Dietro le quinte: ‘Rhein II’ (Andreas Gursky)

On 17/05/2013 by Nicola Focci

Andreas Gursky,

4.3 milioni di dollari (o, se vogliamo, l’equivalente di tredici Ferrari F12 Berlinetta): a tale cifra è stata battuta nel 2011 da Christie’s questa fotografia del tedesco Andreas Gursky, meritandosi a pieno titolo la palma di “fotografia più costosa di sempre”.

Per dire: la famosa “Moonrise over Hernandez” di Ansel Adams fu battuta a “solo” 609mila dollari!

Scattata nel 1999, “Rhein II” fa parte di una serie di sei fotografie aventi per oggetto (come si intuirà) il fiume Reno. Ha dimensioni rilevanti, nello stile tipico di Gursky: 190 x 360 cm.

In rete è stata fatta molta ironia sulla mostruosa cifra che una galleria di Colonia (e poi un misterioso collezionista tedesco) ha sborsato per avere questa fotografia. Anche perché, in effetti, è uno scatto apparentemente molto semplice… che potrebbe suscitare un commento assai tipico: “Eh vabbé, ma potevo farlo anche io!”.

Il punto, è probabilmente che non basta “saper fare” una cosa “fatta da altri”. Bisogna anche avere la visione artistica di “farla da zero”: per primi, circondati dal silenzio, col vuoto di fronte, usando solo la propria arte.

Dietro a “Rhein II” c’è infatti molto più di quello che si vede senza approfondire.

Si tratta di un’immagine astratta, bidimensionale, quasi monocromatica… Che fugge i canoni tipici della fotografia (orizzonte al centro, colori desaurati, cielo non interessante) e risulta rilassante ma al tempo stesso inquietante perché non sembra realistica.

Tale è, infatti, l’intenzione di Gursky: quella di presentare la sua personale visione del fiume. Una realtà irreale che finisce per mettere in scena se stessa, senza artifici particolari o soggetti che spiccano, ma sfruttando una sapiente coralità di insieme. È la rappresentazione simbolica di un non-luogo, che, come disse lo stesso Gursky:

…racconta molto, pur usando gli strumenti più minimali. Si tratta, per me, di un quadro allegorico sul senso della vita e sullo stato delle cose.

“Rhein II” è, scrivevamo, apparentemente un’immagine semplice; ma ha in realtà richiesto molto lavoro.

Fu scattata su pellicola (ricordiamo che risale al 1999) e poi acquisita digitalmente onde rimuovere quegli elementi che avrebbero disturbato la visione dell’autore: ad esempio alcuni edifici e passanti.

Questa infatti è la fotografia del medesimo luogo, senza ritocchi, effettuata da un fotogiornalista tedesco:

Il fotoritocco fu quindi impiegato da Gursky non per mentire, ma per supportare una poetica (o se vogliamo una ricerca) ben definita. Cui l’autore era già abbondantemente pervenuto prima che quegli strumenti informatici si rendessero disponibili.

A tutto questo si deve, probabilmente, il grande valore di “Rhein II”.

A tutto questo, ed anche ovviamente al prestigio dell’autore, che è tra i più affermati artisti della fotografia contemporanea, analogamente a ciò che fu Jackson Pollock per la pittura.

Che poi ciò si quantifichi nell’equivalente di 13 Ferrari, si può sicuramente discutere…

 

Fonti:

Wikipedia

Expertphotography.com/

Telegraph.co.uk

Guardian.co.uk

http://tonithorimbert.blogspot.it/2011/12/editor-at-large-matteo-oriani-talks.html

Claudio Marra, “L’immagine infedele”, Bruno Mondadori

Francesco Bonami, “Lo potevo fare anch’io”, Piccola Biblioteca Oscar

 

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