Se usi il treppiede, la stai facendo sporca

On 04/05/2015 by Nicola Focci
La chiesa di San Martino a Bologna

La chiesa di San Martino a Bologna

Sabato mattina, centro di Bologna, chiesa di San Martino sita nella omonima piazza.

Zittisco il cellulare, entro, faccio la genuflessione, e inizio ad osservare.

Vedo subito un ponteggio in legno che copre una colonna, e lo trovo interessante.

Nelle panche adiacenti non c’è nessuno, la chiesa è semideserta, la luce è ottimale.

Con la massima cautela per non fare rumore, apro il mio treppiede e vi colloco sopra la Rolleiflex.

Non ho nemmeno iniziato a misurare la luce, che si avvicina un uomo a passo spedito. Fa il classico schiocco con la lingua a dire “no no no”, e agita anche il dito indice. Mi apostrofa seccato:

– Cosa sta facendo?

Non ha abito talare o colletto: indossa una polo blu e un paio di pantaloni kaki. Dal collo gli pende una croce Tau, che però non gli fa molto onore… Se non altro perché ha pure una considerevole alitosi all’alcool.

Rispondo in modo pleonastico:

– Faccio una fotografia!

– Non si può. E per cosa fotografa, scusi?

– Un mio progetto sugli interni di chiese. Ma come non si può?, non c’erano avvisi all’esterno…

– Eh ma lei mica può entrare qui e fare come se è a casa sua!

– Non creo problemi a nessuno e non disturbo nessuno: faccio una fotografia, e me ne vado.

– Disturba la chiesa.

– Ma che vuol dire, scusi?

– E poi deve chiedere il permesso a me. A me non me l’ha chiesto, e quindi ora se ne va. [Passando inopinatamente al tu, n.d.A.] Qui non è che puoi fare quello che ti pare come se è casa tua.

– Però scusi, a me risulta che non sia nemmeno la sua, di casa. Perché quindi devo chiedere il permesso a lei?

Si avvicina minaccioso e mi fissa negli occhi:

– Senti, cumpà! Adesso sbaracchi tutto, e ti levi.

Stavo per replicare, ma una signora si avvicina e mi fa giustamente notare che il nostro tono di voce si è alzato un po’ troppo. Lascio perdere, faccio su le canne, mi genufletto, e prendo l’uscio.

Avrei potuto fare mille domande sensate a quell’uomo (ad esempio: ma lei chi è?) però come al solito a caldo non mi vengono mai in mente.

Prima considerazione di natura religiosa (gli atei possono passare direttamente alla seconda!)

Sono perfettamente consapevole che la chiesa, per noi cattolici, è la casa di Dio. E sono consapevole che ci vuole rispetto. Per questo motivo ho zittito il cellulare, mi sono inginocchiato, ed ho controllato che vicino al mio treppiede non fossero presenti fedeli in preghiera (in quel caso avrei rinunciato, consapevole di recare disturbo).

Può, dunque, una fotografia in chiesa diventare un gesto irrispettoso a prescindere?

Io credo che dipenda dalla finalità… che nel mio caso è tutt’altro che torbida. Semmai, anzi, il mio intento è di valorizzare e “riscoprire” il luogo del nostro culto (non “uno” in particolare, ma proprio il concetto in generale: per questo sto girando diverse chiese).

Continuo a sostenere di non aver fatto nulla di sconveniente. A me danno fastidio molti atteggiamenti che vedo in chiesa (mani in tasca, chewing-gum masticati rumorosamente, cellulari che suonano…) e sono sempre stato attentissimo.

Seconda considerazione: ci danno per scontati

L’altro aspetto è questo: se apri un treppiede, cominciano a guardarti storto.

Perché il problema è quello: il treppiede.

Se entravo “di soppiatto” con una digitale a 3200 ISO o uno smartphone e facevo la mia foto, quasi sicuramente il tizio della fiatata pestifera non mi avrebbe detto niente. Del resto, le chiese del centro di Bologna sono piene di turisti che scattano e riprendono. Se non c’è cartello all’ingresso, nessuno obietta alcunché.

Ma se apri un treppiede, ecco che automaticamente stai facendo qualcosa di “serio”, e quindi – necessariamente – anche di pericoloso. Aprilo ai bordi di una strada, e la gente pensa che sia un autovelox. Aprilo in una piazza, e subito si crea il largo. Aprilo davanti ad un edificio, ed i condomini vengono a protestare. Aprilo in chiesa, e ti dicono che quella non è casa tua e mica puoi fare come ti pare.

Che tu sia un giornalista o un paparazzo o un ficcanaso o qualunque altra cosa, hai il treppiede, e quindi sei qualcuno che per forza la fa sporca.

Superciuk_ruba_ai_poveri_per_dare_ai_ricchi

Ora io mi domando e dico: ma in quale momento del nostro stadio evolutivo, con precisione, è passato questo concetto aberrante?

E mi domando anche: si tratta di una stortura tutta italiana, oppure è lo stesso anche negli altri paesi? A giudicare dalle assurde e castranti regole sulla privacy che abbiamo qui, ho il sospetto che altrove non ci sia questa stortura. Magari, anzi, chi apre un treppiede viene visto con rispetto… e non con sospetto!

Me ne rammarico pesantemente… Perché a me, pellicolaro per scelta, il treppiede serve. Eccome se serve. Se ha ragione Ken Rockwell nel sostenere che il digitale ha “ucciso” i treppiedi (ed ho qualche dubbio in proposito), a me ancora serve.

E non mi sento di delinquere per questo.

8 Responses to “Se usi il treppiede, la stai facendo sporca”

  • Magari avrà pensato che volevi lucrare sulle foto. Spesso le foto sono proibite proprio per poter vendere il ‘librino’ della chiesa, o per eventualmente concordare una cifra con la rivista e/o quant’altro finanzi il ‘progetto’.

    Ammetto però, che se devo usare il treppiede, prima, cerco il responsabile del luogo e chiedo permesso. In molte chiese il pavimento è anche un’opera d’arte, o addirittura un sepolcro. Non si sa mai che cosa si calpesta, se lo si può danneggiare, eccetera eccetera.
    E’ poi vero che uso una digitale, e il treppiede lo uso per lo più nelle foto notturne. In luoghi così bui, preferisco il gorilla pod, che è molto più discreto, e nel caso non riesca a individuare un religioso, o un responsabile, mi rende meno evidente. Magari mi siedo su una panca, lo appoggio ci applico la macchina, e scatto col telecomando. Click e fuga rapida! 😀

    • (Il GorillaPod deve essere molto comodo!)
      Ma vedi, Glauco, il punto è proprio questo: io NON voglio fare una cosa “in camuffa”, proprio perché sono convinto di non fare nulla di male! E questo né da un punto di vista religioso, né da qualsiasi altro punto di vista.
      Se invece il divieto esiste, c’è comunque modo e modo per farmelo notare: non certo con quell’arroganza lì. Magari aveva ragione lui; ma così facendo, si passa rapidamente dalla parte del torto – secondo me.
      Grazie del passaggio! 😉

      • Se usi una rollei, il gorillapad è meno importante che per altre fotocamere: lo scopo del gorillapad è appoggiare la macchina su tavoli, davanzali, panche e oggetti simili, e poter comunque inquadrare e scattare: la rollei si può appoggiare direttamente, tanto il pozzetto si guarda da sopra, e ciò permette comunque di controllare l’inquadratura.

        • In realtà credo che la comodità del GorillaPod stia nelle “gambe” pieghevoli, in grado di ancorare la fotocamera in situazioni dove nemmeno una biottica potrebbe restare ben appoggiata (pali, ringhiere strette, eccetera).
          (Dal sito GorillaPod)

  • Hai ragione da vendere! Purtroppo spesso ci si imbatte in storie simili che mortificano la fotografia e vien voglia di abbandonare tutto: ciò non si sa per qual motivo non si può esser professionali in questo Paese. Se usi lo smartphone e invii la foto in tempo reale a tutti gli ipotetici terroristi del mondo puoi farlo, ma se usi il treppiede e la pellicola e prima che vedrai la foto stampata magari passa anche più di una settimana ecco che pensano che ne vuoi trarre profitto e tutto è vietato! Posso solo esser solidale con te e, per quanto banale (mi sono trovato in posizioni simili), ti consiglio sempre di parlare prima col parroco e spiegargli per bene cosa intendi fare e magari, purtroppo dico, lasciare anche una offerta. Duole ripeterlo ma alcune volte la Casa del Signore diventa l’orticello del parroco!

    • Altro che orticello… direi orto gigante! 😀
      Grazie del contributo, Domenico.
      Devo dire che se vedo il parroco o anche la classica sciùra che pulisce, chiedo sempre il permesso. Ma in questo caso non c’era nessuno… e l’uomo è sbucato dal nulla, proprio non lo avevo visto.
      Forse avrei dovuto girare per tutta la chiesa e infilarmi in canonica, cercando qualcuno; ma credo che, così facendo, avrei creato più scompiglio che non scattando la mia foto in silenzio e togliendomi dai piedi altrettanto in silenzio.
      Poi è chiaro che i divieti, se espliciti, si devono rispettare senza “se” e senza “ma”.

  • Spero solo che quello non fosse il parrocco, perchè in questo caso sarebbe doppiamente triste questa “accoglienza” nella casa di Dio… dove chiunque dovrebbe sentirsi un po’ a casa propria (ovviamente tenendo conto del rispetto che il luogo richiede).

    Non è giusto, ma quando si fotografa con il cavalletto bisogna fare più attenzione del solito…certo che in questo caso, se non ci sono divieti e non c’è nessuno, proprio non si capisce perchè uno non possa fare una foto, e magari regalarne una copia anche alla parrocchia…

    Spero tu possa avere un’altra occasione per scattare la foto che volevi fare!