Megapixel, DPI, risoluzione, e stampa: eh??
<<Ho una macchina da XX Megapixel: fino a che dimensione di stampa posso arrivare?>>. Domanda tipica, dalla risposta apparentemente semplice: dipende dalla risoluzione scelta… che non c’entra nulla coi Megapixel.
Vediamo di approfondire la questione.
La mia DSLR è una Canon EOS 40D. Produce files di 10.1 Megapixel: per la precisione, 3888×2592 pixel. [Siete liberi di mettere, al posto di questi numeri, quelli della vostra fotocamera preferita].
Ricordate la geometria? Ebbene, il pixel è un punto, e quindi – per definizione – è adimensionale. Perciò, la domanda “quanto sono grandi le immagini prodotte dalla mia reflex a 10.1 Megapixel?” è priva di senso. Tutto infatti dipende da come vengono disposti (spaziati) questi punti sul nostro rettangolo cartaceo di stampa… cioè da quale sia la “densità” di questi punti.
Tale densità viene definita come risoluzione, e l’unità di misura è il “DPI” o “dot per inch”: quanti punti (dot) sono messi in output (stampati, visualizzati) da un determinato dispositivo, lungo una linea di 1 inch (pollice, corrispondente a 2.54cm). Più basso è il valore in DPI, minore è la densità di pixel, e più spaziati sono i pixel stessi. Esempio stupido, ma per capirsi: se ho 100 palline da tennis e devo inserirle in un rettangolo, la dimensione di quest’ultimo è tanto maggiore quanto più spaziate saranno le palline.
La risoluzione è un parametro arbitrario (cioè non dipende dal corpo macchina), che – come visto nell’esempio “tennistico” – a parità di Megapixel produce stampe grandi se ha valori piccoli.
Anche l’occhio umano – per quanto strumento meraviglioso – è soggetto a problematiche di risoluzione. In particolare, non è in grado di distinguere chiaramente la separazione di due pixel, se il valore di DPI è superiore a 300 ad una distanza di 25cm.
Per questo motivo, i “sacri testi” della stampa fotografica consigliano 300DPI quale risoluzione ideale per la stampa di elevata qualità. Un valore maggiore sarebbe inutile e superfluo, perché l’occhio umano non è in grado di beneficiarne.
Torniamo ora ai 10 Megapixel (3888×2592) della mia Canon EOS 40D. Supponiamo di voler ottenere una stampa con risoluzione di 300DPI: che dimensione avrà?
Per saperlo, è sufficiente dividere il lato lungo (3888) per 300, e convertire il risultato in centimetri. Quindi: 3888/300=12.96 pollici, ossia 12.96×2.54=32.92cm. Facendo gli stessi conti per il lato corto, si ottiene una dimensione di 21.95cm.
Ne consegue che, con una macchina da 10.1 Mpixel, la dimensione di stampa ottimale a 300DPI è 22×33 centimetri. Non grandissima!
E se voglio ottenere stampe più grandi? Devo calare i DPI. E’ un fatto matematico! Se per esempio voglio stampare un 50×70, i DPI diventano 141 (3888/141=27.57, che moltiplicato per 2.54 fa circa 70cm). E qui ho due strade: o stampo proprio a 141DPI (col rischio che la perdita in risoluzione deprima la qualità per via della minore densità di pixel sul foglio), oppure utilizzo un software come Photoshop o GIMP in grado di “riempire gli spazi” e “ripristinare” i 300DPI . Quest’ultima procedura si chiama ricampionamento, e funziona aggiungendo nuovi pixel in base ai valori cromatici di quelli esistenti (ma con perdita di particolari e nitidezza).
Il ricampionamento è solitamente la strada maggiormente battuta; però bisogna considerare anche un altro fattore: la distanza alla quale vengono visionate le stampe. Spesso viene trascurato questo elemento che, invece, nella vita reale è determinante! I “famosi” 300DPI dell’occhio umano, infatti, valgono per una distanza di 25cm; ma chi mai visionerebbe seriamente una foto 50×70, da 25 centimetri?? Se l’osservatore è più distanziato, ecco che una risoluzione inferiore a 300DPI è sufficiente, perché il suo occhio non sarà comunque in grado di discriminarla.
Matematicamente, si può calcolare infatti che la distanza minima di osservazione per una risoluzione di 141 DPI è 45cm. Una foto 50×70 vista da 45cm, viene vista come se fosse a 300DPI, anche se è stata stampata a 141 DPI e senza ricampionamento.
Questa ottima pagina web permette di calcolare la predetta “Distanza minima di osservazione data la risoluzione in DPI“, insieme ad altri interessanti valori. E’ consigliatissima.
grazie!