Preghiera semplice: genesi di un progetto

On 26/02/2015 by Nicola Focci

Dopo la mostra dello scorso Novembre, avevo pensato di proseguire sulla stessa strada tematica.

Avevo cioè pensato di proporre un nuovo ed unico progetto (anziché tre microprogetti) sempre approfondendo quel concetto del “principio di Indeterminazione” che avevo sommariamente descritto nell’intervista in galleria. Il “nuovo” progetto sarebbe stato così composto:

  • Quindici fotografie – alcune delle quali prelevate dai tre microprogetti – accompagnate da una semplice didascalia;
  • Un tema comune (sommariamente, la “fotocamera che modifica la realtà”);
  • Nessuna coerenza a livello di soggetti;
  • Il focus sull’emozione che scaturisce dalla singola fotografia, ossia ciò che prova l’osservatore nel confrontarsi con un’interpretazione di realtà.

Bologna, via Agucchi, Settembre 2013

“Sarebbe stato”, nel senso che ho lasciato perdere tutto.

E pensare che… ero bello carico! Avevo persino predisposto la mia brava check-list…

Checklist_proj

…nonché aperto un dominio “principioindeterminazione.eu” per creare un portale ad hoc del progetto! (E adesso, ahimé, non so più che farmene!).

Ma niente. Insomma, metto da parte tutto.

Cos’è successo?

A farmi cambiare idea non sono state tanto le critiche (costruttive) che qualche mio amico aveva avanzato; ad esempio il fatto che questo progetto, se non ben compreso, rischiava di apparire come un “marmellatone” di scatti incoerenti e senza filo comune.

No. La prima considerazione è stata sul senso di quello che stavo facendo… scatenata dalla domanda fatidica: ma se fossi l’ultimo essere umano rimasto sulla terra, lo farei comunque?

La risposta a questa domanda mi ha portato ad una consapevolezza cruda ma definitiva: questo progetto non era sufficientemente “sentito” e “personale”.

Mi ha portato a domandarmi su cosa davvero io volessi concentrarmi, cosa volessi comunicare, quali fossero le mie ossessioni o anche solo le mie paure. Le mie esigenze reali.

Verso la riscoperta

Resto fermamente convinto che l’arte (in generale) debba sempre partire da un disagio, da qualcosa “che non torna”, o comunque dall’interrogarsi da parte dell’artista.

Ed è stato abbastanza facile, per me, capire quale sia un problema che – a 44 anni suonati – mi pone molti interrogativi: la fede.

Io sono cattolico praticante. Ma sono anche quel genere di fedele che agisce quasi sull’onda della consuetudine. La mia fede è sterile, abitudinaria, poco sentita.

In un momento della mia vita in cui ho quasi tutto e posso dirmi soddisfatto su quasi tutto, mi manca il senso di questo “quasi tutto”. Non posso illudermi che basti a sé stesso. O meglio: non riesco a farmelo bastare.

Non è una crisi religiosa, perché io credo in Dio… E vi credo perché non vedo alternative, perché senza Dio non mi spiegherei tutto questo, perché razionalmente mi è impossibile pensare che siamo il frutto di un casuale inzuccarsi di cellule.

No, il mio problema non è tanto quello di trovare la fede, ma semmai quello di riscoprirla.

Tornare a viverla come se la incontrassi per la prima volta, in modo puro, spogliato dalle consuetudini, andando alla radice. Quasi come se fossi un bambino alle prese col catechismo.

Ma cosa c’entra la fotografia?

C’entra… perché diventa, per me, un mezzo per capire ed esprimere.

  • Capire” nel senso che diceva Sant’Agostino col suo famoso detto <<Crede ut intelligas, intellige ut credas>> (<<Credi per capire, capisci per credere>>). Ecco quindi che la fase di “studio” di questo progetto ha proprio il fine di rafforzare e riscoprire la mia fede.
  • Esprimere“, perché mi sento molto motivato ad essere strumento di questa riscoperta, lavorando visivamente, portando all’osservatore la mia testimonianza. Comunicando il mio percorso.

La Preghiera Semplice

Certo però che un filo conduttore è comunque necessario: si parla pur sempre di fotografia!

Ho ripensato allora a quando andai ad Assisi, due anni fa.

Quel posto è incredibile (penso lo sia anche per chi è ateo…), perché è intriso di spiritualità. Scatena mille sensazioni e domande ed emozioni.

Nella Basilica Superiore, presi un santino sul cui retro era scritta una preghiera. La conoscevo, perché è celeberrima… però mi fece riflettere molto. E, da allora, quel santino è sempre rimasto con me, nel mio portafogli.

Ecco: a volte, il “filo conduttore” è così ovvio e scontato ed a portata di mano, che lo si perde paradossalmente di vista!

La mia idea è dunque quella di descrivere visivamente le quindici strofe della Preghiera Semplice

Una preghiera tradizionalmente attribuita a San Francesco d’Assisi, ma in realtà scritta in tempi molto più recenti, anche se in effetti abbraccia totalmente gli ideali del francescanesimo.

Un bell’impegno

Non è questa la sede per approfondire gli aspetti “teologici” di questa preghiera; ma non c’è dubbio che, per il fedele, sia un bell’impegno in prima persona: che io sia strumento, io porti, io comprenda, io consoli, io ami, io perdoni… è tosta, altro che.

Ma sono convinto che riflettendo approfonditamente su quelle quindici strofe – e facendolo anche visivamente – qualcosa nel cuore finisca poi per succedere.

Non ho la certezza che sia così; ma anche questo, infondo, deve essere un atto di fede.

Un bel rischio

Da un punto di vista fotografico, la scommessa è ovviamente quella di rappresentare in modo credibile quei concetti.

Anche se ne scrivo solo ora in questo blog, ci medito sopra da quasi due mesi… perché non è affatto facile. Ognuna di quelle quindici fotografie sarà un piccolo parto; ed il rischio di finire in nulla (cioè in qualcosa di non efficace come vorrei) è alto.

Qualcosa forse si recupera dai miei negativi passati. Forse.

Molto altro, probabilmente, dovrò farlo ex novo.

Però sento che la mia strada debba essere quella! Appunto perché è una strada, un percorso, un cammino… e prescinde in parte dal risultato finale.

2 Responses to “Preghiera semplice: genesi di un progetto”

  • Un tema impegnativo Nicola, ma sono sicuro che riuscirai a portarlo a termine in modo egregio. Impegnativo perchè l’ho affrontato anche io il tema religioso mosso da considerazioni simili alle tue. Solo che dopo moltissime foto fatte nei luoghi più disparati non sono riuscito atirare le fila del discorso, mi sembra che manchi qualche cosa ed ora il progetto langue nei miei archivi abbandonato in attesa di qualche cosa che non so se mai verrà. Ma le tue motivazioni e pianificazione mi fanno giustamente ritenere che tu potrai avere maggiore fortuna. Spero di poterlo vedere al più presto e chissà magari sarà fonte di ispirazione anche per me.

    • Speriamo!
      Però non è mai troppo tardi, nemmeno per il tuo progetto accantonato. Magari ora, a distanza di tempo, potresti trovare la spinta e le idee per concluderlo! 😉
      Grazie del passaggio!