Shit doesn’t happen! (La cacca non ‘capita’)

On 19/01/2015 by Nicola Focci

Il vero artista, come il vero scienziato, è il ricercatore che utilizza materiali e tecniche per scavare nella verità e nel significato del mondo.

(Paul Strand)

Capitolo 1: il cane fotografo (una storia vera)

Accadde un paio di mesi dopo il workshop, quando ci ritrovammo tutti di fronte al docente per presentare i nostri lavori conclusivi.

Una lettura portfolio insomma!, con tutti gli annessi e connessi. Nell’aria, in effetti, si respirava una certa tensione…

Toccò ad un ragazzo dall’aria simpatica e competente.

Presentò una serie di immagini che sembravano scattate dal basso verso l’altro, dentro alla vegetazione o ad un tronco d’albero cavo o al buco di una talpa. Confuse, storte, caotiche… Pareva quasi si fosse rimpicciolito, lui e la sua fotocamera, per scattare da quei posti minuscoli!

<<Dunque spiegami>> gli chiese il docente <<che significato volevi dare a queste immagini>>.

<<Beh, è il punto di vista di un animale. Per farle, ho infilato la macchina dentro ai tronchi o ai cespugli. Ed ho scattato a casaccio>>.

Nella stanza scese il gelo. Quelle parole – “scattato a casaccio” – rimasero sospese, come intrappolate nell’aria che s’era improvvisamente fatta densa.

Il ragazzo aveva concluso con un sorriso, sicuro di aver detto una cosa meritevole… ma si incupì subito quando vide l’espressione del docente. Perché questi – usando una metafora del grande Stefano Benni – pareva stesse guardando una merda sul salotto di casa in una giornata di sole.

Quando iniziò a parlare, il docente lo massacrò. Gliene disse “di ogni”.

La più carina fu: se mettevi la macchina al collo del tuo cane, risparmiavi molta fatica.

Dopo quel ragazzo, furono presentati altri lavori non proprio eccellenti… incluso il mio. Ma nonostante le problematiche tecniche e l’eccessiva prolissità, nessuno di noi fu demolito come quel ragazzo che aveva scattato “a casaccio”.

Capitolo 2: la merda d’artista (anche questa è vera)

Piero Manzoni, Merda d'artista n.066, 1961

Piero Manzoni, Merda d’artista n.066 (fonte: pieromanzoni.org)

Ci sono opere d’arte così famose e presenti nell’immaginario collettivo, che le conoscono anche quelli che di arte non si occupano quasi per nulla. La “Merda d’artista” di Piero Manzoni è sicuramente una di queste.

Esposta al pubblico per la prima volta il 12 Agosto 1961 e poche altre volte durante la breve vita dell’autore (Manzoni muore d’infarto nel 1963 a 29 anni), “Merda d’artista” è diventato “lo slogan di tutto ciò che si può accettare o si deve sdegnosamente rifiutare in arte” [1].

A molti (tanti) può sembrare una volgarità, un’espediente, una stupidata. Inscatolare le proprie feci e “spacciarle” come opera d’arte: ma siamo impazziti??

Eppure, Manzoni perseguiva un intento molto preciso.

Fissò il prezzo della singola scatoletta all’equivalente di trenta grammi di oro; e trenta grammi era anche il peso della (ipotetica) materia organica lì contenuta. Per Manzoni, quindi, un grammo di merda equivaleva ad un grammo di oro.

Oltre tutto, il reale contenuto delle scatolette poteva (e può) essere verificato solo aprendole, quindi distruggendo l’opera. Impossibile constatarne l’effettivo valore, senza che esso venga del tutto perso. (Questa considerazione mi fa venire in mente il gatto di Schrödinger, ma non divagherò!).

Le implicazioni economiche e concettuali rappresentano insomma la vera e propria intenzione di Manzoni. Qui risiede il vero e proprio nucleo della sua iniziativa: la “Merda d’artista” non è un gioco, ma mette in gioco. Nel senso che vuol far riflettere sull’esasperazione del collezionismo, la commercializzazione dell’arte, il reale valore del valore stesso (identificato da ciò che c’è di più prezioso, l’oro), e il boom economico (non dimentichiamo che si è nel 1961).

Epilogo

La fotografia (e l’arte in generale) non può permettersi di essere inconsapevole, casuale, accidentale. Non può permettersi di non essere sorretta dall’intenzione.

In caso contrario, diventa un fatto meccanico e vuoto.

Allora sì, una presa in giro.

Quando si parla di fotografia, dunque, possiamo riformulare la frase slang americanaShit happens! (succede, è la vita, capita, ecc) con un: “Shit doesn’t happen!“.

Come nel caso di Manzoni, alcune fotografie potranno sembrarci banali o non artistiche. Potrebbero far scattare il famigerato pensiero del “questa la potevo fare anche io!”. Ma non saranno affatto banali, se dietro di esse c’è la ferma volontà di comunicare qualcosa, di dare corpo ad un significato. L’osservatore ha l’onere di approfondirlo, senza dare troppo per scontato.

Sia chiaro: ciò non significa che il caso non possa avere un ruolo. La Serendipità può avere un impatto importante, quando fotografiamo. Come diceva quello: “Cerchi l’ago nel pagliaio, e ci trovi la figlia del fattore!”.

Ma di qui a “scattare a casaccio”, ce ne passa un bel po’. 🙂


Fonti

[1] Flaminio Gualdoni, “Breve storia della ‘Merda d’artista’”, SKIRA

One Response to “Shit doesn’t happen! (La cacca non ‘capita’)”

  • Piero Manzoni (che visse appena 29 anni!), con tranquillità lo si può considerare un grande Artista concettuale. Visse anche fin troppo intensamente, e bevve anche troppo.
    Inscatolare le proprie feci (ma gesto poco veritiero, dato che è probabile che la dissacrazione fosse solo nell’etichetta!) oggi ci appare quassi “naif”, ma dobbiamo considerare il periodo in cui avvenne: i tetri e assai grigi anni del dopoguerra, dove in Italia c’era la vera dittatura chiesastica, affidata ad un partito chiamato “Democrazia Cristiana”.
    Se tutto quello che fa un artista è arte, lui affermava (auto-definendosi quindi Artista), qualsiasi artista potrebbe “produrre” per un mercato dei collezionisti simili eventi e prodotti di “scarto”.
    Va da sé, ironia “artistica”, che qualsivoglia artista in crisi di creatività, si recherebbe nel suo “gabinetto produttivo” e creerebbe immediatamente “Arte”.
    Ri producibilità del concetto manzoniano?
    Per fortuna ci rimane solo Piero Manzoni.
    Inimmaginabile pensare a collezionisti di scatolette di feci…….o il delirio del mercato incoraggerebbe simili demenziali collezioni e collezionisti?
    Coprofili del mondo, unitevi???