Una Rolleiflex è per sempre
Sono diversi mesi che faccio fotografie solo con la Rolleiflex, e non riesco più a staccarmene.
E sì che non sono mai stato uno di quelli che s’innamorano di uno strumento e non riescono più a farne a meno.
Ho sempre invidiato Mario Giacomelli, non solo per le fotografie (com’è logico) ma anche per il rapporto davvero intimo che aveva col suo strumento: sempre quella fotocamera, spesso riparata alla bell’e meglio o tenuta insieme con lo scotch, ma solo e soltanto lei. Una simbiosi profonda e un equilibrio assoluto, come fratello e sorella. Ebbene, io non sono mai stato così. Ho sempre amato sperimentare… provare… cambiare… accantonare… spesso travolto, come molti, dalla sindrome da acquisto compulsivo.
Come mai, adesso, non riesco ad usare altro che la Rolleiflex? E mi sento a disagio se fotografo con un altro apparecchio?
No, non credo d’esser preda della passione “feticistica” per un oggetto costruito con precisione da orologiaio, né d’esser ubriaco per le sensazioni tattili ed i rumori degli “ingranaggi analogici”. Ho una Leicaflex SL che è di uguale fattura, ed anzi – col suo “tlak!” sonoro dello specchio e dell’otturatore a tendina – fornisce un piacere ancora maggiore da questo punto di vista.
Nemmeno è questione di comodità. Per quanto esistano medio formato ben più pesanti, la Rolleiflex è comunque un discreto “mattoncino”. L’inquadratura a lati invertiti richiede un po’ di assuefazione. L’esposimetro esterno (che uso non fidandomi del pur funzionante originale) nemmeno.
In realtà credo che questo attaccamento – del quale mi sorprendo io per primo – sia dovuto proprio al feeling personale che ho stabilito con questo oggetto.
Il vetro smerigliato è grande esattamente quanto il negativo. Sai già che, quando scatti, tutto quello che otterrai sarà lì, disposto così, composto così, in quella dimensione lì. Mi sento più vicino (o se vogliamo meno distaccato) dal risultato finale. E’ una consapevolezza ovvia, me ne rendo conto; ma psicologicamente non riesco ad averla, quando inquadro in un “tunnel” come può essere il mirino di una reflex o di una telemetro.
Lo scatto è un “tlic” sommesso, molto intimo. Mi piace pensare a questa fotocamera come ad uno strumento che aiuta il carattere personale delle mie fotografie. Io (e parlo del personalissimo punto zero che sto sperimentando) non mi sento un “cacciatore”: ho superato quella fase in cui si fotografa per saziarsi! Io fotografo per capire me stesso, studiare me stesso. E’ una cosa personale… e quindi, appunto, intima.
E poi devo proprio dirlo: la Rolleiflex è semplicemente geniale, e geniale nella sua semplicità. Caricare la pellicola, ad esempio, è facile in modo disarmante. Il lentino di messa a fuoco è quanto di più elementare ed efficace si possa immaginare. La posizione di scatto – macchina al petto e cinghie tese – permette tempi di posa e pose di scatto, impensabili con una reflex a mano libera.
Non sono dettagli: la semplicità è amica della creatività.
Poi c’è il formato quadrato. Che comincia a piacermi davvero molto.
Lo trovo meno “volgare” del rettangolo, meno “urlato”. Ho l’impressione che concentri molto più il focus sul soggetto, il concetto, l’idea. E’ un formato sincero… che non può ornarsi di belletti e trucchi, sfruttando un lato lungo che seduce l’occhio. E finalmente mi toglie il dubbio di un’inquadratura verticale o orizzontale, che mi ha sempre messo un po’ a disagio: non mi piace essere vincolato da questioni tecniche, voglio scegliere con il cuore e con gli occhi.
La Rolleiflex è dunque lo strumento definitivo, migliore, ideale? No, non ho la pretesa di affermarlo.
Funziona però per me, ottimamente. E credo che ognuno dovrebbe trovarlo, questo ideale “prolungamento di sé”.
Io non so cosa hanno gli altri. (…) Io non sono un amante di queste cose. Ho questa da quando ho iniziato, sempre la stessa. Con lei ho vissuto le cose, belle o brutte, con lei ho diviso tanti attimi della mia vita, senza di lei non potrei — mi rattrista solo l’idea di staccarmi da lei. (Mario Giacomelli)
Hai provato a fare qualche diapositiva con la rolleiflex? Secondo me è lì che tale macchina tira fuori il meglio di sè.
ecco un altro a cui piace fare l’alternativo .. tutto sto casino vintage, per poi fotografare una scalinata con un’ombra …
Bha…
Vikram, evidentemente non hai letto il mio profilo “Info”.
Io ho INIZIATO con pellicola e camera oscura… quindi niente alternative. Per me, semmai, sarebbe “alternativo” usare il digitale.
Quanto al “casino”, dovresti essere un po’ più preciso. A cosa ti riferisci?
Che poi i risultati siano sproporzionati agli sforzi, penso lo possa dire solamente chi conosce bene i secondi, ed abbia i titoli per criticare i primi.