Conciliare lavoro e camera oscura
Sveglia ore 7:10, arrivo al lavoro ore 8:30, esco dall’ufficio alle 17:30, ceno, vado a letto verso le 23:30… questa è la mia giornata infrasettimanale-tipo, che credo non si discosti molto da quella di altri “fotoamatori professionali ma non professionisti” come me.
In questo bailamme, è sicuramente difficile ritagliare il tempo necessario per la camera oscura. Sviluppo e stampa sono attività che, sebbene assai meno complesse di quanto certi falsi miti vogliano far credere, richiedono comunque tempo e continuità di azione.
Sino ad ora sono sempre riuscito a mantenere una media di tre sedute di stampa al mese (da quattro o cinque ore ciascuna). Ho modo di verificarlo perché segno sempre su un calendario quando opero in camera oscura. Questa ad esempio è la pagina del calendario relativa al Gennaio dell’anno scorso:
Anche considerando il mio status di sposato senza figli (che quindi ha ipoteticamente più tempo a disposizione di chi invece ha prole), sono stato bravino! 😉
Ma la speranza, ovviamente, è quella di proseguire così.
A tal fine ho consolidato alcune semplici strategie, che condivido volentieri.
Sviluppo pellicola
L’attività è meno critica a livello di tempo, dato che si conclude in 45′ circa.
Di solito quindi la effettuo o prima di cena o dopo cena, e poi lascio i negativi appesi tutta la notte.
L’R09 concentrato dura una vita (e i risultati mi soddisfano tantissimo), mentre il Rapid Fixer mi serve anche per la stampa e finisce presto; non rischio quindi l’obsolescenza dei prodotti chimici.
Per il lavaggio mi avvalgo della “Procedura Ilford” (per chi volesse saperne di più, è descritta nel mio ebook) e preparo anzitempo i 500cc di acqua necessari in 4 caraffe, così li verso uno dietro l’altro.
La mia tank Paterson accoglie una spirale da 120 alla volta: se è ancora umida al momento di sviluppare un secondo rullino, utilizzo una spirale di riserva asciutta, e procedo immediatamente.
Stampa negativi
La procedura di stampa ha, rispetto a quella precedente, due criticità:
- E’ più lunga. Diciamo 30′ per una singola ristampa, e anche il doppio per una singola stampa ex novo – sebbene dipenda molto dal tipo di immagine.
- Non la si può dilazionare: lo sviluppo non “regge” più di 24 ore in bacinella (almeno con i prodotti Ilford che uso io), quindi non è possibile preparare i chimici al Lunedì e poi usare i ritagli di tempo dell’intera settimana.
Se poi ho una giornata intera da dedicare alla stampa, tanto meglio!
So bene che c’è chi comincia dopo cena e poi tira diritto, facendo le ore piccole in camera oscura. Ma io preferisco non esagerare… in modo da mantenere la mente fresca e i criteri di giudizio vispi. “Incapponirsi” su una stampa che non viene, poi, è del tutto inutile: tanto vale recuperare il sonno, e riprenderla in mano la mattina dopo, a mente riposata, insieme a un buon caffé.
Per ridurre i tempi morti è importante preparare tutto per tempo:
- Se si tratta di una prima stampa, annoto i negativi che voglio stampare (usando un post-it colorato sui provini a contatto) e li predispongo sul tavolo che tengo poco fuori dalla camera oscura.
- Se si tratta di una ristampa, uso un elenco “Scheda di Progetto” in modo da avere sotto mano tutti i parametri necessari e perdere meno tempo possibile:
Terminata del tutto la seduta di stampa, mi prendo una quindicina di minuti per lavare bacinelle e pinze, usando comune detersivo liquido per piatti, e sciacquando accuratamente con acqua tiepida.
Forse tutta questa pulizia non è necessaria, almeno guardando lo stato delle bacinelle usate dai grandi maestri… però io preferisco così.
Lo spazio dei commenti è aperto! 😉
Purtroppo credo che tu sia già abbastanza organizzato, almeno più di me. L’unica cosa che io faccio, e che in qualche modo mi ha sempre aiutato, è quella di tenere un diario della camera oscura. Poi magari ne parlerò diffusamente nel mio spazio. Personalmente quello che mi ruba moltissimo tempo è l’allestimento ogni volta del locale a camera oscura ed a questo non ho molte soluzioni.
Complimenti per l’organizzazione comunque!