Bert Stern, ‘Marilyn Monroe: the last sitting’

On 15/07/2013 by Nicola Focci

Norma Jeane Mortenson alias Marilyn Monroe, fotografata da Bert Stern (1962)

Sono ossessionato: per questo faccio il fotografo. Sono ossessionato dalle cose che vedo: le voglio. Una volta entrate nell’obiettivo sono mie… Mie!, mi appartengono.
(Bert Stern)

Nel Giugno 1962, Bert Stern era un fotografo ritrattista all’apice del successo, appena rientrato da Roma dove aveva immortalato Elizabeth Taylor sul set di “Cleopatra”. Poteva virtualmente permettersi di fotografare chiunque.

Non sorprende quindi che Vogue accettò di buon grado la sua proposta di un servizio alla “diva delle dive”: Marilyn Monroe. Che peraltro stava attraversando un momento estremamente critico, sia umanamente (in crisi depressiva profonda) sia professionalmente (appena licenziata dal set del film “Something’s got to give“).

Quello tra Stern e Monroe fu, del resto, l’incontro di due umanità molto simili: entrambi idolatrati ed acclamati nei rispettivi campi, ma entrambi schiacciati dal successo e dalla popolarità. Non molto dopo quel servizio, infatti, Bert Stern precipitò in una spirale di tossicodipendenza dalla quale uscì solamente agli inizi degli anni ’70 dopo essersi ritirato in Spagna.

Artisticamente, invece, quello tra Stern e Monroe fu l’incontro di due genialità.

Il set venne organizzato in una suite dell’elegante Hotel Bel Air a Los Angeles. Stern chiese al suo entoruage di essere lasciato solo, si fece portare dello champagne, ed aspettò l’attrice in camera come un amante che aspetta l’amata.

E incredibilmente (o forse no), nonostante le note bizze della Monroe, si instaurò subito un’affinità completa e totale tra modella e fotografo…  e i due lavorarono ininterrottamente dalle 16:30 alle 3 del mattino. Da soli.

Racconta Stern:

Buttai sul letto gioielli, foulard, accessori vari… E lei mi chiese che cosa ne dovesse fare. Io le risposi di farne quello che voleva. Poi prese in mano un foulard e ci guardò attraverso: era trasparente, poteva vedermi. Mi lesse nel pensiero: “Vuoi che mi spogli?”, “Sarebbe una buona idea!” risposi io.

L’attrice si lascia andare: mostra tutta se stessa sia esternamente sia internamente, con quell’aria mista tra donna fatale e donna indifesa che la rifletteva pienamente, e che, forse, riflette anche la natura umana nel suo complesso: unica, ma anche vulnerabile.

E vulnerabile lo era sicuramente, Marilyn Monroe. Sei settimane dopo la seduta, si suicidò nella sua abitazione di Brentwood a Los Angeles. Queste sono quindi tra le ultime immagini che la ritraggono ancora in vita. Bellissima, certo; ma soprattutto – come canta Elton John nella famosa “Candle in the wind” – col decoro di essere se stessa.

In questa foto si vede chiaramente la cicatrice lasciata da un intervento operatorio che la diva aveva da poco subito, e non aveva paura a mostrare.

Nella seduta non mancò nemmeno un autoscatto, che Stern effettuò piazzando uno specchio davanti al letto della suite:

Non c’è dubbio che questo lavoro fu molto più che un semplice set di fotoritratto. Fu una seduta intima, passionale, sensuale, profondamente coinvolgente, piena di intesa e complicità… Quanto di più simile a un rapporto amoroso, insomma. Stern amava follemente le donne e questa passione la riversava integralmente nel suo lavoro; va ricordato che è anche l’autore (non accreditato) della famosa locandina del film “Lolita”, quella con la ragazza che indossa gli occhiali a forma di cuore.

Ma non dimentichiamoci che siamo nel 1962, e queste fotografie senza veli (o meglio con pochissimi veli) furono ritenute troppo audaci dagli editori di Vogue. Chiesero a Stern di ripetere la seduta nei giorni successivi, stavolta con la diva vestita. Otto tra quest’ultime foto uscirono poi sulla rivista il giorno dopo la morte dell’attrice.

E quelle “vere”, relative alla prima e appassionata seduta?

Furono viste dal pubblico solo nel 1982, quando Stern le pubblico nel libro “The last sitting” (“L’ultima seduta”). Il libro contiene anche i provini a contatto dove l’attrice aveva scartato determinate fotografie con una spessa “X” rossa. Una di esse fu scelta dall’autore come copertina del libro:

Marilyn_Monroe_-_The_Complete_Last_Sitting_cover

Fu l’omaggio di un artista geniale ad un’icona tormentata e indimenticata.

Anche le persone geniali, però, a volte hanno idee non all’altezza del proprio talento. Quarantesei anni dopo quella sessione, nel 2008, Bert Stern decise di ripetere “The last sitting” con l’attrice Lindsay Lohan, fotografandola nelle stesse posizioni (e con gli stessi oggetti) usati a suo tempo dalla Monroe.

I risultati, come prevedibile, non furono paragonabili.

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Il lavoro fu sostanzialmente stroncato da pubblico e critica. Il New York Times parlò addirittura di “finta necrofilia”, di immagini “sessuali e funerarie”. Stern fu tacciato di operazione triste e nostalgica.

In merito a queste critiche, Stern disse:

Perché la gente si scalda tanto? Perché è stata violata un’anima. È stato invaso lo spazio altrui, e sono stato io a permetterlo; ma ero parte attiva!
Non mi piacciono i problemi; ma sono loro a seguirmi, non sono io a cercarli. La gente è un guaio! Jean Paul Sartre disse: “L’inferno sono gli altri”.

Bert Stern ci ha lasciati proprio quest’anno, in Giugno, a 83 anni.


Fonti:

http://milanoartexpo.com/2012/06/05/marilyn-the-last-sitting-bert-stern-al-forte-di-bard-10-giugno-4-novembre-2012-siamo-tutti-marilyn/

http://nymag.com/fashion/08/spring/44247/

http://www.webcitation.org/mainframe.php

SKY Arte, “Bert Stern – L’uomo che fotografò Marilyn”

One Response to “Bert Stern, ‘Marilyn Monroe: the last sitting’”

  • Ombre e luci è il segreto dell’arte della fotografia, in senso letterale e metaforicamente. Un grande fotografo non riprende, ma rivela quello che non si vede dal vivo. L’articolo su Bert Stern ce lo ricorda.