Mimmo Jodice: “Arcipelago del mondo antico”

On 23/10/2014 by Nicola Focci
Mimmo Jodice, Il Compagno di Ulisse, Baia, 1992 (da fondazionefotografia.org)

Mimmo Jodice, “Il Compagno di Ulisse, Baia, 1992” (da fondazionefotografia.org)

Lo scorso fine settimana sono andato a visitare la mostra di Mimmo Jodice “Arcipelago del Mondo Antico”, allestita da Fondazione Fotografia Modena presso il Foro Boario di Modena.

Si tratta della quinta mostra FondFoto a cui vado, dopo Daido Moriyama, Ansel Adams, Edward Weston, e “Flags of America”.

Ero molto curioso perché non avevo mai visto opere in mostra di questo grande artista, che ho conosciuto anche attraverso le parole del figlio Francesco quando partecipai nel 2012 ad un suo workshop.

Inutile dire che la mostra è splendida, raccoglie molti scatti inediti, e merita decisamente.

Quanto alle mie sensazioni, la prima e più potente è sicuramente un uso umiliante della luce.

E scrivo “umiliante” con riferimento a noi poveri mestieranti, di fronte a colossi della fotografia come questo. Ho visto anche il DVD biografico di “Fotografia italiana” e lì Jodice racconta molto bene come lavori, curando in modo maniacale la ripresa, aiutandosi con torce o altri ausili, a volte persino col fumo di una sigaretta…

Si tratta comunque della dimostrazione ulteriore – se mai ce ne fosse stato bisogno –  che la luce in fotografia non è importante, ma è la sola cosa che conta. (Del resto, lo dice l’etimologia…)

L’altro aspetto che mi ha colpito, risiede nella sua interpretazione della statua: è di per sé fissa e bianchissima e immobile, eppure c’è questo senso di movimento tale da creare corpi in marmo che si spostano. Spesso senza volto (o parte del volto), oppure con occhi fissi.

Mimmo Jodice, "Atena, 1993" (da fondazionefotografia.org)

Mimmo Jodice, “Atena, 1993” (da fondazionefotografia.org)

E’ un po’ inquietante, certo… ma ci sta, è nella poetica di questo maestro (“Non c’è arte senza disagio”).

Si percepisce una cultura davvero enciclopedica, un grande amore per la storia del mare nostrum, la cura e l’attenzione estetica, e naturalmente anche la capacità di trasformare il disagio in immagini oniriche.

Avere passione, metterci del proprio, leggere tanto, amare le proprie radici: una grande lezione su cosa significhi “essere artista”, insomma.

Dal punto di vista dell’installazione, posso dire tutto il bene possibile: gli ambienti sono ampi e molto luminosi, la fruizione è ottima.

Certo, fa un po’ specie leggere “Stampa inkjet al carbone su carta cotone”: avrei preferito che fossero reali stampe ai sali d’argento!, anche perché Jodice è per sua stessa ammissione ancora molto legato alla fotografia analogica. Ma questo aspetto non compromette la fruizione delle opere in mostra, devo dire.

“Arcipelago del mondo antico” è aperta sino all’11 Gennaio 2015.

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