Dettagli di scarso (eufemismo) interesse

On 06/11/2014 by Nicola Focci

Qualche anno, questo vizio ce l’avevo anche io.

Mi riferisco a quello di scrivere in didascalia per filo e per segno cosa avevo usato per fare quella determinata fotografia. Come in questo caso:

Dal mio album Flickr

 

Macchina, obiettivo, pellicola, sviluppo, diluizioni, temperatura… Manca solo l’indicazione del colore dei calzini! 😀

E’ una prassi molto diffusa, però.

Ad esempio su Twitter, nonostante i soli 140 caratteri:

Clip3

Una foto su Twitter

…e ovviamente non si salvano nemmeno i digitalisti, agevolati dai dati EXIF, cui possono pescare a piacimento. In questo, e come sempre, Facebook ci regala molte soddisfazioni:

Clip4

Una foto su Facebook

 

(“All Rights Reserved” su Facebook: mi scappa da ridere… Vabbé…)

Io, questo vizio, l’ho proprio perso. (O meglio, l’ho confinato al logo del sito).

E scrivo “vizio” perché trovo che questa prassi sia davvero insensata.

Mi spiego con un esempio semplicissimo:

Farebbe qualche differenza se affermassi: “Questo articolo è stato scritto con un MacBook Pro 13 pollici anno 2013, hard disk 500 GB, sistema operativo Yosemite, tra le due e le tre di notte, dopo una robusta dose di caffeina”?

No, vero?

Che l’articolo sia riuscito o non riuscito, è cosa che prescinde dal mezzo impiegato per scriverlo. Può essere scadente (come probabilmente è) nonostante il laptop di alto livello; oppure essere fenomenale anche se realizzato con un Asus che perde i tasti per strada come il mio primo notebook del 1997.

Con la fotografia è lo stesso, esattamente lo stesso: l’abito NON fa il monaco.

Altrimenti, la visione e le celluline grigie servirebbero a poco, e la fotografia sarebbe una pura questione di attrezzatura e soldi… come i costruttori di fotocamere, del resto, vogliono farci credere.

Ma dico anche di più.

Io temo che a volte si esibiscano tecnicismi ed attrezzatura a mo’ di specchietto per le allodole: un tentativo maldestro (inconscio o meno) di nascondere qualcosa che infondo non è molto ben riuscito dal punto di vista fotografico.

Il tentativo di nobilitare una ciofeca, insomma.

Purtroppo però – o forse dovrei dire “per fortuna” – la fotografia è molto più semplice:

Quello che conta davvero, in fotografia, sta all’interno del quadrilatero ritagliato dall’elemento fotosensibile.

Punto.

E allora lasciamo le didascalie tecniche ai telegiornali, dài. 😉

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