Migliorare una fotografia grazie alla tecnica?

On 17/11/2014 by Nicola Focci

Un interessante Tweet di Amateur Photographer Magazine, qualche tempo fa, citava Andreas Feininger:

Feininger

“Una fotografia tecnicamente perfetta può essere l’immagine più noiosa del mondo”.

Sin qui, niente di nuovo (o quasi). Lo diceva anche nonno Anselmo: “Non c’è niente di peggio che la fotografia nitida di un’idea sfuocata”. Un paesaggio banale, per quanto realizzato con precisione certosina, sarà comunque noioso.

Verrebbe però da domandarsi se sia possibile migliorare uno scatto, grazie ad un’esecuzione tecnica più accurata.

E penso in particolare alla post-produzione.

La tecnologia digitale consente di tutto e di più: non è forse possibile usarla per spingere l’asticella del valore ancora più in alto?

Secondo me: no.

Dando per scontato un livello minimo e necessario di tecnica (una foto completamente nera ha poco senso, a meno che non si stia cercando di emulare Kazimir Malevič!), mi sentirei di dire che non sia proprio possibile.

Il valore delle idee

Le idee banali non possono essere salvate da una splendida esecuzione

(Sol LeWitt)

Se infatti partiamo dal presupposto di Ansel (a mio parere corretto) e cioè che l’idea deve venire prima dell’esecuzione, va da sé che l’esecuzione è strettamente legata all’idea. Dunque, l’esecuzione “migliore” non è un concetto assoluto, ma relativo a quell’idea.

A un certo punto si raggiunge un asintoto, dove diventa difficile progredire, ed anzi – paradossalmente – gli interventi “migliorativi” rischiano di degradare quell’idea anziché migliorarla.

Per Garry Winogrand, ad esempio, la tecnica “migliore” di questa fotografia era mantenere l’orizzonte storto. Il che, secondo i sacri dogmi, rappresenta una bestemmia… eppure sono sicuro che la versione “raddrizzata” non sarebbe stata ugualmente efficace.

Garry Winogrand, World’s Fair, New York City, 1964

Garry Winogrand, World’s Fair, New York City, 1964

Ognuno può vederla come vuole, ma, nel mio caso, io “scorro” una carrellata di personaggi da sinistra verso destra, e la pendenza rende questo scenario molto più accattivante.

Tecnica e crescita

Pensare che l’esecuzione tecnica possa migliorare ulteriormente una fotografia, è un errore abbastanza tipico ma anche castrante in termini di crescita.

Infatti, è ciò che porta a curare poco la fase di scatto (=cosa fotografo e perché), pensando poi di ottenere un risultato valido applicando dopo filtri a casaccio.

Si confida nella statistica (“qualcosa di buono ne uscirà!”) quando invece è difficile cavar fuori qualcosa di sostanziale da una situazione fuori controllo.

Tecnica e insicurezza

A parte questo errore – che potremmo definire “di efficienza artistica” – esiste a mio parere un possibile disastro anche sul fronte della sicurezza e della confidenza in se stessi. Mi piace insistere su questo aspetto perché lo trovo quanto e più importante del precedente:

Le idee indefinite (o “sfuocate” come diceva sempre Anselmo) sono inevitabilmente esposte alle critiche. Non c’è Santo o tecnica che tenga: chi osserva la nostra fotografia, se ne accorge subito. Lo fiuta.

Non ho alcun problema a raccontare un episodio personale, dato che per questa forca caudina ci si passa tutti e “nessuno nasce imparato”. Mi capitò ad una lettura portfolio di un workshop, quando presentai questo scatto:

"Mostro di Casalecchio", Aprile 2011

“Mostro di Casalecchio”, Aprile 2011

Il docente del workshop mi domandò il perché di questo viraggio verde.

E io feci la medesima espressione che ero solito assumere quando la prof di matematica mi interrogava: vuoto assoluto!

Il motivo, ovviamente, era che nemmeno io sapevo spiegarlo con certezza. Ricordo che avanzai qualche bizzarra ipotesi: “Il colore verde?, esprime il senso di angoscia che provavo di fronte a quella situazione di devastazione”… ma le bugie hanno le gambe corte. E il fatto che l’angoscia sia “verde”, è difficile da digerire! 😀

Quando invece la nostra idea è ben radicata e blindata, ecco che resiste a qualunque tipo di critica. La sua esecuzione tecnica è solo un “di cui”, che non può essere opinabile.

Naturalmente può piacere o non piacere: non si può avere il gradimento di tutti. Ma nessuno potrà mai venirci a dire: “Ehi!, ma l’orizzonte è storto!, potevi anche sistemarlo meglio in fotosciòp!”.

Concludendo

Insomma: anche se possediamo la migliore abilità tecnica del globo terracqueo, dobbiamo sempre essere sicuri e blindati sulle nostre idee fotografiche.  

Partire da quelle, e fare in modo che il resto – tutto il resto – sia funzionale a quelle.

Che siano ritenute belle o brutte, sono comunque le nostre idee. Abbiamo il dovere (prima di tutto verso noi stessi) di crederci. Vale il solito assunto: se non ci crediamo noi per primi, come possiamo pretendere che ci creda qualcun altro?

2 Responses to “Migliorare una fotografia grazie alla tecnica?”

  • Condivido tutto ciò che hai detto 😉

    Un’artista ha il dovere di portare avanti le proprie idee, in caso contrario significherebbe avere una scarsa autostima. Dobbiamo esporci senza paura.

    • Esatto, Francesco! Purtroppo tanti tutorial (ma anche tanti corsi) creano l’illusione che la tecnica sia un paracadute, una specie di deus ex machina in grado di trasformare semplici scatti in capolavori.
      Tutto questo fa il gioco dei costruttori, non dei fotografi.
      Esiste una sola cura a tutto questo ed è, credo, la consapevolezza.
      Grazie del passaggio! 😉