Appunti dalla retrospettiva di Edward Weston
Di recente sono stato alla retrospettiva che Fondazione Fotografia ha dedicato a Edward Weston, visitabile sino al 9 Dicembre.
Inutile dire che sono rimasto rapito dalla grandezza di questo artista: una personalità fortissima, che ben emerge dai suoi scatti.
Ho seguito una visita guidata (consigliatissima) e più sotto riporto par pari gli appunti che ho preso, gli aspetti che mi hanno colpito.
Unico neo, ma indipendente dall’organizzazione: un gruppetto di personaggi con Leica al collo, che – anziché starsene in religioso silenzio ad ammirare gli scatti di Weston – discuteva rumorosamente di obiettivi luminosi ed altre feticistiche amenità. Che tristezza.
Ecco comunque i miei appunti.
Stampava a contatto. Niente “magie” in camera oscura: la foto deve essere perfetta al momento dello scatto.
Stampare annoia Weston: trova che sia una seccatura, pure costosa. Era un punto di attrito tra lui e l’amico Ansel Adams.
Niente foto rubate, ma volute, incontrate.
Nei ritratti doveva avere un pieno controllo e una piena sintonia col soggetto (no HCB!)
Parkinson: condanna terribile per un fotografo preciso come lui.
Per questo non scattò più dopo aver scoperto la malattia. Si limitò a supervisionare suo figlio che stampava i suoi negativi.
Il lavoro col banco ottico: <<Oggi ho scattato 18 fotografie, che gran fatica!>>.
Tutt’altra cosa col digitale…
Foto del tagliauova: astrarre l’oggetto dalla sua funzione dando un significato aggiuntivo e/o diverso (radici=braccia e gambe).
Diventano astrazioni universali.
<<Il mercato degli ortaggi è una fonte di ispirazione inesauribile per me>>. (Aggiungo io: doveva avere una visione precisa e affilatissima di quanto sarebbe poi emerso sul negativo)
Stesso approccio per cose, corpi, scheletri.
Non cambiava, tra corpi vivi e cose inanimate.
Realismo che ci fa arrivare all’astrazione.
Il suo mondo è distaccato. Non si occupa di denuncia sociale o politica. Vive in paesi tumultuosi e critici, come il Messico degli anni ’30… ma non se ne cura. Niente Madre Migrante!