Quando Alexa entra in camera oscura

On 17/06/2019 by Nicola Focci

La “domotica” è:

Studio delle tecnologie adatte a migliorare la qualità della vita nella casa e più in generale negli ambienti antropizzati.

(così la sempiterna Wikipedia).

La Camera Oscura rientra indubbiamente nell’ambito di questi “ambienti antropizzati”; e devo dire che tali tecnologie possono risultare davvero utili – per quanto, e lo confesso, avessi più di qualche preconcetto al riguardo.

Premetto che la mia esperienza riguarda Amazon Alexa, ma esistono altri sistemi ugualmente validi (che però non conosco e quindi non posso parlarne sensatamente).

Cosa è dunque possibile fare con (o meglio far fare ad) Alexa, in camera oscura?

Luci

Intanto, Alexa può comandare le luci, ad esempio attraverso una “ciabatta smart”.

Quest’ultima non è altro che una normale multi-presa elettrica dotata di controllo vocale con Alexa (o chi per lei). Ciascuna e singola presa della ciabatta, cioè, può essere spenta o accesa usando il comando vocale.

Io ho collegato le luci bianche ad una presa (chiamata appunto “bianche”), e luci rosse ad un’altra (chiamata “rosse”), e posso quindi comandare l’accensione/spegnimento ora delle une ora delle altre, senza dover mai usare le mani (spesso impegnate tra carta e bacinelle e quant’altro).

Per farlo, è sufficiente usare un comando diretto (“Alexa, accendi rosse”) oppure una routine (vedi dopo).

Queste ciabatte hanno in genere una presa di tipo schuko, ma la cosa si risolve tranquillamente con un comune adattatore.

Da segnalare che esistono anche lampadine smart direttamente pilotabili da Alexa senza dover passare da una ciabatta smart. Basta avvitarle nel portalampada, ed il gioco è fatto. In questo caso, Alexa può anche impostare il colore della luce e l’intensità. (A chi vorrebbe chiedermi se la loro luce rossa è anche inattinica, rispondo sinceramente di non aver ancora verificato la cosa! Per ora, utilizzo ancora le care e vecchie lampadine rosse a filamento).

Timer

Alexa è in grado di gestire timer in modo molto semplice: basta dire “Alexa, imposta un timer di [X] minuti”.

Al termine di quegli [X] minuti, Alexa emetterà un suono di avviso (e il suo anello si illuminerà: vedere più sotto alla voce “Non è tutt’oro..”).

E’ anche possibile chiedergli a che punto è il conteggio (“Alexa, a che punto è il mio timer?”), per l’ovvio motivo che non si dispone di un display (almeno nelle unità Alexa prive di schermo LCD, come i due Echo Dot che ho io in camera oscura).

L’utilità di questa funzione è evidente quando bisogna inserire una stampa in fissaggio o lavaggio, e si hanno le mani logicamente impegnate nella manipolazione della stessa.

Climatizzazione

Siccome la mia camera oscura non dispone di termosifoni, per scaldare l’ambiente utilizzo una comune stufetta elettrica. Anche questa è stata collegata alla suddetta “ciabatta smart”, ed è quindi attivabile e disattivabile “a mano libera”.

Con la stessa logica, ovviamente, si possono comandare anche condizionatori o unità simili.

In alternativa alla ciabatta smart, esistono anche interruttori elettrici che funzionano col medesimo principio.

Interfono

Se si ha un’altra unità Alexa in altra parte della casa, è possibile utilizzare il sistema come interfono per comunicare con gli esterni ed evitare quindi indesiderate… intrusioni nella nostra batcaverna analogica.

La comunicazione si può bloccare attivando la funzione “Do Not Disturb”: il chiamante viene informato del fatto che il chiamato al momento non può rispondere.

Musica

Banalmente, Alexa può riprodurre una playlist (da Spotify o Amazon Music) o la radio (utilizzando TuneIn).

Il comando vocale consente di attivare la riproduzione, arrestarla, alzare o abbassare il volume, eccetera – il tutto sempre ed ovviamente avendo le mani libere.

Io ho acquistato due Alexa Echo Dot, e li utilizzo come coppia di speaker stereo left/right. Ovviamente non ci si può aspettare un suono da impianto HiFi esoterico; ma risulta comunque ampiamente sufficiente per gli scopi.

Routine

Dove però Alexa eccelle e “impacchetta” al meglio quanto sopra, è nella gestione delle routine.

La “routine” non è altro che una sequenza di comandi automatizzata, che viene creata sulla app Alexa dello smartphone, e può essere attivata con una frase chiave da pronunciare.

Questi comandi in sequenza possono compiere varie attività, quali attivare dispositivi di domotica analoghi a quelli sopra descritti, impostare un timer, far dire qualcosa ad Alexa, cambiare la luce di una lampadina smart, eccetera.

Faccio un paio di esempi concreti.

“Stampiamo”

Ho creato una routine Alexa che, quando dico “Alexa, stampiamo!”, compie le seguenti azioni:

  1. Spegne tutte le luci bianche.
  2. Accende tutte le luci rosse.
  3. Attiva la modalità “Do Not Disturb”.
  4. Dice “Buon lavoro!”.

Un’analoga routine, “Alexa!, luce”, spegne le luci rosse ed accende quelle bianche – nel fatidico momento in cui si tira fuori la stampa da fissaggio per vedere il risultato! La routine riattiva anche l’interfono.

“Laviamo”

Questa routine è un po’ più articolata, ma molto utile.

Premetto che, per il lavaggio delle baritate, io utilizzo la pluricollaudata procedura Ilford. Ebbene, ho creato una routine Alexa che, quando dico “Alexa, laviamo!”, compie le seguenti azioni in sequenza:

  1. Dice “Avvio ciclo di lavaggio per carta baritata”.
  2. Disabilita la funzione “Do Not Disturb”
  3. Dice “Primo passaggio: cinque minuti in acqua corrente”.
  4. Attende 5 minuti.
  5. Dice “Secondo passaggio: dieci minuti in wash aid”.
  6. Attende 10 minuti.
  7. Dice “Terzo passaggio: cinque minuti in acqua corrente”.
  8. Attende 5 minuti.
  9. Dice “Lavaggio terminato”.

Credo che l’utilizzo sia banale! Una volta avviata la routine, devo solo spostare la stampa nei vari “siti” (vaschetta con Wash Aid o recipiente di lavaggio) quando Alexa mi dice di farlo, e nel frattempo posso dedicarmi ad altro – senza dover osservare un timer o ricordare a che punto della procedura sono (confesso che, in momenti particolarmente confusi della mia vita privata (!), ho anche dimenticato se i “cinque minuti” in essere erano relativi al primo passaggio o al terzo passaggio).

Da remoto

Una “chicca” delle routine, è che si possono attivare anche da smartphone e senza dover necessariamente essere presenti nella stanza. La cosa è comoda quando, ad esempio, si vuole accendere la stufetta della camera oscura in anticipo.

Non è tutt’oro…

Sembra tutto bellissimo!, non è vero?

In effetti, lo è.

Ma ci sono alcuni caveat dei quali è bene essere ben consapevoli.

  • La Camera Oscura deve essere coperta dal range del WiFi. Alexa funziona utilizzando la connessione Internet, quindi questa condizione è necessaria.
  • Il settaggio dei dispositivi smart (ciabatte smart, lampadine, ecc) non è sempre rapido ed indolore. Detto in modo colloquiale: “bisogna smenarci un po’ dietro”. Questi dispositivi, infatti, hanno quasi sempre manuali in inglese maccheronico e non particolarmente esplicativi. Diciamo comunque che, in qualche modo, si riesce sempre a portare a casa il risultato… anche perché la procedura è più o meno simile (e per Alexa sfrutta il sistema degli “Skill”, che eviterò di approfondire!).
  • Alexa fa luce. Sembra ovvio a dirsi, ma il dispositivo è dotato di un anello luminoso che ovviamente si illumina (!) quando si pronuncia un comando o a fronte di alcune azioni (es. chiamata da interfono, fine di un timer, ecc). Per quanto ne so io, non esiste modo di “spegnere” questo anello luminoso… che, ça va sans dire, può impressionare il nostro materiale sensibile. La soluzione più drastica ed efficace è ovviamente coprire l’anello con nastro isolante nero; alternativamente, bisogna fare attenzione nei momenti più critici, evitando di pronunciare comandi (e magari attivare il “Do Not Disturb”).

Premesse queste avvertenze, credo comunque che la domotica possa e debba entrare a pieno titolo anche in camera oscura!

2 Responses to “Quando Alexa entra in camera oscura”

  • Ho comprato e letto il libro di Focci:MANUALE DEL BIANCO E NERO ANALOGICO.L’ho letto tutto d’un fiato perché è interessante e,direi,avvincente.Sono venuto a conoscenza di tante informazioni e di particolari sulla storia della fotografia e sui processi analogici di sviluppo e stampa dei negativi in B/N. Ringraqzio l’Autore per avermi offerto una tale opportunita’ e non mi esimo dal consigliare a tutti gli appassionati di fotografia analogica di seguire il mio esempio.