Le nostre fotografie ci sopravviveranno?
(Questo articolo prende largo spunto da “Digital posterity: will your images survive you?”, del bravo fotografo e blogger Ming Thein.)
Non intendo certo addentrarmi nell’argomento del “cosa ne sarà di noi dopo la morte”. Ciascuno ha le sue idee, oppure – più semplicemente – cerca di non pensarci. (Personalmente, io oscillo tra l’una e l’altra cosa!).
Restando all’ambito fotografico, però, resta da chiedersi cosa ne sarà dei nostri scatti quando noi non ci saremo più.
Io credo che esistano solamente tre possibilità:
- Se diventiamo famosi, allora la faccenda si prenderà cura di sé: le nostre fotografie ci sopravviveranno!
- Se abbiamo fortuna, saremo come Vivian Maier e quindi godremo di ugualmente di un’inattesa popolarità post mortem.
- In tutti gli altri (e ahimé più probabili) casi, la risposta alla domanda di cui sopra non è così scontata!
Naturalmente non ho ricette segrete: e come potrei averne?, sono anche io – come voi che leggete – sulla vostra stessa barca!
Riflettendoci, però, una raccomandazione mi sento di poterla dare. A voi, ed a me stesso:
Stampiamo le nostre fotografie!
Che siano da fonte digitale o da fonte analogica, poco importa: stampiamole!
E’ un’ipotesi che farà storcere il naso ai digitalisti amanti dei files, ma del resto la sostengo fermamente anche nel mio libro:
Ho scritto “battaglia” e non “guerra”, perché nemmeno pellicole e stampe sono eterne. Ma confrontiamole coi files digitali. Oggi è cosa banale leggere un JPEG o RAW o TIFF; lo sarà anche tra cinquanta o più anni?
Al momento abbiamo qualcosa come 573 formati di file attivi: chi sopravviverà?
Provate ad aprire un foglio elettronico con estensione .WK1 creato da “Lotus 1-2-3” negli anni ’90: se avete una versione di Excel successiva al 2007, non ce la farete. Con una più vecchia forse sì, ma non è detto.
A correre il rischio di estinguersi sono soprattutto i formati non aperti, le cui specifiche non sono divulgate e/o documentate in modo esaustivo perché protette da logiche di business. Per fare un esempio: il TIFF, proprietà di Adobe… Ma credo che il discorso si possa applicare anche a qualunque formato RAW proprietario.
Infatti, creare oggi software in grado di leggere formati obsoleti è tanto più difficile quanto “secretate” sono (o sono state) le specifiche di quei formati. E quando anche si riuscisse a creare un convertitore tra vecchio e nuovo formato, non si ha poi la certezza di una conversione loseless, senza perdite in qualità.
Che sia un negativo o una stampa chimica o una stampa digitale.
Pensiamo alle vecchie foto dei nostri nonni o bisnonni: di qualità magari scadente, piene di crepe o macchie, forse anche scarabocchiate… eppure sono lì!
E se fossero state su nastro magnetico?, lo sarebbero ancora?
Io ho più di qualche dubbio…