Street photography: fu amore, ma poi…

On 03/11/2014 by Nicola Focci

La fotografia di strada – o street photography appunto – è un genere che mi ha sempre interessato.

Nel periodo 2011-2012, anzi, lo praticavo abbastanza assiduamente. Me ne innamorai in modo “quantico” ma spontaneo, abbandonando i soggetti che sino a quel momento avevo privilegiato: panorami ed architetture.

“Spontaneo”, nel senso che il passaggio fu rapidamente agevolato dal ritorno all’analogico, e l’acquisto di fotocamere che sono perfette per questo genere come la Rollei 35 S o la Minox 35 GTpiccole, velocissime, invisibili.

Mosca, Arbat, Agosto 2012 (Rollei 35 S)

Basta pre-esporre anche in maniera grossolana (tanto ci pensa la latitudine di posa della pellicola!), impostare l’iperfocale in modo da non dover mettere a fuoco, tenere la macchina con una mano e subito pronta… e via!

Londra, Ottobre 2012 (Minox 35 GT)

Devo dire che mi divertivo parecchio, e forse riuscivo anche a congelare degli attimi interessanti.

Come quando, annoiato dalla “vita di spiaggia” durante una pigra vacanza agostana, feci due passi sul bagnasciuga con la mia Bessa R e colsi un altro cacciatore di scatti…

Cesenatico, Agosto 2012 (Voigtländer Bessa R)

Poi però, dopo circa un anno di “frequentazione”, ho perso interesse per la street photography.

In primis, perché ho cominciato a sviluppare un marcato interesse verso un tipo di fotografia più concettuale. Mettendo da parte i primi amori (Daido Moriyama) e divorando scatti di maestri meno immediati ma più abissali (Mimmo Jodice, Minor White). Non perché queste fotografie siano “più belle” o “più meritevoli”: assolutamente! Ma solo perché mi stimolavano (e mi stimolano) di più.

In secondo luogo, ho abbandonato il genere anche per una sorta di senso di colpa. Che, lo riconosco, è un po’ futile e anti-artistico: di sicuro Cartier-Bresson si curava poco della privacy di chi fotografava! Fatto sta che, per motivi lavorativi, ho approfondito meglio la questione… e in Italia la cosa è tanto semplice quanto brutale: non si possono scattare ritratti (riconoscibili) di persone senza informativa e consenso preventivi. Punto.

Di qui la transizione ad un genere diverso – più astratto – anche grazie ad altro “veicolo”: il medio formato della Rolleiflex e il suo più rigoroso 6×6. Transizione che, appunto, non ho ostacolato… sebbene con la street cominciassi a trovarmi a mio agio.

Poi, lo ammetto: qualche scatto street mi “scappa” ancora!

Berlino, Holocaust-Mahnmal, Giugno 2013

…perché pure la biottica avrebbe i suoi vantaggi: induce minore “soggezione” nel soggetto (lo sapeva bene Diane Arbus) e col pozzetto si può essere molto più discreti.

Però sono scatti più rari… e che cerco proprio di evitare, se sono in Italia.

Vedo comunque che, in rete, tanti si immergono a capofitto in questo genere. Più stranieri che italiani, si direbbe: come Eric Kim, “il ragazzo con la Leica”, sicuramente più famoso per il suo blog che per i suoi scatti.

Va benone così.

Come suol sempre dirsi: l’importante è trovare la propria nicchia.

3 Responses to “Street photography: fu amore, ma poi…”

  • Eheh mi hai colpito con questo blog. Devo dire che è il genere a cui mi dedico più assiduamente e che mi piace maggiormente. La cosa che invece non mi piace è proprio il termine: street photography. Per me la “street” vuol dire rappresentare il quotidiano e la realtà alcune volte curiosa altre volte noiosa, è la fotografia umana quella che mi interessa maggiormente e deco anche dire che gli scatti del tuo post sono eccezionali in quest’ottica. Per il resto poco da dire se non che la Rolleiflex può essere un ottimo strumento per quest’uso. In merito alla privacy mi regolo così: scatto evitando di esser furtivo, spesso mi faccio vedere e se poi qualcuno se la prende a male se sono in digitale cancello se sono in analogico non pubblico…. Però in genere non raccologo la privacy, mi sembra un atteggiamento troppo professionale e poco umano.

    • Grazie del passaggio e dei complimenti, Domenico! 😉

  • Ciao Nicola, complimenti per il blog e per come tratti i vari temi che affronti. Ho trovato interessanti molte tue considerazioni.
    Uno dei motivi per cui molti appassionati lasciano la fotografia di strada è proprio la paura d’invadere la privacy e di avere beghe legali. Da quello che mi risulta non è vero che non si possono scattare ritratti in strada, l’atto del fotografare (in luoghi pubblici) non è vietato dalla legge che si riferisce solo alla pubblicazione delle immagini. Come ogni cosa è la passione e l’amore verso le cose che alla fine ti porta a realizzare e raggiungere degli obiettivi per te importanti. Sono consapevole che prima o poi, per questa mia forte passione, avrò qualche problema legale, ma appunto la passione è più forte della paura e continuo così cercando sempre di non offendere le persone ritratte e di approcciarmi ad esse con molto rispetto. Ho cercato d’informarmi con dei legali e credo che non ci siano mai state sentenze che abbiano condannato un fotoamatore perché pubblicava fotografie di persone riconoscibili in strada come espressione artistica, per concorsi, mostre e altro…viceversa bisogna evitare l’offesa, la proprietà privata e chiaramente l’uso commerciale delle immagini di persone riconoscibili…i giudici valuteranno sempre con il buon senso le cose e quindi direi di aver fiducia in questo se il tuo approccio è basato sul documentare la vita quotidiana come fine espressivo, di memoria ed artistico senza altri scopi.