Di ritorno dal Giappone

On 01/09/2015 by Nicola Focci
Koyasan, Giappone, Agosto 2015

Koyasan, Giappone, Agosto 2015

Eccomi a scrivere di nuovo sul blog, ad una settimana dal rientro in Italia.

Io e mia moglie siamo stati via un paio di settimane, girando l’arcipelago giapponese con i treni veloci Shinkansen. Per chi fosse interessato al dettaglio, il “diario” di viaggio è qui: http://giappone2015.tumblr.com/

Naturalmente, la fida Rolleiflex è stata con me. Eccola qua, tra i torii rossi (in miniatura) di Fushimi-Inari a Kyoto:

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In questi giorni la temperatura dell’acqua corrente in casa è sui 25 gradi, ossia il filo del rasoio per quanto riguarda la soglia di sicurezza nello sviluppo delle pellicole. Potrei usare un bagnomaria al ghiaccio, ma preferisco aspettare… anche per dare tempo alle immagini di “marinare sul supporto chimico” e cioè lasciare un certo distacco di tempo tra lo scatto e la visione dello stesso. Come ho anche scritto sul mio libro, l’analogico ha il vantaggio (per me almeno) di togliere l’immediatezza e quindi fare in modo che la valutazione delle fotografie non sia influenza dalle sensazioni a caldo.

Detto questo, la novità rispetto agli anni scorsi è nel numero di pellicole fatte.

Infatti torno dal Giappone con “soli” cinque rullini e mezzo da 120 scattati, ovvero meno della metà rispetto all’Islanda (2014) e agli USA (2013).

Trattandosi di un paese così variegato e diverso dal nostro, reputo che questo sia una specie di record! Ai tempi in cui scattavo in digitale con la DSLR, sarei sicuramente tornato con un numero di fotografie a 4 cifre…

Ma non ho fatto altro che mettere in pratica ciò che scrivevo nell’ultimo articolo prima delle ferie (“Il segreto per scattare di meno in vacanza”) e cioè farmi guidare dall’istinto e non dalla spinta automatica a documentare il luogo. Quest’ultimo ambito, l’ho lasciato al digitale (del mio cellofono Lumia) e al blog Tumblr di cui sopra.

Insomma, ho usato la Rolleiflex non per raccontare il Giappone che si vede già nelle cartoline o su Flickr o su 500px, ma lasciando l’istinto libero di percepire quello che voleva.

Se il mio occhio ravvisava un’immagine “degna” secondo l’opinione della mia “pancia”, inquadravo e scattavo. A prescindere da dove fossi o da quale soggetto avessi davanti. Per quello che ne poteva sapere lui (l’istino appunto), potevamo essere anche in Cina o persino nella periferia della mia Bologna!

Della catasta di legno ad inizio pagina, per esempio, ho fatto una fotografia anche in pellicola. Non ricordo onestamente se “esattamente lei” o con inquadratura diversa, perché la mia memoria è molto labile… ma di sicuro il soggetto era quello.

Quale il risultato di tutto ciò? Beh, sono curioso anche io di scoprirlo! O meglio: sono pressoché sicuro di saperlo… ma come sempre sarà la camera oscura a dare la certezza assoluta. Poi, ovviamente, non mancherò di pubblicarlo qua.

Quanto al resto, e cioè le mie sensazioni sul Giappone e i giapponesi, rimando al già citato micro-blog.

Dal punto fotografico, il paese è quello che ci si aspetta, e cioè una miniera di spunti interessantissimi.

E’ anche molto meno costoso di quanto si crede; cosa che vale pure per il viaggio aereo (l’elemento più oneroso) se lo si prenota per tempo.

3 Responses to “Di ritorno dal Giappone”

  • Sicuramente un Paese interessante, il Giappone. Ho seguito parte delle tue avventure attraverso il social network e alcune volte sono rimasto affascinato. In effetti mi chiedevo come procedesse con la Rolleiflex ed ora mi tolto il dubbio. In effetti il tuo approccio lo considero assolutamente il migliore. Di sicuro la fotografia ha non ha bisogno di premere complessivamente un pulsante di scatto ma di riflessione di fronte ad una idea.

  • Sono proprio curioso di vedere i risultati! I “soli” 5 rulli devono essere la prova che hai interiorizzato la cultura zen della meditazione 😉

    Sulle code…sabato sono stato a Expo e il padiglione del Giappone aveva 4 ore di coda. Forse per gli ideatori del padiglione, la coda era una parte integrante della visita!

    • In Japponia, si sarebbero messi in coda con sorriso sulle labbra… anzi, forse la coda sarebbe stata per loro più esaltante della visita al padiglione! 😀 (La struttura però è bellissima: incastri di legno dove è il vuoto a determinare la solidità. Questo sì, è molto Zen!).