Nostalgia, nostalgia canaglia

On 02/10/2014 by Nicola Focci

 

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“Dunque, tu sei un nostalgico!” mi ha detto l’altro giorno un amico, commentando la mia passione per la fotografia analogica.

Ci ho riflettuto sopra (nemmeno troppo) ed ho concluso che no, non si tratta per niente di nostalgia.

Gli estremi ci sarebbero tutti, sia chiaro. Ho iniziato a pasticciare in camera oscura non molto dopo i 10 anni (1982 o suppergiù), e in cantina ho ancora il malridotto Durst M301 che usavo all’epoca! I ricordi di quelle prime esperienze, sono tanti…

In verità però, e come ho scritto sul mio libro, la scelta di sviluppare i negativi e stampare in camera oscura è tutt’altro che nostalgica, ma legata a questioni proprio operative e stilistiche.

Se la fotografia digitale mi desse le stesse cose che ho da quella analogica, non ci penserei due volte ad abbracciarla in toto.

Ma così non è.

Infatti:

  • Amo l’avere solo 12 pose per rullino, perché mi ciò mi richiede di pensare prima ancora di scattare. La fotografia non è un “tentare a casaccio”… almeno per me.
  • Amo girare tra le mani i miei preziosi negativi: faranno pure schifo, ma non avrò mai bisogno di lanciare un software ad hoc per vederli. Mi basta aprire il classificatore.
  • Amo guardare l’immagine sul vetro smerigliato della mia biottica, perché – da portatore di occhiali – ho sempre bisticciato coi mirini, e inoltre quello che vedo lì sopra è esattamente il negativo (come forma e anche dimensioni) che otterrò.
  • Amo  farmi rassicurare dalla sua teutonica solidità e precisione; il suo non essere affamata di batterie; il suo non essere obsoleta: non esisterà mai una “Rolleiflex Mark II”.
  • Amo l’esperienza quasi alchemica di preparare le soluzioni di sviluppo e arresto e fissaggio: mi da’ un’idea di artigianalità che dista anni luce dal premere “print” su un’interfaccia software.
  • Amo vedere l’immagine che compare nella bacinella dello sviluppo, perché per me che non ho figli è quasi come se ne stesse nascendo uno, e allora ogni fotografia non è solo “una di tante”: è figlia mia.
  • Amo firmare le mie stampe sul retro, preparare il passepartout, persino spuntinarle… Perché il fine (del processo) giustifica i mezzi (per eseguirlo)… e quando hai perso mezz’ora su una stampa, sai bene quanto valga la pena valorizzarla!
  • E sì: anche se può suonare ipocrita, io amo anche commettere degli errori orrendi in camera oscura... perché la fotografia è davvero un po’ come gli scacchi: chi vince non diventa mai migliore, mentre chi perde progredisce giorno per giorno.

Tutto questo, decisamente, non ha nulla a che vedere con la nostalgia.

4 Responses to “Nostalgia, nostalgia canaglia”

  • Caro Nicola
    Anche a me a volte viene dato, non del nostalgico, ma quasi del pazzo, perché io avevo un super corredo digitale, che ho venduto, per passare all’analogico.
    Quindi, a parte i tuoi punti che condivido in toto, posso affermare, avendone avuto a che fare, che le stampe digitali, pur ben fatte, non hanno niente a che spartire con una stampa su baritata, che, come passaggi tonali, sempre ben graduali e sfumati, e plasticità dell’immagine resta ancora il meglio che si possa desiderare, come qualità.
    Essendo io artigiano poi, ho bisogno di questa fisicità che serve per arrivare al risultato, altrimenti non ne traggo la stessa soddisfazione.

    Un saluto
    Sergio

    • Sergio, è proprio vero quello che scrivi: la soddisfazione passa anche dalla fisicità, vale anche per me. Ma infondo, credo, ne avremmo tutti bisogno… Specie in quest’epoca di mondi virtuali in rete. Non è una critica al progresso (io stesso sono un grande utilizzatore di software, per lavoro o meno) ma un riconciliarsi con la nostra natura di persone in carne ed ossa.

  • L’altro giorno ho presentato un breve filmato di quelli montati con musica e foto, era una kermesse dove uno scellerato di mio amico aveva iscritto a mia insaputa conoscendo il filmato: le mie solite foto “street” per intenderci. Alla fine il presentatore della serata mi chiede: “come mai la scelta del bianco e nero per il suo audiovisivo”, e io “perché le foto le ho scattate con la pellicola BN!”…. Ho sentito in sala, fra le poche persone presenti, un silenzio come se avessi bestemmiato in chiesa!

    Cmq c’è anche un altro motivo per il quale mi piace l’argentico rispetto al digitale (che pure uso largamente): l’odore intenso e irrefrenabile del fissaggio 🙂

    Buona Luce Nicola

    • LOL! Come minimo avranno pensato che tu fossi un alieno piovuto lì da Alpha Centauri… 😉
      Il fissaggio ha il suo perché, ma io sto cominciando pure ad abituarmi al puzzo dell’acido acetico. La dipendenza è irreversibile! 😀
      Buona street, Domenico!