Come affrontare un nuovo progetto (parte 2)
Bisognerebbe pensare prima e dopo; mai mentre si scatta una fotografia.
Henri Cartier-Bresson
Riprendo il filo interrotto al termine della prima parte, discutendo l’approccio ai nuovi progetti fotografici.
Individuata e definita l’idea del progetto, si passa ora agli aspetti più operativi.
3) Provinatura
Accendiamo i motori…
…con una prima seduta di scatti! Grossolana, fatta anche per sbagliare, con tecniche diverse (se in proposito non avevo già le idee chiare prima)… ma che serva ad indirizzare le nostre scelte nonché prendere confidenza col/coi nostro/i soggetto/i.
Ovviamente, la fase di definizione dell’obiettivo deve guidare questa provinatura, per consentirci di puntare all’essenziale.
Finita la seduta di provinatura, sfiliamo la nostra schedina (o il nostro rullino), chiudiamola in un cassetto, e aspettiamo un po’ di tempo. Lasciamo decantare le fotografie, così saremo poi in grado di valutarle con la giusta oggettività. Garry Winogrand era solito attendere un anno prima di sviluppare i suoi negativi: magari non è necessario essere così laschi (!) ma prendiamoci il tempo necessario per valutare gli scatti col distacco (in senso buono) necessario.
Follow-up
Apriamo il fatidico cassetto e osserviamo gli scatti. In questa fase bisogna indossare le scarpe di chi guarderà le nostre foto (o ne fruirà), mettere da parte il proprio ego, e valutare che cosa funziona meglio a livello comunicativo.
Bisogna essere spietati! Evitando le classiche trappole del “Ma ho scalato mezzo Everst per scattarla!” (se fa schifo e/o non è funzionale al messaggio, te lo potevi risparmiare) o “Ma avevo una sensazione splendida quando ho scattato!” (idem).
Sì, questo è l’importante momento delle scelte: quali soggetti, con quale luce, con quale sequenza… con quale numerosità… bisogna uscire da questa fase con le idee più che chiare. Lo scopo è naturalmente quello di arrivare pronti alla:
4) Produzione
Oh bella, questa è semplice: si vanno a fare le foto! Simple as that.
E diciamo che se il follow up precedente è stato effettuato in modo ideale, il processo è abbastanza automatico.
Non bisogna però dimenticare due importanti regole:
Scattare bene
Raccomandazione ovvia, ma non banale. Ricordiamoci che stiamo pur sempre parlando di un progetto fotografico! Per quanto concettuali o profonde possano essere, le nostre fotografie devono comunque essere belle, ovvero devono colpire l’osservatore (quello che Roland Barthes chiamava il punctum).
Divertirsi
E’ importante preservare la gioia in quello che si fa!, il piacere della propria passione fotografica. Se deve diventare un peso, è meglio lasciare perdere e dedicarsi ad altro. La vita è già sufficientemente complicata di per sé, senza bisogno che ci troviamo da noi altri ostacoli.
5) Post-produzione
Dice tutto.
Letizia Battaglia ammonisce giustamente che <<La post-produzione è come un secondo scatto>>, quindi bisogna cercare di farla bene. E in modo coerente con quanto stabilito in precedenza.
Tipicamente è una fase noiosa, ma necessaria… che ovviamente dipende dal mezzo e dalle tecniche che abbiamo scelto, dalla definizione dell’obiettivo, e anche dalla successiva:
6) Fruizione
Si fa, più o meno semplicemente, quello che s’era deciso di fare nella prima fase, quando abbiamo stabilito il “che cosa ne facciamo”. (Visto, che era necessario stabilirlo a priori?).
Il nostro progetto è concluso.
…ma è davvero necessario…
…tutto ciò? Non sarà che un approccio così scientifico toglie “respiro artistico” al progetto, e lo rende asettico, freddo?
A mio modo di vedere, non è così. Ho descritto delle fasi che, sostanzialmente, nascono dal buonsenso… e in un certo modo, magari mentalmente e rapidamente, siamo abituati a mettere in atto ogni qual volta si debbano fare delle scelte.
Personalmente, credo che sia un percorso di grande consapevolezza. Perché poi, alla fine di tutto, resta determinante ciò che noi mettiamo dentro a questo contenitore, a questa ossatura.