Leigh Wiener, ‘Alcatraz – The last day’

On 27/09/2013 by Nicola Focci

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Avete diritto a vitto, alloggio, indumenti ed assistenza sanitaria. Tutto il resto consideratelo un privilegio. (dal Regolamento di Alcatraz)

Ho visto  “Alcatraz – the last day” lo scorso Agosto, a San Francisco, nel book shop dell’ex penitenziario; e l’ho immediatamente acquistato.

Ad acchiapparmi, è bastata la foto di copertina: con quella prospettiva poco usuale a filo del terreno, le catene in evidenza, la decolorazione dei personaggi rispetto all’azzurro-cemento del penitenziario…

L’autore, Leigh Wiener, è nato a New York nel 1929 ed ha appreso i rudimenti del mestiere da un prestigioso amico di famiglia: Arthur Fellig, il famoso Weegee. In 50 anni di carriera, Wiener ha fotografato i principali avvenimenti e personaggi americani del secolo scorso, lavorando come fotografo freelance per le maggiori testate dell’epoca: Time, Fortune, Life, Sport Illustrated, e così via.

Fu proprio Life a commissionargli il lavoro sull’ultimo giorno di Alcatraz, il famigerato penitenziario costruito in un’isoletta nella baia di San Francisco.

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(Foto di Leigh Wiener, fonte: http://alcatrazlastday.org/)

“The Rock” – come veniva e viene ancora familiarmente chiamato – chiuse definitivamente il 21 Marzo del 1963 per ordine di Bobby Kennedy, allora Ministro della Giustizia nel governo presieduto dal fratello John.

La struttura era ormai troppo costosa e fatiscente per giustificarne il mantenimento.

Gli ultimi detenuti rimasti vennero trasferiti in altri istituti, e l’isola abbandonata pochi mesi dopo.

(Foto di Leigh Wiener, fonte: http://alcatrazlastday.org/)

(Foto di Leigh Wiener, fonte: http://alcatrazlastday.org/)

E’ difficile raccontare cosa sia Alcatraz: bisogna andarci!, e secondo me è tappa obbligata per chi visita San Francisco. I freddi numeri però possono aiutare a comprenderla:

  • 29 anni di esercizio (1934-1963);
  • 1576 prigionieri ospitati in totale, e 260 di media;
  • 378 celle di cui 42 destinate all’isolamento;
  • 90 guardie carcerarie a coprire i tre turni di 8 ore;
  • 14 tentativi di evasione per 36 prigionieri totali, tutti ripresi tranne 3;
  • 8 omicidi, 5 suicidi, e 15 morti per cause naturali.

(Foto di Leigh Wiener, fonte: http://alcatrazlastday.org/)

Oltre alle fotografie, il libro presenta anche brani di interviste fatte ad ex detenuti ed ex secondini, laddove ciascuno racconta in breve cosa rappresentasse per lui “The Rock”. Queste interviste peraltro sono presenti anche nell’audioguida (in italiano) inclusa nel biglietto di ingresso al penitenziario.

Sfogliare questo bellissimo libro è, per me, un po’ come tornare sull’isola. Rivivere quelle sensazioni.

Quando sono stato là, ho provato ad immedesimarmi in un detenuto che arrivasse per la prima volta, e la sensazione non era neanche malvagia: la vista sulla baia di San Francisco è notevole, e i gabbiani sono tantissimi! Poi però ho realizzato che quella vista e quei gabbiani, i detenuti potevano vederli solo nel poco tempo dell’ora d’aria… In un cortile dove tra l’altro soffia un vento gelido anche ad Agosto.  In breve, ci si rende conto del fatto che era un posto terribile.

(Foto di Leigh Wiener, fonte: http://alcatrazlastday.org/)

(Foto di Leigh Wiener, fonte: http://alcatrazlastday.org/)

Le fotografie del libro mi piacciono molto, perché rendono un clima bifacciale: da una parte tetro e oppressivo, ma dall’altra malinconico e nostalgico. 

Sembra quasi la fine di un’epoca, un passaggio di consegne… e il fotografo è molto abile a rendere queste sensazioni. Come in questo scatto, che ritrae il cortile e gli attrezzi lasciati dai detenuti.

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(Foto di Leigh Wiener, fonte: http://alcatrazlastday.org/)

Il potere delle “immagini statiche” non finisce mai di sorprenderci, vero? E Wiener ci credeva moltissimo, in quel potere. In un’intervista rilasciata nel 1988 al Los Angeles Times, disse:

ABS, CBS ed NBC poterono riprendere Jack Ruby che uccideva Lee Harvey Oswald. Durò 2.3 secondi. Nessuno capì cosa fosse successo. Lo fecero riprodurre una volta, un’altra ancora, e ancora… ma nessuno ancora capiva cosa fosse successo. Un fotografo del Dallas Times Herald scattò una singola fotografia, e il mondo seppe cosa era successo.

Una galleria di (parte delle) immagini presenti nel libro è consultabile al sito “Alcatraz – The Last Day”.

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