Il World Press Photo: che cos’è la verità?

On 23/02/2015 by Nicola Focci
La foto vincitrice di Mads Nissen (fonte: http://www.madsnissen.com/homophobia-russia/)

La foto vincitrice, di Mads Nissen (fonte: http://www.madsnissen.com/homophobia-russia/)

Oggi giorno, l’aria è divenuta infetta per la puzza di fotografia.

(Robert Frank parlando di fotogiornalismo, citato da Ugo Mulas)

E niente, il premio World Press Photo solleverà sempre discussioni.

Ciò che mi ha particolarmente interessato, però, non è tanto il dibattito intorno alla foto vincitrice (leggere in proposito il solito ed acuto Smargiassi) quanto una notizia ripresa dal blog del NYT: la giuria ha scartato il 20% delle fotografie ammesse alla fase finale << a causa di una post-produzione eccessiva (e talvolta sfacciata)>>.

E’ strano a dirsi, perché le regole del concorso sono chiare e richiedono anche l’invio del file RAW (quindi non si scappa).

Sta di fatto che il numero di foto squalificate quest’anno è triplicato rispetto alle passate edizioni, <<spesso a causa di elementi aggiunti o sotratti alle immagini>>. Tali manipolazioni sono state ritenute “non accidentali” (!) dai giurati: uno di essi, anzi, le paragona all’assunzione di anabolizzanti da parte di campioni sportivi truffaldini.

Criteri di accettabilità

Mi punge quindi vaghezza di dire (rapidamente) la mia su un dibattito ahimé abbastanza trito: che cosa è accettabile e cosa no, quando si parla di fotogiornalismo?

Clonare o rimuovere è vietato? E ritagliare? E la luce del flash, che di sicuro non è naturale? E l’intenzione del fotografo nello “sviluppare” la foto, dove la mettiamo?, va stralciata del tutto?

Io dubito fortemente che si possano definire dei contorni netti e oggettivi, a mo’ di norma ISO.

Siamo sinceri: la manipolazione in ambito fotogiornalistico è vecchia quanto la fotografia stessa, abbondantemente praticata – come sappiamo – anche ai tempi della pellicola: Stalin faceva sparire i suoi avversari, la ragazzina al napalm è stata resa più tragica con un ritaglio teso a rimuovere il “codazzo” di cameramen a fianco, la foto segnaletica di OJ Simpson fu resa molto più scura e truce da “Time”, e così via.

ojsimpson12

Per converso, esistono documenti fotografici che, pur essendo del tutto “irreali” rispetto a ciò che avrebbe registrato l’occhio umano sul posto, esprimono benissimo il pathos dell’evento fotografato: è il caso delle foto di Capa al d-day.

Oggi la tecnologia digitale ha reso questa “manipolazione” molto più facile e veloce. Ma personalmente non ci vedo alcuna invasione barbarica. E mi fan ridere quelli che sostengono che, siccome ieri era più complicato manipolare rispetto ad oggi, ieri era accettabile mentre oggi no! (Somiglia tanto a quell’assurdo concetto del “difficile=elevato” che piace tanto agli elitisti dell’arte non contemporanea… ma sto divagando, e su questo argomento torneremo presto!).

Ponzio Pilato

Trovo invece interessante la testimonianza (sempre sul NYT) di un fotografo scartato, che esprime un parere ponziopilatesco ma sensato:

Che cosa è verità? La fotografia, di sicuro, non lo è. La fotografia nasce da un artificio. La stessa immagine può essere sovraesposta o sottoesposta, e non sarà mai comunque “la verità” – ma soltanto un’interpretazione del mondo di fronte a noi.

(link citato)

Non ha tutti i torti, per come la vedo io. 

E Smargiassi rincara la dose, osservando che la foto vincitrice è tutto fuorché uno scatto di cronaca:

E’ abbastanza evidente che i due protagonisti della scena sanno della presenza del fotografo, sono d’accordo con lui, recitano per lui…

(link citato)

Alla Fantozzi

Mi verrebbe quindi da dire che il fotogiornalismo sia come la corazzata Kotiomkin di Fantozzi: una cagata pazzesca… Se lo si intende come lo intende la fondazione del World Press Photo:

WPP

<<Comprensione del mondo sì>>, ma non quello esterno ed oggettivo, bensì quello interiore al fotografo! 

E’ questa, per quanto mi riguarda, la vera essenza della fotografia.

E siccome si tratta di un mondo soggettivo, forse aveva ragione Ponzio Pilato: “Quid est veritas?”, “Che cos’è la verità?”.

“Ecce homo” di Antonio Cisleri (fonte: wikipedia)

 

5 Responses to “Il World Press Photo: che cos’è la verità?”

  • “Così è. Se vi pare”. Che la fotografia ritrae la realtà fu un concetto che già i primi pionieri del dagherrotipo si tolsero dalla testa. Concordo con te quando dici che tutto altera la realtà, il punto è che il WP i paletti deve metterli altrimenti domani gli arriva un bel dipinto 🙂 Per il resto sono d’accordo con te: esiste solo l’interpretazione del fotografo e anche la sua capacità di ingannare lo spettatore. Sarà poi lo spettatore che dovrà crearsi la sua verità che potrebbe anche esser diversa da quella del fotografo.

    • La fotografia vincitrice non si discosta molto da un dipinto… 😉
      Scherzi a parte, e secondo me, il nocciolo della questione non è sul mettere paletti o meno, ma “quali” e “quanti”.
      Considera che un regolamento ci sarebbe già; eppure…
      Se ho ben capito, comunque, faranno degli addendum al regolamento per specificare meglio cosa è “manipolazione” e cosa no. Sarò curioso di leggerli!

  • Condivido tutto quello che hai scritto, anche il fatto di chiarire nel regolamento cosa si intende per “manipolazione”.

    In merito alla foto, può anche essere bella a primo impatto, ma il fatto che sia tutto costruito e innaturale fa perdere credibilità. Qual è il significato? E proclamando vincitrice questa foto qual è il messaggio che si vuole dare al mondo della fotografia?

    • Bella domanda, Francesco!
      Io credo (da quanto ho letto) che sia necessario approfondire il lavoro di Nissen, ambientato in una zona del mondo più omofoba rispetto a quanto siamo abituati.
      Ecco quindi che l’immagine è forse banale (fo per dire) nel nostro contesto, ma in altri no.
      Anche in questo senso, però, trovo che lo scatto sia un po’ troppo costruito come giustamente rilevi tu…

      • Ovviamente non è una critica al fotografo, solo lui conosce il vero significato e come suggerisci tu, approfondirò il suo lavoro.
        Quello dell’omofobia è un messaggio importante e forse è per questo che la giuria ha scelto la foto.