“Al bugiardino” (Ode di Nicola Focci)
Una fotografia buona al 70% e stampata, è sempre meglio di una fotografia buona al 100% e mai stampata.(Libera interpretazione da Kernighan & Plauger’s)
Sono laureato in Chimica, ma non ho mai esercitato questa professione, quindi i miei ricordi in tal senso sono alquanto scarsi.
Oltre tutto la mia tesi (anno 1998) riguardava la cristallografia ai raggi X, una branca molto specifica e “informatizzata”.
Questo è il motivo per cui, le rare volte in cui ficco il naso dentro a un forum tecnico di fotografia analogica, resto frastornato. Per dirla in breve: ci capisco molto poco.
A volte mi infilo dentro a un thread dove si disserta ampiamente di diluizioni, microdensità, contrasto, turbolenze, diffusione, tempi misurati al centesimo di secondo, temperature al millesimo di grado… e mi viene rapidamente il mal di testa.
La risposta credo sia ovvia.
Ora: io ho scritto un libro sulla fotografia analogica, sicuramente di natura teorica. Però credo di aver affrontato anche molti aspetti più operativi e “filosofici”… senza contare che si tratta di un testo rivolto ai neofiti, dove si spiegano le basi. Quelle, posso dire di conoscerle bene; e quelle ritengo siano sufficienti… almeno “fare”, che è poi la cosa più importante.
Quindi voglio, in questa sede, elogiare uno strumento tanto bistrattato quanto (secondo me) utile: il “bugiardino” del rivelatore o della pellicola.
Mi riferisco al foglietto tecnico che riporta i tempi di sviluppo “da intendersi solo come guida” (cfr. Ilford), e che oggi si fa molto prima a scaricare da Internet, stante la malsana abitudine dei produttori a stamparlo in caratteri minuscoli (quando c’è!).
Il “bugiardino” è un nemico giurato degli alchimisti analogici e dei super esperti di teoria chimica. Guai a dire che tu sei solito seguirlo!, faresti la figura di un ottuso mestierante: “E’ indicativo, non è vangelo, non ci si deve fidare troppo, ecc ecc…”
Va bene; però da qualche parte bisogna pure cominciare. Il tempo di sviluppo di un Rodinal 1+50, non posso inventarmelo io: fosse per me, due minuti sarebbero pure troppo! Ben venga, quindi, se ho un punto di riferimento dal quale partire… nella supposizione che, forse, il produttore ne sa tanto quanto questi “super esperti”, e di cretinate nel bugiardino probabilmente non ne scriverà.
E se poi (ed è il mio caso) i tempi di quel bugiardino mi stanno bene e mi forniscono un processo ripetibile e tendenzialmente controllato, dai risultati soddisfacenti in termini di ciò che voglio dire e come voglio dirlo, perché devo complicarmi la vita e variarli?
Mica voglio che sulla mia tomba venga scritto “ha sperimentato tutte le combinazioni di diluizione di ogni rivelatore del pianeta” !
Le ore sono di sessanta minuti per tutti: o le passo a sperimentare, o le passo facendo fotografia. Preferisco fare fotografia! E gli sproloqui tecnici su densità e prelavaggi e diluizioni e turbolenze, li lascio volentieri ad altri.
Un fotografo deve essere giudicato per le sue immagini, non per come le ha ottenute. E se è vero che il processo determina il prodotto, è altrettanto vero che alla fine conta quest’ultimo… Anche se realizzate in un ambiente caotico, usando le stesse ricette da anni.
Le fonti delle foto:
[1] – http://www.johncyrphotography.com/page1/developertrays.html
[2] – http://www.claudiorampini.com/cpg/displayimage.php?album=2&pid=3#top_display_media
Sante parole!
Tralascio considerazioni su quelle persone la cui passione non è la fotografia, ma la tecnica e la chimica…
faccio una considerazione “didattica”
Vedo che spesso, quando si danno consigli e informazioni ai neofiti, non si ragiona in termini di costi e benefici… certe pignolerie comportano complicazioni che rischiano di annullare i benifici attesi, mentre alcune piccolezze sono fondamentali per un risultato soddisfacente.
Ai primi sviluppi, il buon senso dice di leggere quanto scritto sul bugiardino… ma vedo che molti si arrovellano in mille dubbi. Cercano sul web rassicurazioni e si ubriacano di informazioni non sempre comprensibili per un novello…. da cui capiscono solo che il tempo del bugiardino è da prendere come indicativo e…. finiscono sui vari digitaltruth e massive dev chart…. insomma dalla padella alla brace.
Esattamente: hai colto in pieno quello che volevo scrivere.
Quando si inizia un’attività, è necessario… fare, appunto. Anche perchè è “facendo” che si acquisisce anche la necessaria spinta per proseguire, la motivazione per andare avanti.
Se ci si incarta subito, è la fine.
Chi “insegna” ha la grossa responsabilità di indirizzare correttamente, anche all’antico adagio del “si impara facendo”.
A complicarsi la vita, si fa sempre in tempo dopo! 😀
Come diceva Toto’… è la somma che fa il totale 🙂