Una seduta di addestramento

On 11/05/2015 by Nicola Focci
Provini e stampe

Provini e stampe nel corso della nostra “seduta”

Zanna è un mio caro amico dei tempi delle superiori. Si sta interessando alla fotografia analogica, ed ho acconsentito ad invitarlo da me per una “seduta di addestramento” nella mia BatCaverna.

L’ho fatto solo perché si tratta di un vecchio amico: nella mia microscopica camera oscura di 2m x 1.5m, a malapena ci si sta da soli… figuriamoci in due! Però vabbé, in qualche modo siamo riusciti ad “impacchettarci” lì, ed a stampare sette o otto fotografie su carta politenata.

Era molto tempo che non stampavo il 35mm, e tutto sommato non ho provato alcuna nostalgia: trovo che sia più difficile da gestire rispetto al medio formato. E non solo per la definizione, comunque è insoddisfacente ai miei occhi. E’ anche per via dell’ingrandimento: la minima problematica sul negativo (una zona di contrasto inattesa, un difetto, una sfocatura…) si amplifica abnormemente. Non è decisamente il formato ideale per i “maniaci del controllo” come me! 😀

Tornando alla seduta di addestramento, devo dire che è stata divertente! Anche per chi, come me, ricopriva il ruolo del “docente”… peraltro agevolato dal fatto che Zanna aveva già fatto un corso di fotografia analogica e quindi capiva abbastanza rapidamente i concetti che gli facevo ripassare. Sebbene non fosse mai stato in camera oscura per tre ore di fila!

Insomma, ce la siamo passata benone.

Padroni del nostro destino

Quando c’era da prendere una decisione sul “quadrotto” (provino di forma quadrata, che personalmente preferisco alla striscia) quasi sempre chiedeva a me: “Non so… tu cosa faresti? Più contrasto?”.

Io, immancabilmente, gli rispondevo: devi decidere tu, il fotografo sei tu.

Questa è, credo, la prima lezione che Zanna ha imparato: siamo padroni del risultato finale, e questo nel bene e nel male. Nel bene, perché abbiamo le redini del processo; nel male, perché nessuno può sostituirsi a noi nella valutazione. E’ una responsabilità che dobbiamo prendere sulle nostre spalle. Nessun filtro automatizzato lo farà per noi.

Questione di mani

La seconda lezione che ritengo abbia ben imparato, è ovvia ma non banale, e ribadita anche da Ugo Mulas nella sua “Verifica” numero 7:

Nel Laboratorio, tutto si compie con le mani: prendere i fogli, metterli sotto l’ingranditore, mettere a fuoco, alzare l’ingranditore, abbassarlo, prendere il foglio, immergerlo nel fissaggio. Le mani sono dunque le protagoniste…

Significa che la manualità richiesta è tanta: non è un’attività comoda e rilassata!

Però è un’attività tutto sommato piuttosto semplice: i parametri da regolare sono pochissimi, i gesti sono sempre gli stessi. Dunque non bisogna spaventarsi.

Errare è umano

Non sono mancati gli errori.

Io ho buttato un foglio per colpa di una cretinata che faccio di frequente: non rimetto i filtri del contrasto dopo aver focheggiato, cioè dimentico di abbassare la leva che attiva la testa a colori.

Zanna invece ha aperto la carta con la luce accesa: ho strillato potentemente per fermarlo!, ma abbiamo comunque velato un paio di fogli.

Errori banali, certo; ma errori necessari.

Perché anche in camera oscura – come in tutte le attività umane del resto – si impara solo sbagliando. Quindi non bisogna dannarsi, ma capire l’antifona.

Come diceva quello: lo strumento più utile in camera oscura, è il cestino dell’immondizia.

Riassumendo

Per riassumere un po’ tutto, a fine seduta ho spiegato a Zanna che la stampa in camera oscura è impegnativa, ma non nel senso di “difficile”, quanto appunto nel senso che… richiede impegno. Se vuoi qualcosa di “cotto e mangiato”, non può funzionare:

  • Non puoi delegarla ad altri (un laboratorio, un amico) perché altrimenti la fanno come vogliono loro e non come vuoi tu. A meno che non sia un lavoro d’equipe.
  • La logistica è indubbiamente più complessa che non attrezzare una postazione per PC. Sto parlando di logistica, e non di tempi o costi, che secondo me non sono affatto superiori. Però ci vuole l’ambiente adatto; un PC, dove lo metti, sta.
  • E poi sì, richiede tempo. Tempo per apprendere le nozioni di base, tempo per metterle in pratica. Ma col digitale è lo stesso: non è che usare bene Photoshop e stampare bene su inkjet sia poi così banale… sta di fatto che stampare in camera oscura richiede tempo. x

Zanna era comunque piuttosto contento delle sue stampe.

Alla fine ha detto: “Certo che quando stampi da te, sai anche quale sarà davvero il risultato finale e come ottenerlo; e questo aiuta tantissimo anche in fase di scatto”.

Altra sacrosanta verità! Che, forse, da sola giustifica tutto questo grado di impegno.

2 Responses to “Una seduta di addestramento”

  • Ciao
    TU SEI UNA PERSONA PERICOLOSA …..sei contagioso ..non te l’avevano mai detto? …NO ? ..ora ti spiego il perchè…….. 😀
    leggendo questo tuo ultimo pensiero ,sono andato anche vedere i link che hai messo e …………mi hai risvegliato ,quello che mia moglie continua a bocciare con le piu’ incredibili scuse
    La MIA camera oscura ,che avevo intenzione di sistemare in un cunicolo che ho in cantina ,che è molto ….molto stretto e abbastanza lungo ,con un lavandino e uno scarico (insomma era destinato ad un bagnetto) l’aria arriva da una bocca di lupo nel soffitto ,ci sono dei lavori da fare prima di tutto sbarazzarla da tutto quello che è stato accumulato per anni ,poi dipingere e………….sistemare in ordine tutto il necessario ,sempre se ci sta ……….ora visto che sei tu la causa di questa mia “ricaduta” ,mi devi aiutare e ti chiedo ,se ti faccio sapere le misura esatte della stanza mi suggerisci come disporre tutto il materiale …….me lo devi ,ti devi prendere le tue responsabilita’ ……….. 🙂
    ciao
    un paziente in attesa di cure ………..

    • Hahaha, grande Alberto! 😉
      Molto contento di aver dato vigore a questa tua passione sopita…
      Quanto alla “logistica”, i suggerimenti sono poi pochi. Piazzare la luce rossa di sicurezza ad almeno un metro (abbondante) dall’ingranditore, e poi separare il secco dall’umido: non mi riferisco alla gestione dell’immondizia (!) ma al fatto che la zona secca (ingranditore) dovrebbe essere separata da quella umida (bacinelle) per evitare problemi ai preziosi negativi (una goccia fetente è sempre dietro l’angolo).
      Quest’ultimo suggerimento dipende ovviamente dalla dimensioni del cunicolo… che nel mio caso, ahimé, non lo permettono. Quindi io ho la bacinella dello sviluppo quasi a fianco dell’ingranditore, e sto molto attento.
      Dagli sotto con lo svuotamento! 😉