La distrazione è veleno

On 04/12/2014 by Nicola Focci
Questo ragazzo sordo, muto e cieco
gioca in modo strepitoso a flipper!
(The Who, “Pinball wizard”, 1969)

Il Re del flipper

“Tommy”, il musical scritto dagli Who, racconta la storia di un personaggio davvero curioso.

Costui – un ragazzo appunto di nome Tommy – diventa sordo, muto e cieco a causa di un trauma infantile: l’uccisione del padre da parte dell’amante della madre.

Vessato e maltrattato, da’ una svolta alla sua vita quando conosce il gioco del flipper, nel quale mostra subito doti eccezionali. Ne diventa campione mondiale, acquisendo lo status di ricca star acclamata da fans urlanti.

Nel musical (e anche nel film, diretto da Ken Russell nel 1975) questo momento è appunto raccontato nel bellissimo brano “Pinball Wizard”, “Mago del flipper”.

Non ha nessuna distrazione
Non sente alcun ‘bip’ e nessun trillo,
Non vede nessuna luce intermittente
Gioca con il senso dell’olfatto.

Si tratta, ovviamente, di un caso romanzato ed estremo. Però lo trovo alquanto istruttivo.

Tommy “gioca con il senso dell’olfatto”: possiede solo quello perché tutte le altre distrazioni sono azzerate (per colpa dei suoi handicap, ovviamente).

Ecco quindi che il flipper diventa quasi un’estensione dei suoi arti… sulla quale il cervello di Tommy ha un controllo totale. Controllo che gli consente di diventare un campione imbattibile.

E’ una splendida metafora dello “stare molto addosso a quello che si fa”.

Il multitasking del cervello è un mito

Una condizione sine qua non per stare addosso a quello che si fa, è proprio agire come Tommy: azzerare le distrazioni in grado di distogliere l’attenzione.

Sembra una conclusione banale, eppure dietro essa v’è una precisa spiegazione scientifica: benché le donne spesso dichiarino che il loro è differente (!), il cervello umano non è adatto al multitasking.

Per sua natura, cioè, il cervello è in grado di focalizzare l’attenzione solamente su un’attività alla volta. (Si parla di “attenzione”, non di prassi più o meno “automatiche” come camminare e intanto parlare). Se ci pensate, è davvero così: sarà capitato a tutti di essere interrotti mentre si stava facendo qualcosa, e faticare poi a ritrovare il filo! Se il cervello fosse davvero multitasking, non sperimenteremmo situazioni come queste.

Tutto ciò ha una spiegazione perfettamente biologica[1] nel modo in cui le varie aree del cervello si attivano a fronte di uno stimolo che richiede attenzione: lo fanno in sequenza, appunto. L’adattamento a una nuova situazione che richiede attenzione non è immediata, ma necessita di alcune frazioni di secondo.

Questo è anche il motivo per cui l’uso del cellulare in macchina senza viva-voce è prassi tanto pericolosa quanto (ahimè) diffusa:

Studi dimostrano che quelli che parlano al cellulare mentre sono alla guida, perdono più del 50% dei segnali visivi che vengono recepiti da un guidatore attento. [1]

Via le distrazioni

Lasciando da parte il codice della strada e tornando alla nostra creatività, proviamo a farci una domanda:

Quando abbiamo scattato le nostre fotografie migliori (per i nostri standard), eravamo da soli o impegnati con qualcuno/qualcosa?

Per quanto mi riguarda, la risposta è netta: ero da solo.

Non incolpo certo chi mi era nei pressi quando ho scattato le immagini meno “fortunate”!, perché – come abbiamo visto – è un fatto puramente biologico, legato alla nostra natura. Però questo è il quanto.

La medesima cosa mi capita quando scrivo. In questo momento sto digitando sul mio laptop mentre mia moglie, qui a fianco, guarda un film con le cuffie. Uso un software (iAWriter) che toglie qualunque distrazione. Il browser Internet è chiuso, le notifiche sono zittite. Sono insomma immerso nell’articolo come Tommy col suo flipper. Ma se mia moglie mi rivolge una domanda, naturalmente, perdo subito il filo! 😉

E’ chiaro: non ci si può certo rendere “sordi, muti e ciechi” come Tommy! Né si può sempre escludere a comando chi ci circonda, quando vogliamo creare.

Ma non c’è dubbio che le distrazioni siano d’ostacolo. Quando fotografiamo, quando scriviamo, quando post-produciamo (e in questo senso, devo dire, disporre di una camera oscura dove “rinchiudersi” è cosa preziosa!).

La scienza e il buonsenso, insomma, ci invitano a ritagliare quegli spazi per noi stessi che sono indispensabili quando esercitiamo la nostra creatività.


[1] John Medina, “Il cervello – istruzioni per l’uso”, Bollati Boringhieri

4 Responses to “La distrazione è veleno”

  • SEMPLICEMENTE SPLENDIDO ARTICOLO E SPLENDIDE OSSERVAZIONI…….TUTTI DOVREMMO AVERE A DISPOSIZIONE DI UNA BAT-CAVERNA

    • Grazie davvero per l’apprezzammento!, troppo buono!
      La BatCaverna è essenziale alla sopravvivenza! 😉

  • Ecco, però ti ci metti anche tu… uno torna dalla pausa pranzo e prima di rimettersi a picconare viene “distratto” da un articolo come questo! 😉

    Purtroppo di distrazioni positive e utili come le tue non ce ne sono mai abbastanza.

    • 😀
      Grazie Stefano! Sempre molto gentile. Spero di… distrarre ancora così! Anche se oggi la distrazione servirebbe a me perché sono reduce da una seduta dentistica alquanto “cruenta”. Più che Tommy, mi sarà utile Oki… 🙁