicemente fotografare, con il costo di una Rolleiflex si compra tranquillamente una buona Leica con un buon obiettivo. Certo, se andiamo su ottiche recenti o molto luminose il prezzo aumenta molto (un po’ troppo…) rispetto a prodotti simili di altre marche. Bisogna dire che questi prezzi folli non sono del tutto senza motivo. Dietro ci sono controlli di qualità maniacali, studi e ricerche che portano a realizzare dei capolavori ottici. Vale il discorso che può valere per una Ferrari; a certi livelli non compri solo un mezzo per spostarti ma un’emozione e io, per rimanere in campo automobilistico, non sarei disposto a spendere quanto per una piccola utilitaria per un obiettivo, men che meno per un corpo digitale 😉

    • Grazie del tuo commento, Stefano! Hai aggiunto molti spunti interessanti, e non avevo dubbi.
      Ad esempio sull’aspetto emozionale. Che sia appagante, non c’è il minimo dubbio: vale per altri ambiti, ad esempio scrivere con una penna stilografica…
      Bisogna poi vedere, però, se questo appagamento finisce qui, oppure ha qualche tipo di riflesso positivo sulla qualità della nostra fotografia (il soddisfacimento dei requisiti per noi importanti). Se non ce l’ha, mi verrebbe da dire che si tradisce un po’ il concetto del “un mezzo per un fine”… e si diventa un po’ più vincolati al mezzo, perdendo di vista il fine.
      Vecchia storia, questa: lo so. Ma io ci penso spesso. Ad esempio, ogni tanto mi viene la voglia di passare al grande formato. Però mi rendo conto che aggiungerebbe un livello di complessità non necessario… cambiando le carte in tavola ad uno stile che – in qualche modo – sono riuscito a consolidare. Sarebbe solo per una “mania di grandezza”. (Almeno oggi: panta rei, e domani non so).
      Non c’è però dubbio che potrei fare il medio formato con una MAT anziché la Rolleiflex! (Sebbene quest’ultima sia ereditata, quindi non ho dovuto acquistarla). E quindi sì, concordo sul fatto che questo “aspetto emozionale” sia comunque parte del gioco.
      Quanto al discorso prezzi, è sempre difficile renderlo oggettivo… ma la mia sensazione è che quelli Leica siano comunque eccessivi, anche per gli esemplari “da uso”. Sborsare più di 1000 euro per un corpo a baionetta e un’ottica – perché di queste cifre si parla, almeno “da negozio” – non ha molti altri analoghi nell’ambito del 35mm usato. Se parliamo di attrezzatura abbastanza diffusa.
      Ma non sono un esperto di “business fotografico” e un motivo oggettivo di sicuro ci sarà. Infondo, come dici tu, nemmeno le Ferrari sono regalate! 😀
      Grazie ancora per il passaggio! 😉

      • I tuoi spunti sono sempre un invito ad approfondire 😉

        Vorrei sgombrare il campo da un preconcetto… Leica è indubbiamente un marchio blasonato, talvolta venerato. Penso sia sbagliata questa venerazione, ma allo stesso tempo penso sia limitativo escludere a priori queste macchine. Io uso la mia Leica senza stress da performance. Non penso che il nome sia sufficiente a fare buone foto e non mi sento “costretto” a fare gli stessi capolavori di Gianni Berengo Gardin… Al di là del fatto che la M3 non ha quel fastidioso bollino rosso che hanno altri modelli più recenti, mi piace pensarla come una semplice, lineare e discreta macchina che ha il solo scopo di fare delle foto.

        Detto questo, penso che nel valutare il contributo che una macchina può dare al proprio percorso fotografico e alla propria crescita sia necessario ragionare sul telemetro in generale Le sue peculiarità lo rendono adatto a determinati progetti/percorsi fotografici. Non credo proprio che Leica rispetto ad altre marche possa fare veramente la differenza (se non, forse, per una questione di timbro delle varie ottiche… )

        Ma perchè Leica e non un’altra telemetro? Escluderei Zorki, Fed, Kiev…e anche Leica a vite, che francamente mi sembrano più da collezione che da uso… lascerei fuori le compattine, che hanno un loro perché, ma non credo si possano paragonare a una telemetro con ottiche intercambiabili . Direi che rimangono Contax, Voigtlander Bessa e poco altro.

        Paragonando queste macchine, le differenze possono essere lievi. A livello costruttivo una M3 è un carrarmato, mentre le contax e le bessa sono figlie di una cultura del taglio dei costi (che peraltro pare abbia colpito anche le Leica più recenti…). Sicuramente la M3 è più “essenziale”, nel bene e nel male (vedi esposimetro o caricamento della pellicola). L’estetica magari è una questione soggettiva, ma la M3 è più “bella” nella sua linearità. Un capolavoro dell’ingegno di cui le altre telemetro sono oggettivamente una copia (anche se magari evoluta)

        Ho parlato del “numeratore” del rapporto qualità/prezzo… se passiamo al denominatore, sicuramente una M3 costa un po’ più delle altre… ma con un po’ di pazienza si trovano degli esemplari “da uso” un po’ vissuti ma perfettamente funzionanti a 300/400 euri. Con 500/600 se ne trovano già in ottime condizioni. Non sono pochi, ma alla fine non penso che siano qualche centinaio di euro a fare la differenza su un oggetto che ci aspettiamo di tenere per tanti anni e che, tra l’altro, abbiamo buone possibilità di “monetizzare” quando vogliamo senza rimetterci niente….

        Certo, il discorso cambia decisamente se consideriamo una M7 con Noctilux. Non parliamo neanche di una Monochrome o di una M60, ma qua non siamo più nel mondo della fotografia.

  • Perchè lasciar perdere le Zorki? Le uso da più di 20 anni e non mi hanno mai lasciato a piedi!

    • …e in effetti questa domanda ricade in quella che facevo nel post: “perché Leica?” 😉

  • Perchè la Zork, meccanivamente validissima, con un’ottica 50mmi. . . . .messa a paragone con una “fondo di bottiglia” Leica si fa notare. . . . .per la mancanza di tutto un poco. . . .ma riesce ad impressionare la pellicola, bene o male !!

  • Scopro solo ora questa interessante discussione e provo a dire la mia….se non sono fuori tempo massimo.
    Uso Leica ed Hasselblad da molti anni ma solo penso di aver capito perché il digitale non è riuscito a soppiantare questa meravigliosa attrezzatura e a trasformarla il semplici oggetti da collezione.
    La risposta per me sta nel concetto di “modus operandi”. Mi spiego. Se vado all’autodromo o in palude per fotografare la fauna ovviamente mi serve una digitale da 10 fps. Che uso anche se faccio della street ph. Ma se privilegio la lentezza e la fotografia “di meditazione” allora mi serve un’attrezzatura altrettanto lenta, che magari non mi distragga con un display e che mi obblighi a centellinare gli scatti. E che infine mi regali la cara vecchia grana.
    Nella mia attività di fotografo voglio che ci sia spazio per questi ed altri modi di operare e di conseguenza anche per una Leica IIIF e d una Hasselblad 500.

    • Sono perfettamente d’accordo con te, Marco!
      Infondo, però, le medesime “modalità di operazione” sarebbero garantite anche da una fotocamera sovietica come la Zorki. Perché dunque spendere (molto) di più?
      Probabilmente la risposta è stata data negli altri commenti sopra…