Quando il ‘guru’ mi disse…
Qualcuno chiese: “Garantisci per lui?”.
La risposta fu: “Assolutamente sì”.
“Perché?”.
“Perché ha commesso un errore. Perciò, garantisco per lui. Se non avesse mai commesso un errore, sarebbe pericoloso”.
(Hagakure)
Ogni tanto è opportuno guardarsi indietro, e fare un consuntivo del proprio “percorso artistico”. Ci si potrebbe davvero stupire della strada fatta!
Anche se ho iniziato in camera oscura da ragazzino, per molti anni ho sempre e solo scattato per me, la mia famiglia, o i miei amici. Nulla di male in questo, anzi! Però non ho mai avuto particolari “intenti artistici”.
Poi ci fu un lunghissimo periodo di dimenticatoio (dove mi sono dedicato soprattutto alla black music ed alla chitarra elettrica, ma questa è un’altra storia), sino alla “riscoperta” nel 2010 con la fotografia digitale.
Qui ho cominciato a fare “maggiormente sul serio”; ma gli inizi non furono molto semplici.
Nel Settembre 2010 scrissi a un riconosciuto guru: George Barr, autore del bel libro “Come fotografare ad un livello superiore”.
Il testo mi aveva proprio coinvolto, e mi dissi: perché non provare a sottoporgli alcuni miei scatti?
Male che mi vada, avrò sprecato una e-mail! Capirai…
Un pomeriggio scesi al fiume vicino a casa, feci diverse fotografie, le scremai e post-produssi, e gli mandai il link Flickr via mail, chiedendogli cosa ne pensasse.
Mi rispose, molto cortesemente, il giorno stesso:
Nicola:
Ho dato un’occhiata alle tue fotografie. Hai un buon occhio nel vedere soggetti interessanti. Le composizioni però sono deboli. Devi usare la linea e la ripetizione e trarre vantaggio dagli angoli della fotografia. Devi eliminare tutto quello che non rende la fotografia più forte.
Siccome vedere è più difficile che comporre, penso che riuscirai a migliorare rapidamente.
Ricordo che sul momento ci rimasi un po’ (molto) male. Pensavo di aver scattato delle “splendide” foto! E invece… massacrato sul fronte della composizione!
Fortunatamente, presi la decisione giusta: non infilai quella critica nel dimenticatoio, ma anzi mi rimboccai le maniche per mi spinse ad approfondire il mio modo di fotografare. Perché se le riguardo oggi, riconosco che Barr aveva perfettamente ragione. La limitazione è ciò che dà forma allo stile, e la cornice è una parte fondamentale della fotografia: bisogna davvero “trarne vantaggio”, come diceva lui.
Che fossi arrugginito da tanti anni di limbo fotografico, si vedeva! 😀
E poi…
Se mi mettessi nei panni di Barr oggi, rileverei sicuramente un altro e più profondo difetto, che forse sarebbe stato troppo prematuro a citarsi in quel momento: le immagini mancano di un trait d’union. Sono fotografie slegate, senza uno scopo, senza un’idea a sostegno. Quando anche fossero state “belle”, non avrebbero detto granché… se non documentare la realtà a bordo di un fiume, ma in modo estremamente frammentario.
Non voglio essere troppo severo con me stesso: ripeto che quest’ultima osservazione sarebbe stata un po’ eccessiva, per quel periodo! E riconosco che sì, l’occhio ce l’avevo. Non è scontato!, come mi scrisse lo stesso Barr.
Però sono molto contento di aver ascoltato quella critica. Mi ha aiutato nella strada che ho fatto, e nei miglioramenti che ho realizzato in quattro anni. Soprattutto perché adesso ho la quasi totale consapevolezza di cosa voglio fotografare e di come voglio fotografarlo.
Non si è trattato di magia, o di scienza infusa. Guardandomi indietro, sono sempre più convinto che le esperienze più formative siano quelle concrete, non virtuali: ad esempio un workshop (vedi “Cinque motivi per partecipare a un workshop di fotografia”) e una lettura portfolio (vedi “Sette cose da non fare alla lettura portfolio”). La critica di Barr mi spinse proprio in quel senso: “mettiamoci in gioco, e ne varrà la pena”.
Poi, certo, in questo percorso può anche capitare di chiedere pareri via mail all’autore di un libro, mandando un link Flickr! 😉
Ciao Nicola, ormai ho un appuntamento fisso con il tuo blog, mi piace il tuo modo di scrivere e la selezione degli argomenti.
Dimostri passione, umiltà e professionalità, tre caratteristiche che andrebbero portate avanti sempre di pari passo, ma che oggigiorno sono molto rare.
Grazie mille Francesco!, ricambio con l’assiduità (al tuo blog) ed i pareri su di te (argomenti e passione e professionalità)! 😉
Ciao Nicola, un percorso proprio simile: anch’io lessi quel libro anche se non gli scrissi. Ancora una volta una bella descrizione di una buona esperienza. Mi piacerebbe avere le tue certezze in fotografia ed invece sono sempre pieno di dubbi e spesso ho l’impressione di poter far di meglio: come se non trovassi mai un punto d’arrivo…. Forse aveva ragione Van Gogh quando diceva che l’arte non si termina mai ma si abbandona temporaneamente.
Van Gogh aveva sicuramente ragione, e infatti “avere consapevolezza” non significa “avere certezze”! 🙂
Il dubbio è l’ombra dell’arte; secondo me ne sono “affetti” tutti, anche i maestri… quindi figurati se qua si fa eccezione: di dubbi ne ho a iosa anche io! Mi torturano soprattutto in camera oscura, quando guardo le mie stampe mentre si lavano, e mi dico: mah, questa non è poi ‘sto granché, perché mai l’ho stampata?…
Ciò che credo d’aver raggiunto, invece, è la consapevolezza della mia “nicchia fotografica”, di cosa voglio esprimere, e di come voglio esprimerlo. Rispetto ai tempi in cui contattai il buon George, è un sicuro passo avanti.
Per il resto, e come diceva Seth Godin: sviluppare il talento è una maratona, e non una gara di velocità.
Grazie del passaggio e dell’attenzione! 😉