Tempi duri per i fotogiornalisti…
L’annuncio è di quelli da lasciare sconcertati: la CNN ha ridotto drasticamente il proprio staff di fotografia giornalistica (fonte: Reuters).
Ha lasciato a casa una cinquantina di persone, e tra essi anche molti fotografi professionisti.
La motivazione si può leggere in questo messaggio del Senior Vice President Jack Womack:
Consumer and pro-sumer technologies are simpler and more accessible. Small cameras are now high broadcast quality. More of this technology is in the hands of more people. After completing this analysis, CNN determined that some photojournalists will be departing the company.
Le tecnologie consumer e prosumer sono più semplici e maggiormente accessibili. Le piccole fotocamere, oggi, garantiscono una elevata qualità per i media. La maggiorparte di questa tecnologia, è in mano alla maggiorparte delle persone. Dopo aver completato questa analisi, la CNN ha deciso che alcuni fotogiornalisti dovranno lasciare la compagnia.
La gente comune, insomma, diventa un principale fornitore di fotogiornalismo. Perché basta tirar fuori di tasca uno smartphone durante una rivolta di strada, fare qualche scatto, condividerlo all’istante, et voilà: il professionista – col suo workflow ed i suoi costi e la sua necessità di “arrivare là” – non può assolutamente competere.
Di chi è la colpa, se tanta gente resta senza lavoro? Della tecnologia? Della gente comune?
Io credo che la colpa forse sia di… nessuno. Si tratta di una semplice realtà della vita, o se vogliamo un concetto puramente termodinamico: la tecnologia è inarrestabile. Non ci si può fare nulla. Non è colpa di nessuno se la musicassetta è uscita di produzione, o se la pellicola (per restare in questo ambito) vende abissalmente meno di quanto non facesse 15 anni fa.
Non c’è dubbio che l’azione della CNN livella alquanto verso il basso la qualità del servizio acquistato. Ma tant’è, e se vogliamo si chiama “selezione naturale”. Non credo resti altro se non adeguarsi alla realtà… e questo può anche voler dire “differenziarsi per rendersi ugualmente competitivi”.