Non si può non comunicare
Si tratta di un famoso assioma della comunicazione: anche il silenzio (o un semplice sguardo) comunica qualcosa. La postura comunica. I gesti comunicano. Non è necessario esprimersi verbalmente.
Faccio un esempio. Mi presento in mensa con un grosso libro, trovo il mio posto a un tavolo libero e senza altri colleghi, “spiano” il libro davanti al mio piatto di riso al burro plastificato, e mi ci immergo sino alle orecchie.
Non ci vuole un genio per capire che ho tutta l’intenzione di leggermi il mio libro in santa pace consumando il mio pasto, senza interazioni umane di alcun genere!
E invece no: c’è sempre il/la collega che ti attacca bottone. Poco importa che tu stia leggendo: comincia a parlarti, pretendendo di interagire su argomenti peraltro poco interessanti come la cottura della bistecca o la nebbia mattutina.
In questo caso, evidentemente, la mia comunicazione non è stata recepita perché dall’altra parte non c’è la voglia o la sensibilità opportuna.
Accade anche con una fotografia. “Non mi dice niente!”, è un commento classico. Ma quasi sempre non ci dice niente perché siamo abituati alla logica frenetica e veloce del web: concediamo dieci secondi, e poi passiamo oltre. Non abbiamo la necessaria pazienza.
E invece no: una fotografia merita più di dieci secondi! Perché anche lei non può non comunicare.
Consideriamo ad esempio questa fotografia dell’artista canadese Jeff Wall:
Se non conoscete Jeff Wall, tanto meglio: osservate bene la foto (cliccatela per ingrandirla). Notate niente di strano?
Apparentemente no, è una semplice istantanea scattata fuori da un night club.
Però poi guardandola bene balzano all’occhio almeno due cose (e scrivo quelle che hanno colpito me):
- Non c’è nemmeno un minimo di mosso nelle figure. Pare una realtà congelata. Troppo congelata!
- Nessuna di queste persone guarda il fotografo. Certo: poteva essersi nascosto, o magari usava un teleobiettivo; però…
L’impressione è che la scena sia un po’ troppo perfetta, non vi pare?
E infatti è così: si tratta di una scena costruita. Abilmente e perfettamente costruita.
Jeff Wall è famoso per scattare fotografie che impiegano attori, luci, settimane di preparazione, e pesanti interventi di post-produzione. E’ quasi più un pittore, che un fotografo… ma una sorta di pittore che non nasconde il connotato di finzione tipico della pittura, bensì utilizza la fotografia per renderlo più credibile e misterioso.
Forse però non è necessario un saggio di fotografia, per capirlo! Basta guardare bene le sue opere.
Morale:
Purtroppo il mondo di oggi ti lasci al massimo 10 minuti in tutti i campi…. E invece le cose andrebbero viste, meditate e ripensate. Personalmente credo fermamente nel concetto di “lentezza” e maturazione delle idee che poi si traducano in fotografia o in parole poco importa, ma purtroppo oggi si va sempre verso il “tutto e subito” con buona pace della capacità di saper leggere una fotografia. Non ti è mai capitato di leggere biografie di fotografi dove trovi in bella vista il concetto: “Iniziai a fotografare lo scorso anno postando le foto su flickr”? Spesso per loro Bresson è uno sconosciuto e l’unica fotografia che conoscono è quella che hanno scaricato 5 minuti prima dalla digitale e a cui dedicheranno al massimo altri 5 minuti prima di metterla in FB!! Non parliamo poi di leggere libri perché qui il campo è ancora più ristretto…. ma del resto se si leggono solo le riviste di gossip o si guarda il grande il fratello non è che poi si fotograferà avendo presente Avedon o Bresson…. Fiuguriamoci se rispettano la tua volontà di leggerti il libro in pace!
Ben detto, Domenico! Io ho evitato di usare nel post il termine “cultura” perché è pericoloso (spesso si passa per altezzosi intellettualoidi) ma l’occhio secondo me è come un muscolo: per imparare a guardare, bisogna… allenarlo a guardare! E quindi sì, leggere e guardare… anche se i libri di fotografia stampati bene costano tanto (ed è vero) ma va visto come un investimento.
La tua osservazione sulle “biografie” è sacrosanta. Del resto “siamo quello che mangiamo” anche a livello di… nutrimento del cervello!
Grazie anche per la solidarietà sul leggere in pace! 😉
Andrea 22.04.2014
Ciao Nicola.
Sono perfettamente in linea con quello che scrivi. Purtroppo oggi (e non solo nel campo fotografico o editoriale) vige il “trend” (per tirarcela all’inglese) della velocità….cotto in due minuti e mangiato….anche in minor tempo !!!!!
Certe cose invece vanno (andrebbero) assaporate con un minimo di calma per poterle gustare appieno e assorbire le sensazioni che ti danno, altrimenti rimane solo un mordi e fuggi, che è un poco l’apoteosi della sterilità….
Piccola consolazione, vedo con piacere che qualche “lumaca” esiste ancora…
Per la lettura in mensa consiglio vivamente i tappi per le orecchie !! Farai forse la figura dell’asociale, ma almeno la lettura è salva…..
Grande Andrea! E’ vero: la tendenza di cui parliamo è purtroppo radicalizzata un po’ in tutti i campi della nostra vita, anche nel lavoro ad esempio. E’ figlia della falsa illusione che “velocità” faccia rima con “efficacia”.
L’altro giorno leggevo un interessante articolo sulla lettura, la cui teoria era: oggi leggiamo peggio (più velocemente e con meno attenzione) perché il web ci abitua così.
Forse c’è un fondo di verità. A me capita spesso – particolarmente la sera – di arrivare in fondo ad una pagina e rendermi conto che non ricordo una riga di quello che ho letto… 🙁
Ben vengano quindi “lumache” come noi!
Grazie del passaggio e dell’opinione! 🙂